Chapter two.

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Stavo camminando incazzata per le vie di Londra,non permettevo a nessuno di parlarmi di lui,soprattutto in quel modo.
Loro non sapevano e non capivano,non capivano che mi mancava,nonostante gli anni passati dalla sua morte.
Arrivai in palestra frustrata e determinata a non pensare a lui almeno in queste ore e così feci,iniziai a ballare per tutte le 7 ore successive.
Uscì dalla palestra completamente esausta e così,appena tornata a casa,subito dopo la doccia preparai il pranzo per Camilla e mi coricai in camera mia a dormire.

"No,basta,basta,vi prego!!"
Continuavo ad urlare e dimenarmi mentre vedevo la cosa a me piú cara essere trascinata via dalla mia vita.

Mi svegliai,tremavo e piangevo,un altro incubo,come ogni volta. Sempre la stessa storia,sempre lui.
Ero stufa di questa vita,di questa monotona paura. Non la si poteva chiamare vita se non valeva la pena viverla. E diciamocelo,io ero stufa di vivere una cosa di cui avevo paura.
Costante paura,costante agonia.
Erano ormai 2 anni senza di lui ed io non riuscivo ad andare avanti. Ci provavo,credetemi,lottavo con tutte le mie forze ma non era abbastanza.
Io non ero abbastanza. Mai abbastanza forte,mai abbastanza bella,mai abbastanza determinata,mai abbastanza intelligente,mai abbastanza festaiola,mai abbastanza me.
Lottavo contro lo specchio,contro il riflesso. Non mangiavo praticamente niente e calavo a vista d'occhio ma non era abbastanza,la gente continuava a criticare.
Camilla mi ripeteva che ero bellissima,che stavo davvero bene come ero ma mi mentiva,io lo sapevo,sentivo quello che la gente diceva di me. Volevo tanto essere una di quelle persone che se ne fregavano del giudizio degli altri ma non lo ero,non lo ero mai stata.
È vero,se mi prendevano in giro ci ridevo su ma solo io sapevo che dentro di me una parte moriva,se pur piccola.
Scesi al piano inferiore e trovai solo un bigliettino da parte di Camilla:
"Sono fuori,è passata una certa Mikey a cercarti,ti voglio bene xx.
Ps. Non aspettarmi per cena."
Mikey? Mikey,mikey,mik- oh mio Dio, non poteva essere davvero lei,non la mia migliore amica quando avevo 12 anni,cosa ci faceva qui e come faceva a sapere dove abitavo?
Le domande affollarono la mia mente mentre pensavo di sentirmi mancare,era davvero lei ed era davvero qui. Dovevo trovarla.
Mi vestì velocemente ed uscì di casa dopo aver preso le chiavi ed il telefono,iniziai a girare per le vie affollate,dato l'orario,di Londra fino a che la fortuna non fu dalla mia parte.
La vidi con i suoi soliti capelli disordinati seduta da Starbucks a sorseggiare un frappuccino,mi avvicinai.
"Ciao frappy." Dissi sorridendo dolcemente alla ragazza che bloccandosi mi riconobbe e mi saltò addosso,letteralmente.
"Frociola" rise e mi strinse,io feci lo stesso.
"Mi sei mancata così tanto,come stai?" chiesi felice e lei non tardò a rispondere dopo essersi staccata da me.
"Tutto bene,grazie e tu?"
"Bene bene. Che ti ha portato qui a Londra?"
"In realtá Gaia" ridacchiò mentre la mia espressione cambiò.
"Quella stronza aveva detto di non voler venire a Londra per vivere e ci è venuta con te? Io la uccido." mi finsi arrabbiata quando entrambe sapevamo benissimo che non lo ero.
"Uhm,va bene." disse ridendo "ma ora devo davvero scappare,ti lascio il numero,stasera scrivimi" mi lasciò il numero e corse fuori dal locale dopo aver pagato il suo frappuccino.
Risi per quello strano incontro.
Era solo l'inizio ma io questo non potevo saperlo.

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