7.

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Il cellulare vibrò sul comodino in legno accanto alla mia figura.

Ora chi era?

Rosie.

«Allora bellezza, ci sei o no stasera?»

Avrei voluto sorridere nel sentire la sua voce allegra ma era difficile.
Ormai tutto lo era.

«Non credo, mia madre mi ha chiusa in camera.»

Sussurrai con tremore. Avevo paura che potesse tornare e in quell'arco di silenzio molte immagini mi tornarono in mente.
Mia zia diceva sempre che mia madre era diventata cosi fissata con Dio dopo la mia nascita.

Perché vivo?

«Te l'ho dico da amica, Beatrix... È ora che tu faccia qualcosa , non puoi lasciare che ti diminuisca cosi e che ti obblighi a fare que-quelle cose.
È la tua di vita e sta a te, scegliere cosa fare e che cosa credere. »

Il silenzio.

«Ora vado, se vieni noi siamo al Midnight club. Ti aspetto, saremo al solito posto se hai bisogno chiamami.»

«Vabene, lo farò.»

Non riuscii a dire altro, sentivo solo un peso dentro di me.
Avrei spaccato tutto ciò che c'era in quella stanza e forse, era ora che incominciassi a fare qualcosa della mia vita.
Basta regole.
Basta preghiere.
Mi salvo da sola.

Aprii l'armadio e senza pensarci due volte afferrai dei collant neri e li straffai con le unghie poi afferrai una gonna-pantaloncino con una strana trama sopra e una canottiera nera accompagnata da un cardigan pesante sempre nero.
Infilati tutto velocemente per poi precipitarmi allo specchio, dove sulla scrivania tenevo i trucchi.
Non mi truccavo quasi mai spesso ma era tempo di cambiare le regole.
Misi il fondotinta , mi colarai le sopracciglia aggiustandole e allungai le ciglia con il mascara.
Come sempre, il tocco finale fu un rossetto color sangue cosi che facesse spiccare le mie labbra.
Sciolsi i lunghi capelli mossi e porta il ciuffo di lato,lasciandoli mossi.
Infilai delle scarpe alte ma comode e con la borsa raggiunsi il balcone.
Di solito da piccolaero abbastanza agile a scendere dal piccolo tetto ma erano anni che non lo facevo.
Sorpassai la ringhiera e sedendomi scivolai sulle tegole fredde.
Volevo sentire quel freddo pompare nelle mia vene.

Volevo sentirmi via.

Ero viva.






Pagai l'entrata e quando fui dentro la musica mi travolse.
Il mio corpo necessitava di muoversi a ritmo di quella musica ma prima dovevo cercare Rosie.
Ci misi un bel po' ma poi la riconobbi: come al solito indossava i suoi tipici vestitini giro patata.
Stava ballando tra due ragazzi e non ci pensai due volte ad avvicinarmi e fare lo stesso.

«Woo ma guarda un po' chi si vede.»

Urlò al mio orecchio per farsi sentire mentre scoppiai a ridere per la sua espressione e per quella di Louis e Liam seduti poco più in lá su due divanetti.

«Ti hanno lasciata di nuovo sola?»

Lei fece un cenno con la testa per farmi capire che ormai era ovvio.
Quei due non sapevano apprezzare e alla fine, ci lasciavano sempre sole.
Scossi la testa a tempo di musica e ballai davanti a un corpo muscolo di un ragazzo.
Avrà avauto una trentina d'anni ed era terribilmente sexy.
Sapeva muoversi e non aveva problemi a insegnarmi lo stesso.

Strano mi stavo facendo toccare.

Appoggiai le mani dietro il suo collo e mossi il mio corpo sul suo, lentamente e sensualmente per poi portare l'attenzione dietro di lui, su un divanetto.
Si potevano intravedere le gambe di una ragazzo e una mano fasciata.

JUDAS  - H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora