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Non respiro.

Mi svegliai di colpo rendendomi conto che stavo tossendo.
Mi mancava l'aria e la mia vista era tutta sfuocata.
Mi alzai con fatica dal letto sentendo le mie gambe tremare.

Non c'è la faccio.

Avevo bisogno di aria.
Aprii la maniglia e mi precipitai nel corridoio , appoggiandomi alla parete fresca del legno.

C'è la posso fare.

«Muna..?»

Cercai di urlare ma la mia voce sembrava non esistere.
Tossii e tossii ancora avanzando ancora.

Dove siete tutti?

«C'è qualcuno? Qualcuno m-mi aiuti...»

E quelle furono le mie ultime parole prima del buio.



«Ehi.. Guarda, guarda, guarda!»
Una voce di un bambino acuta e piuttosto curiosa si fece strada nella mia mente.
Aprii con fatica gli occhi, sentendo dolore ovunque.

«Che occhi grandi che ha!»

Disse un'altra voce avvicinandosi di più a me e fu in quel momento quando il bambino alzò la voce che un dolore mi prese alla testa.

«Per vederti meglio!»

«Bambini filate via! Non avete capita cosa ha detto il dottore? Beatrix deve riposare e questo vuol dire che voi non dovete disturbarla.
Ora filate!»

La sua voce.
Muna.
Girai la testa di lato e un'altra fitta si fece sentire lungo il collo e le spalle.
Sorrisi con fatica alla vista di Muna presa e mettere a posto un panno sotto di me.

«Ora riposati, sei svenuta per una perdita di gas. Mi dispiace, piccola.»

«I-o.. Dove sono?»

La luce di quella stanza era troppo forte e non faceva cosi tanto freddo.

Qualcuno mi dica dove sono.

«Tempo al tempo ora riposati.»

«Ma io..»

Alzai di poco il busto e ricaddi in un sonno profondo dove il buio era l'unica luce nei miei occhi.






«Ricordati di respirare

Mi disse mio padre prima di lasciare quella stanza buia dell'ospedale.
Non lasciarmi sola.
Strinsi le mani sulla mia pancia sentendo delle forti fitte mentre le mie gambe cominciarono a tremare.
Brividi.
«Quanti anni hai piccolami chiese un uomo che indossava una lunga tunica bianca mentre teneva in mano più moduli.

«Dieci...»

Si chinò davanti a me e mi mostrò delle lastre. Erano confuse non ci capivo molto, diceva che era il mio stomaco.

«Hai dieci anni con la stomaco di una nonna di settant'anni

Mi sorrise e io feci lo stesso.

«Sai.. Mh Beatrix, giusto

Annui con la testa.

«Dovresti farti meno problemi. Sei troppo piccola e non è tempo di farsi certe domande o problemi.
Sei sana e da questi risultati ti consiflierei di trovare uno sport.
Trova un modo per sbloccarti e vedi che tutti andrà meglio

Alcune cose finirono ma altre me le portai ancora dietro.


Aprii gli occhi e quella luce si fece di nuovo sentire.
Mi bruciavano costantemente.
Mugulai qualcosa e guardandomi attorno, mi accorsi di essere in ospedale.
Alzai con fatica lo sguardo e vidi un ragazzo uscire velocemente dalla stanza.
Vidi a malapena ciò che indossava .
Aveva un completo nero o almeno cosi sembrava e un panno appoggiato sulla mano sinistra.
Il panna.
Portai la mano sulla mia fronte e sentii una stoffa. No, non aveva il mio panno.

«Oddio tesoro!»

Mamma.

Mi si scareventò addosso senza pietà e mi abbracciò. Sentivo i miei muscoli chiedermi pietà.
Non mossi un dito, rimasi a fissare il vuoto.

«Dio, ho pregato per la tua salvezza e finalmente, qualcuno a ascoltato le mie preghiere.»

Se solo avesse ascoltato le mie.

«Hanno detto che ti rilasceranno subito. C'è stata una perdita di gas nella camera dove Muna ti aveva ospitato. Ora i tecnici sono venuti ed è tutto a posto.
Povera donna, cosa le tocca subire.»

E io?

«Comunque per fortuna, non è stato grave e il gas che hai respirato era veramente poco. Ringrazia poi il nipote di Muna.»


Nipote?
E fuche il buio tornò nei miei occhi.
Sognai di non risvegliarmi più.

JUDAS  - H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora