XI

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Venerdì. Amo il Venerdì, sarò anche monotona ma il Venerdì è il mio giorno della settimana preferito, come ogni studente, poi.

Siamo in pausa, il che vuol dire che tra due ore potrò finalmente tornarmene a casa a dormire. I ragazzi hanno basket e credo si immagino che vada a vederli, ma non ho per niente voglia di passare un'altra ora e mezza ad aspettare.

Il lontananza riconosco Orlando, Francesco e un altro paio di ragazzi, sono in un angolo a fumare, angolo che poi sarebbe proprio l'angolo "fumatori", Francesco mi fa segno e visto che le compagne di classe parlano di persone che nemmeno conosco e sembrano essersi dimenticate della mia esistenza decido di raggiungerli.

-Non ti infastidisce il fumo, vero?- Ma perché tutti sono convinti che io tremi di fronte ad una sigaretta? Scuoto leggermente la testa come risposta.

-Bene perché non avrei smesso comunque-

-Wow...Grazie!-

-Figurati- Orlando fa finta di mandarmi un bacio e io mi sposto: quand'è che ci siamo presi tutta questa confidenza?-

-Comunque...hai una faccia incazzata, che è successo?-

Ogni volta che parlo con il fratello di Jacopo cambio opinione su di lui, o meglio, ogni volta scopro qualcosa di nuovo che mi abbatte l'idea che mi ero fatta di lui, la cosa mi innervosisce alquanto. Ero convinta che fosse egoista ed egocentrico e invece poi scopro che se qualcuno gli tocca il fratellino è morto, poi mi chiede perfino cos'ho, mentre molti miei "amici" non hanno nemmeno notato l'esistenza di un problema. Francesco al contrario sembra una persona abbastanza facile da capire, per mia fortuna. Solo che lui non capisce me, a quanto pare dalla sigaretta che mi offre, accompagnata da un sorriso che vorrebbe essere innocente ma sembra più una presa per il culo dal mio punto di vista.

-No, non ho nulla contro il fumo ma io evito-

-Perché fa male e tu da brava studentessa queste cose non le fai?- Mi chiede uno dei ragazzi presenti che fuma tranquillamente quella che, a giudicare dai mozziconi ai suoi piedi, dovrebbe essere la quarta sigaretta.

-Perché non mi interessa e se mai lo farò sarà con i miei migliori amici- Ho detto la verità: secondo me il fumo è sopravvalutato, certo, deve essere gratificante avere quella cosa che brucia in mano e sentire il fumo uscirti dalla bocca a tuo piacimento ma nulla di più, al massimo potrei provare con Lucia che l'ha già fatto, ma solo per capire.

-Quindi? Cos'è successo?-

-A dir la verità non c'è un vero e proprio problema, solo che sono scocciata da tutta questa storia, e poi Thommy se ne frega altamente e continua a parlarmi dei suoi problemi-

-Parli di Mattia?- Guardo Francesco male, era scontato che parlavo di lui! Non c'era mica bisogno di chiedere. Annuisco sbuffando e la mia reazione provoca una risata generale nella quale Orlando rischia di strozzarsi con la sigaretta (non pensavo fosse possibile).

-Non ci vedo nulla di divertente!-

-Dovresti vedere la tua faccia...rideresti anche tu- Sbuffo un'ultima volta e poi mi avvio verso la classe.

La professoressa ha passato due ore a spiegarci una formula che avevamo capito tutti, ma lei non era sicura quindi ha preferito ripeterla per altre due ore, io ne ho approfittato per finire i compiti di arte, vado sempre in giro con un blocco e questa volta è tornato utile. Apro la porta, come al solito sono la prima a schizzare fuori appena suona la campanella, non l'avessi mai fatto, davanti alla porta, poggiato al muro sta Mattia, con il suo sorriso da ragazzo che sa benissimo di aver fatto colpo. Sento gli occhi di tutti poggiati su noi due, probabilmente la voce si è diffusa in fretta, o forse sono io a farmi paranoie e stanno solo guardando il ragazzo perfetto poggiato fuori dalla classe, nel dubbio mi giro verso Thommy con un sorriso forzato: -Visto che carino? È venuto a prenderti, così andate a basket insieme-

-Veramente non vado a basket oggi, sono qui per te- Commenta il ragazzo avvicinandosi leggermente. E io che ci avevo sperato.

-E perché?-

-Ti va di fare un giro?- Avete presente quei momenti in cui il vostro cervello va in tilt e vi bloccate senza sapere più che dire nonostante la risposta sia facilissima? Lo guardo scioccata e scocciata contemporaneamente senza sapere come ribattere, sì, mi va di fare un giro, no, non voglio stare con te. Opto per una semplice alzata di spalle e dopo aver abbracciato i miei amici raggiungo Mattia che mi aspetta più avanti.

-Dove andiamo?-

-Dove vorresti andare?- Londra va bene?

-Non ne ho idea, va bene ovunque- Lui annuisce continuando a camminare. C'è un momento di silenzio e ne approfitta per accendere una sigaretta, io lo guardo tirare e soffiare fuori, a vederlo così sembrerebbe facilissimo e innocente ma so benissimo quali sono le conseguenze: male, male, male e niente più sport causa polmoni rovinati; è praticamente solo questo che mi frena dal chiedergli di farmi provare.

-Sono così bello?- Giusto, lo stavo fissando.

-No, cioè: non ti guardavo per quello-

-Ma sono bello-

-Dove vuoi arrivare?-

-A pochi minuti da qui c'è un parco, pensavo di andare lì- Lo guardo malissimo e come risposta trovo solo uno sguardo divertito.

-Intendevo con il discorso. Non è che magari conosci un tetto su cui è possibile salire, vero?-

-Allora c'è un posto dove vorresti andare! Sì...-

Il tetto era una casa abbandonata di nove piani, per arrivare fin qua su è stata una faticaccia, ma devo ammettere che la vista è stupenda, si vede quasi tutta Berlino e sembra di guardare il tutto da fuori, quasi come se non appartenessi a questa vita, come se tutte le persone fossero in un grande televisore e io una spettatrice. Mattia inizia a parlare distogliendomi così dai miei pensieri filosofici: -Ti è piaciuto?-

-Cosa?- A dir la verità non ho capito per davvero.

-Il bacio-

-Sì-

-Ci ho pensato, sai? Tu non mi sei indifferente, forse non mi piaci nemmeno ma provo qualcosa per te e...diciamo che è ovvio cosa pensi tu di me. Quindi: perché non provare? Magari potrebbe funzionare- Rimango a guardare la città sotto i nostri piedi, ci siamo seduti con le gambe nel vuoto, non so cosa dire, tanto meno cosa pensare: mi ha appena chiesto di metterci insieme, ha detto che prova qualcosa per me e io non riesco nemmeno a guardarlo in faccia.

Dopo quella che mi sembra un'eternità interrompe di nuovo il silenzio: -Lo prendo come un sì?- il tono è incerto, come se non sapesse cosa pensare, cosa che vale per me. 

Adolescenti allo sbaraglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora