Incontro

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Clarisse si alzó di scatto.
Le voci si erano placate e ció aveva disturbato il suo sonno. Ormai abituata alla melodica ninna nanna di sussurri che la cullava, si sentiva infastidita dalla sua assenza.
Solo una voce era rimasta. La voce del giorno prima.

Clarisse... La nostra vendetta sta per avere inizio...

"Cosa mi sta a significare? Che vuol dire?"
La ragazza si alzó dal letto e aprì la porta ma al posto dell'andito che portava alle scale per andare di sotto, vi era un lungo corridoio buio, con le pareti tappezzate di rosso, dei mobili e qualche quadro.
Nel mentre che si guardava attorno, la porta le si chiuse alle spalle.
Clarisse sussultó di spavento e cercó inutilmente di riaprirla.
Guardó a destra e a sinistra e da entrambe le parti, il corridoio sembrava non finire più.
"E adesso dove vado?" Si chiese cercando di decidersi.
Ad un tratto apparvero dei calendari davanti a lei, uno verso la parte destra del corridoio e l'altro in quella sinistra.

Hai solamente da scegliere.

Clarisse guardó bene le date, a sinistra c'era il 25 Marzo 1987 e a destra il 12 Novembre 1993.
"Uhm..." Disse lei ponderando la sua scelta "Sarà meglio procedere in ordine cronologico!" Affermó andando a sinistra.

"Chissà a cosa servono queste date! Che servano a capire che ci faccio qua? Lo spero proprio! Era da tanto che non speravo! Chissà perchè sento di star abbandonando la mia determinazione? Cosa ero determinata a fare?... Mah non ricordo... Oh! La fine del corridoio!"
Nemmeno Clarisse sapeva esattamente perchè avesse pensato che quella fosse la fine del corridoio una volta vista una luce provenire da qualche metro più avanti, fattosta che inizió a correre come non aveva mai fatto finchè la luce non si fece così potente che quasi chiudere gli occhi non bastava...

Si ritrovó in un'altro corridoio buio, stavolta sembrava il retro della pizzeria dove lavorava Vincent, solo piú stile anni '80: c'erano Jukebox, tavoli rotondi, divanetti di pelle e le bibite in bottiglia di vetro.
Si voltó verso il rumore di passi che sentiva e si nascose vedendo arrivare un'orso giallo e sei bambini dietro di lui che entravano in uno sgabuzzino.
Voleva chiedere informazioni su dove fosse, e su cosa stesse succedendo, ma nessuno di loro sembrava curarsi della sua presenza, allora entró nella stanzetta che ben presto venne chiusa a chiave dall'uomo vestito da orso.
Clarisse voltandosi verso i bambini li squadró ad uno ad uno e non tardò a riconoscere il più piccolo. "MIKE?!"
Mike Schmidt era lì, insieme ai suoi amici ma... Il destino non gli avrebbe sorriso. Ad un tratto i visi dei piccoli si fecero terrorizzati, la ragazza fece appena in tempo a voltarsi che vide Vincent come non lo aveva mai visto: gli occhi iniettati di sangue e il sorriso sadico di chi è uscito di senno e non si controlla più. Il respiro affannoso di una bestia avida di sangue, il volto di un carnefice.
Clarisse urló ma nessuno la sentì, si buttò di lato, urló ancora nel vedere i bambini che venivano brutalmente uccisi.
-PAPÀ!!! SMETTILA TI PREGO!!! FALLA FINITA!!! PERCHÈ LO FAI?!
Anche il sesto bambino cadde a terra, e Vincent, soddisfatto della sua macabra opera d'arte, rise sottovoce e prese in mano il suo coltello, lodandolo come si farebbe con un bravo compagno di squadra, poi si arrampicó su una sedia e mise fuori uso la telecamera ed estrasse il nastro, tutto ció con un orribile sorriso sulle labbra. Poi uscì dalla stanza per andare chissà dove.
Clarisse si precipitó verso il piccolo Mike, che respirava ancora, evidentemente era solamente svenuto...
"Dove potrei nasconderlo?!" Si chiese, poi vide in un angolo della stanza un'altro orso dorato, e preso il bambino in braccio, scostó la testa dell'animale meccanico e assicuratasi che non si sarebbe fatto male, adagió il piccolo Mike nella pancia dell'orso - costume e rimise la testa a posto.
Detto questo si voltó verso la porta della stanza, che stavolta conduceva di nuovo al corridoio dei calendari. Doveva andare via da lì, doveva andarsene. Doveva scappare da suo padre anche se le doleva il cuore al solo pensarci.
Era passato così poco tempo, si era goduta suo padre così poco è già doveva voltargli le spalle. Si sentì morire.

Tornata davanti alla porta della sua stanza cercó di aprirla ma nulla, era ancora chiusa. Allora si giró diede uno sguardo al secondo calendario, quello che segnava il 12 Novembre 1993
"Dovrebbe essere domani..." Si disse la ragazza guardando il corridoio destro "Avviamoci e forse tutto questo finirà..."

PURPLE - Cursed DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora