Capitolo II

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Il guidatore scese dall'auto e batté lo sportello con forza, quasi per voler annunciare la sua presenza e il suo stato d'animo a colei che era venuto a visitare. Non appena si accorse di Alec si abbassò per salutare l'enorme cane che gioiva a più non posso alla vista di un essere umano che non fosse della famiglia. La civiltà mancava più a lui che a Senia. Gli passò una mano lungo il folto pelo accarezzandogli poi la testolina in mezzo alle orecchie. Alec felicissimo e sodisfatto di quell'incontro si diresse poi correndo verso la sua Lord ancora intenta a puntellare bastoncini nel terreno.

Alec desiderava tanto che la sua padroncina gli prestasse un po' d'attenzione ma Senia non sembrava disposta a donargliela; sembrava piuttosto concentrata su quelle piantine e sui passi incombenti del guidatore che erano cessati a qualche metro dalla propria auto. Senia non sperava più che lui non si accorgesse della sua presenza, ogni sua speranza di fuggire a quell'incontro era vana, troppo reale per qualche viaggio mentale. Il guidatore sembrò fermarsi per qualche secondo in quella posizione, anche se Siena non lo avesse degnato di un solo sguardo, come per guardarsi intorno. Alec deluso dalla scarsa attenzione della sua Lord gli si affiancò fiero per poi subito dopo continuare d'improvviso la propria ricerca nel bosco a qualche cinquantina di metri dalla casa di Siena, stufo ormai di quei due bizzarri individui.

 Alec deluso dalla scarsa attenzione della sua Lord  gli si affiancò fiero per poi subito dopo continuare d'improvviso la propria ricerca nel bosco a qualche cinquantina di metri dalla casa di Siena, stufo ormai di quei due bizzarri individui

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 <<Eccoti finalmente! Mi spieghi che cosa stai facendo?>> Esordì l'uomo avvicinandosi a passo svelto verso una Senia piegata sul terriccio. La sua voce tra l'alterata e sollevata di rivedere la ragazza le fece presagire una lunga serata che non sarebbe conclusa con alcuna cavalcata su Ettore. Senia non rispose mantenendo il suo sguardo basso e facendo volteggiare le mani intorno alle piantine come se nulla fosse.

<<A che gioco stai giocando, Senia? Non sono venuto fin qui per sentire il cinguettio degli uccelli>>

<<Filippo, credevo fosse retorica la domanda: è evidente quello che sto facendo. Prendermi cura dei miei pomodori>> Disse la ragazza conficcando la paletta di ferro a terra e rialzandosi lentamente. Non gli aveva concesso ancora nessuno sguardo.

<<Ovviamente, ma il mio "cosa stai facendo" era riferito a quello che stai facendo della tua vita in questi giorni e che hai intenzione di fare, perché io non sto davvero capendo cosa ti stia passando per la testa>> La preoccupazione per Senia iniziò a crescergli nel petto. Che stesse accadendo qualcosa di cui non era a conoscenza, ne era certo.

Senia si sfilò i guanti rovinati non degnando Filippo ancora di uno sguardo. Ma con aria stanca e titubante sull'intraprendere o meno quella conversazione strinse i due guanti sulla mano meno dolorante per i calli. La luce giallastra del sole del tardo pomeriggio iniziò a riflettersi negli occhi dei due amanti.

<<Avresti potuto almeno rispondere alle mie chiamate>> Spezzò di nuovo il silenzio lui.

<< Sai che non amo il telefono>>

<<Sì, lo so bene ... ma sai almeno quanto potessi essere preoccupato?>> Fece Filippo ormai passata la rabbia del momento. Stava cercando di portare dolcezza in quella conversazione per farsi dare qualche informazioni dalla ragazza ma Senia indecisa e quasi impaurita dal trovarsi in quelle vesti da donna si era abbandonata ai suoi guanti. Si avviò così verso l'armadietto accanto al bidone per riporli apposto.

<<Certo, ma ora sei qui e puoi constatare con i tuoi stessi occhi che va tutto bene>> Senia entrò nella difensiva allontanando con il tono gelido la dolcezza proposta da Filippo e tentando di temporeggiare il più possibile prima di centrare il punto.

<< Si certo lo vedo... allora spiegami perché ti stai prendendo tanti giorni di ferie. Dimmi il problema, in fondo la nostra relazione è basa su questo; il dialogo, la sincerità, l'affet...>>

<<Ah, sissì , non c'è bisogno che mi ripeti tutti i principi di questo mondo...>> Disse lei stufa già della situazione alzando una mano in segno di fastidio.

<< Potresti smettere di rispondermi a tono e intraprendere una conversazione normale come abbiamo sempre fatto? Guarda, è la prima volta che fai così. Hai una crisi o qualcosa del genere? Perché tu non sei questo genere di persona. Allora è successo qualcosa di grave che non riesci nemmeno a raccontarmi ...?>> Filippo continuava ad assillarla mentre la seguiva in ogni suo movimento; aveva chiuso l'armadietto e si era diretta verso i pomodori per un ultima controllatina. Senia si stava man mano rendendo conto che il suo comportamento non la stava portando da nessuna parte, anzi stava solo che peggiorando di più la situazione. << O forse sono proprio io il problema?>> Lui trasse tali conclusioni con un fil di voce.

"Non è così lontano dal vero... In parte è anche colpa sua; ma la maggior parte mia." Pensò Siena a denti stretti, infastidita dalle parole appena udite.

Lui stava raggiungendo l'esaurimento nervoso a causa di Senia; se la situazione non fosse cambiata era certo di dover trarre da solo anche le successive conclusioni che non sarebbero state positive. Tuttavia gli parse particolarmente strano quel suo atteggiamento così immaturo, per lui Senia non era più in lei, era tutto così surreale. "Parla dannazione!" Pensò.

<<Senia, ti prego, mi manchi ogni giorno di più, vederti girovagare nella Centrale, tra le stradine, sul prato, giù al fiume, dimmi che cosa sta succedendo così all'improvviso... >> Le parole di Filippo oscillavano tra la supplica e la collera. Non aveva ancora azzardato alcun contatto fisico ma l'unico gesto che avrebbe voluto fare in quell'istante era di abbracciarla rimanendo così fermo fino a vedere scendere il sole oltre l'orizzonte. Ma lei sembrava così tesa e infastidita.

Senia sapeva che oramai il tempo era giunto

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Senia sapeva che oramai il tempo era giunto. Si girò e lo guardò finalmente negli occhi.

<< Entriamo dentro. Mia madre a quest'ora dovrebbe già aver preparato il thè...>>

Veloce e risoluta si affrettò verso casa. Filippo non perse l'occasione per seguirla cercando di recuperare il passo.

<< Ci servirebbe più che una thè una bella camomilla a entrambi...>> Intervenne mentre salivano i tre gradini per l'ingresso della casa. Senia era muta per l'ansia e per il disgusto verso la situazione in cui era andata a incappare. Filippo stava per sentirsi dire cosa cercava e non poteva far a meno, mostrando il suo umorismo in quella battuta, di sperare che il clima tra loro non potesse che migliorare.


 


 

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