Clarisse abbracciava Mathias, non riusciva a smettere di piangere.
Dolore, dolore, dolore. Solo dolore per Clarisse.
Sentiva lo sterno premere contro il cuore e i polmoni dilatrsi, come a voler uscire dalle fessure tra le costole, tutto ciò completato da un bruciore che partiva dal naso e finiva sulla bocca dello stomaco.
-Clarisse che succede?
Provó a chiedere lui interrompendo i suoi singhiozzi.
-È successa u-una cos... Non ne v-voglio parlare...
Disse la ragazza portandosi le gambe al petto, e appoggiando la testa sulle ginocchia. La sua mente stava andando in tilt, non stava bene, per niente.
-Ti accompagno a... Casa o da qualche parte?
Disse il ragazzo aiutando la mora ad alzarsi.
Clarisse scosse la testa,cosa di cui si pentì subito dopo perché il movimento accentuò il mal di testa a causa del pianto.-Voglio solo fare una passeggiata per adesso...
D'impulso Mathias la prese per mano e cercò di dissuaderla, in quelle condizioni le sarebbe potuto capitare di tutto. Ma alla fine cedette e decise di assecondarla.
- Però vengo con te.
Sentenzió infine. Poi si rese contó di ció che aveva fatto e si mandó a quel paese da solo, Clarisse invece sorrise, non capendo quel gesto, ma ugualmente riconoscente.
Così iniziarono a camminare per le strade, senza meta, guardandosi intorno, guardando il cielo grigio e i piccoli bagliori che penetravano dalle nubi.
Strada facendo Clarisse spiegó a Mathias il perchè del suo pianto, mentre si passava una mano sulle guance appiccicose di lacrime e Mathias rimase a bocca aperta per lo stupore, quasi convinto che la ragazza lo stesse prendendo in giro.
-Cioè, tu vuoi dirmi che hai ventidue anni?
Chiese lui incredulo dall'alto del suo metro e settanta a Clarisse, alta appena un metro e cinquanta.
- sì...
-Wow...
Si sentí rispondere lei.
Mentre Mathias esprimeva la sua incredulità, lei ripensava ai suoi genitori voleva avere notizie su di loro, anche se erano morti, lei voleva sapere.
-Mathias.
-Dimmi Clar.
-Non é che mi daresti una mano... A scoprire chi erano i miei veri genitori?
Mathias sorrise, sapeva benissimo come si fosse sentita lei senza una madre per tutti questi anni, e in più senza un padre... Il ragazzo annuì.L'astio che li divideva sembrava essersi dissolto.
Tornati a casa dello zio Scott, trovarono anche Jamie e James che giocavano con la Wii.
-Ciao!
Li salutó Jamie, che aveva appena vinto la partita di Super Smash Bros.
Clarisse mosse la mano e sorrise mentre Mathias ricambió con un cenno del capo.
-PAPÀ!
Urló il ragazzo, richiamando l'attenzione dell'uomo che in cucina, badava al pranzo.
-Dimmi Maty- oh, ciao Clarisse.
-Ciao zio...
Parlarono della questione.
Scott rimase ad ascoltare Clarisse che parlava e piangeva con aria abbattuta.Prima o poi la verità viene a galla.
Scott allora decise di ospitare la ragazza, dopo implori e richieste da parte di Clarisse, che non aveva più un posto dove andare.Quella sera, Clarisse non si dava pace.
Un nodo allo stomaco la tormentava, la sua testa le diceva chiaramente "Vai al Fazbear Fright".La casa era buia e silenziosa, erano le quattro del mattino passate e il divanoletto era pure abbastanza scomodo, e una flebile luce filtrava dalle tende.
Clarisse si girava e rigirava nel letto cercando di mandare via le voci nella sua testa.
Dopo vari tentativi, si arrese e si mise a sedere.
Prese il telefono, ci diede un'occhiata.
-Si puó ancora fare...
Sospiró, non notava tutte le presenze che arieggiavano intorno a lei.
Salì al piano di sopra, entró nella stanza di Mathias e lo sveglió.
-Mat! Mat!
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto.
-Cos.. Clar che ci fai qua?!
-Trovati qualcosa di decente da metterti, dobbiamo uscire.Fu così che era quasi l'alba e Clarisse al gelo percorreva ancora una volta la strada verso il Fazbear Fright.
Il loro fiato era visibile dal tanto freddo e Mathias stava accoltellando la ragazza col pensiero, pensando che lui era ancora più stupido per aver ceduto alla sua idea malsana.Clarisse aprì il portone come l'ultima volta, senza farsi notare e in silenzio.
Entrarono nello stabile, era tutto buio, tranne una fioca luce verdastra in fondo al corridoio.
Si avvicinó alla porta che emanava quella luce. Sentì Mike imprecare, si sporse senza dare nell'occhio e vide che stava girato.
Senza pensarci due volte entró e gli diede un colpo alla testa che lo fece svenire.
Prese in mano le telecamere e ci diede un'occhiata.
-Che cosa sono queste cose?
Si disse toccando i comandi di reboot senza avere idea della loro funzione.
-Ho sentito un rumore Cla-
Si bloccó vedendola seduta a trafficare con quelle robe e vedendo suo zio per terra.
-Ti sembra questo il momento di giocare ad Angry Birds?
Disse lui evidentemente perplesso.
Clarisse schiaccio tasti a caso, provocando interferenze, cambió telecamere, cambió mappe, riavvió i sistemi, e continuava ad armeggiare con quei due pad di cui non conosceva l'utilità, ma non vedeva nessun cambiamento nell'ambiente circostante.
Intorno a lei tutto era decadente, e a parte il rumore ritmico del ventilatore, non si vedeva niente di importante.
-Si puó sapere cosa combini Clarisse?
Mathias fu brutalmente zittito e mandato a quel paese, mentre la ragazza osservava attenta lo schermo e le telecamere.
Poi notó qualcosa che le fece sgranare gli occhi.
La turbava ma la affascinava.
Una strana figura si muoveva per i condotti.
Clarisse sentì un'allarme. Gli schermi si spensero.
-Sono le sei...
Mormoró Mathias.
-Andiamo a casa.
Disse Clarisse guardando gli schermi spenti.
Trascinarono fuori Mike, lo lasciarlo sull'uscio, sperando quando si sarebbe svegliato sarebbe tornato a casa da solo e poi si diressero vero la casa di Mathias.Clarisse era sicura ormai di poche cose, ma se c'era una cosa di cui era sicura, era che sarebbe ritornata in quel posto.
Ne era certa, aveva troppo in sospeso con tutta questa faccenda, e se il giorno non aveva trovato nulla di utile, sarebbe tornata il giorno dopo.
E quando Clarisse era certa di qualcosa, raramente aveva torto.
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PURPLE - Cursed Daughter
Fanfic"Sicchè non sono matta, non posso ragionare come un matto..." Disse lei guardando la foto che mostrava il bel viso del suo defunto padre, che tutti chiamavano pazzo. "Peró capisco come ti sentivi Papà..."