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Mi sveglio alle 6, ho anticipato di mezz'ora per evitare di trovarmi sorprese all'esterno e logicamente cambio giro per evitare altri incontri. 

Mi sono assolutamente dimenticata della partita con Matt, mi scuserò con lui appena ne avrò l'occasione, mi piace molto il poker e spero migliorare ancora. 

Apro la porta e fortunatamente non c'è nessuno, rientro in stanza e apro la finestra in modo che al ritorno dalla corsa non debba utilizzare la porta ma il canale, esco di casa e l'aria fredda mi travolge, oggi è proprio la tipica giornata da sole ma con una temperatura sotto lo zero, sembra proprio di essere in montagna, mi ricordo quando andavo con mia mamma, c'era la neve che brillava sotto la luce del sole e il cielo senza neanche una nuovola, azzurro, anzi celeste. 

Corro per una decina di chilometri, ormai ho aumentato a dieci e sono felice di aver raggiunto il mio obbiettivo, faccio un po' di stretching e degli squat per rassodare il fondoschiena, alleno i saltelli per la box alternando qualche movimento di pugno, anche se colpisco solamente l'aria, mi muovo in questo modo per una decina di minuti e poi raggiungo casa, salto sul tubo arrampicandomi senza problemi, il tubo è molto freddo, ma dura per poco visto che in meno di cinque minuti sono sul mio balcone, chiudo la porta a chiave e mi faccio una bella doccia, mi vesto con una tuta stretta grigia e sopra un lungo maglione grigio, faccio una treccia, non mi trucco e esco in modalità cadavere, perché è proprio quello che mi sento, mi infilo lo zaino e scendo sempre dal tubo, apro la macchina proprio mentre la porta di casa si apre mentre vedo la figura di Costanza e Andrew insieme. 

Io rimando a bocca aperta, lui ha dormito qui? Ma come si permette di portare ragazzi a casa senza il mio consenso? 

Mi sento oltraggiata, lei vive a casa mia, mia, non sua, mia, lei non è nessuno. 

"Prin" sento e mi riavvio dai miei pensieri, mi volto lo guardo negli occhi e poi guardo negli occhi lei, apro la portiera entro e me ne vado, lasciandoli lì sconvolti e sconfitti di nuovo.

Mi sento uno schifo, lo so che tra me e Andrew non c'è mai stato niente, io non sono niente per lui e non lo sono mai stata, però perché fare così? Perché farmi soffrire più di quanto soffro già? Costanza sa di mia mamma, di Umberto, di papà, le ho accennato della storia di Andrew... Ma a quanto pare i miei sono stati solo monologhi. 

Mi fermo nel bar di Ty per fare colazione, prendo il mio solito caffè e prendo anche una ciambella al cioccolato, è molto buona e mi rincuora leggermente, ringrazio e raggiungo la scuola, il parcheggio è molto pieno, forse anche per la temperatura, ormai in pochi vengono a piedi con il freddo che fa. 

Entro in classe cercando di evitare gli sguardi dei miei amici, voglio prendermi una pausa da tutto, voglio capire tutta la situazione che mi circonda, non mi sento protetta anche se giro con una calibro 9 nella borsa. 

Mi siedo al primo banco e il professore inizia a spiegare, sono attenta, rispondo alle domande, scrivo appunti e faccio riflessioni, potrei dire di essere tornata in me, anche se realmente non è così. 

Mi aggiro per i corridoi da sola, ormai le ore di scuola sono quasi terminate, adesso avrei dovuto avere biologia ma il professore non c'è, mi dispiace che qualche settimana fa a quest'ora ero sulle spalle di Andrew perché gli avevo fatto prendere un bellissimo voto in matematica, che avevo ancora il mio ragazzo e i miei amici e che andavo molto bene a scuola. 

Chissà Umberto come starà, cosa starà facendo, come se la sta cavando senza di me... 

Mi dispiace di averlo trattato male, mi dispiace da morire. 

"Mi hai lasciato per uno che ti sta solamente prendendo in giro e che ti fa soffrire? Complimenti ottimo istinto" mi giro appena sento quelle parole, so che è Umberto e so anche che ha completamente ragione 

"Per prima cosa mi hai lasciata tu e poi non mi sta facendo soffrire" 

"Ti ho lasciato perché sapevo che tu ti vedevi con lui e sapevo anche che tu non mi avresti mai lasciato" come sempre ha ragione, non l'avrei mai lasciato 

"Guardati, non sei più tu, non hai più il sorriso sulle labbra, non hai più la stessa voglia di vivere e sei da sola" si... È vero anche questo 

"Ho ragione vero?" Non rispondo e abbasso la testa 

"Lo prendo come un si, ricordati che io ci sarò sempre per te, che non ti farò mai soffrire e che non ci proverò con la tua migliore amica" dopo l'ultima frase mi viene un groppo alla gola e me ne vado, lasciandolo lì senza alcuna risposta e con un sorriso sulle labbra di vittoria. 

Riprendo di nuovo la mia passeggiata tra i corridoi vuoti e silenziosi, il mio sguardo è basso e pensieroso, non so perché io in questo periodo sia così debole, così strana, così arrabbiata, arrabbiata con il mondo... 

"Bene bene bene... Chi si rivede" sento una vocina stridula, alzo la testa e vedo una minigonna di jeans rosa con un top arancio e degli stivali arancio 

"Sarah, vedo che potresti fare lo spartitraffico dati i colori sgargianti che indossi" 

"Mi piacciono molto i colori, non sono mai vestita di nero o di colori scuri... Comunque non sono venuta qui per litigare" 

" strano" 

"Senti voglio sapere chi è la mia sosia che mi ha rubato il fidanzato" dice con rabbia 

"Primo non stavate insieme tu e Andrew e secondo non è la tua sosia" 

"Tu dici? Ha i miei stessi capelli, i miei stessi occhi, il mio stesso lucida labbra e ormai si veste come mi vesto io... Non metto in dubbio che sia bellissima e io non lo dico di nessuna, ma Andrew va solo e dicasi solo con le bionde, le more le usa e basta ( senza offesa) comunque io non voglio che lei mi rubi il mio ragazzo." 

Per la seconda volta il mio stomaco si chiude e le lacrime vogliono uscire

"Non è un mio problema, costanza è una mia amica e se lei è felice lo sono anch'io" 

"Ma non farmi ridere che se potessi la manderesti a quel paese, lei ha preso il tuo posto" 

"Lei non ha preso un bel niente" 

"Fa come credi, ciao mora" dice mentre se ne va, lasciandomi da sola con mille pensieri in più è una rabbia mille volte maggiore. 

"Ti odio" urlo per il corridoio, lo urlo in modo indefinito, non su una determinata persona ma a tutte quelle che mi fanno del male, mi chiudo in bagno e ora non so proprio cosa fare, cosa fare di me e della mia vita. 

Dopo altre estenuanti ore di scuola decido di andare a fare un giro per la città, fa molto freddo ma tanto sono in macchina e ho i libri di scuola, mi sento una stupida a dover scappare da casa mia, ma la vista di Andrew che usciva da casa mia mi ha sconvolta. 

Chiamo Ty, almeno faccio qualcosa 

"Leti!" 

"Ciao ty, come stai?" 

"Bene dai tu?"

"Insomma... "

"Leti perché non vieni da me, così studiamo e tu mi racconti tutto" 

"Certo, mi diresti la via?" 

La scrivo sul navigatore e dieci minuti dopo mi ritrovo davanti a una villetta

"Leti!" Mi dice ty venendomi ad aprire 

"Ciao" 

"Forza entra che ho appena sfornato una torta al cioccolato" 

Annuisco e entriamo, inizio  a raccontargli tutto 

"Mi dispiace Leti ma io ti avevo detto di stare attenta"


The perfect stormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora