CAPITOLO VII

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Nel Sottobosco

Veloce, furtiva, velenosa.

- Sei mia, non muoverti, il tuo sacrificio sarà riconosciuto...
- Rosidea!
Dal basso della quercia, Jacom urla con il poco fiato che gli è rimasto in corpo, facendo scappare il cerbiatto che la cacciatrice stava puntando.
- Idiota - lo insulta, scendendo dall'albero con un salto - non posso credere che riesci a rovinare persino i momenti più...
Non finisce di dire la frase, che il giovane elfo, in preda alla vergogna, si scusa.
- Credevo che non stessi cacciando - dice.
- Fa niente, ormai è fuggita via.
I lineamenti marcati del volto le conferiscono sempre un'espressione seria. Le orecchie allungate e appuntite, tipiche degli albini, ma i capelli lunghi e scuri dei bruni, lasciano intendere che lei è una delle poche ibride esistenti nel Sottobosco, la chiamano la Bastarda, nome che lei stessa non sopporta, essendo orfana sia di padre che di madre, non ha mai saputo chi dei due fosse l'elfo di stirpe reale, ma dietro questo mistero si nasconde un'altra storia, una d'amore, che forse vi racconterò un'altra volta.
- Mi stavi seguendo? - chiede Rosidea.
- E... In realtà stavo facendo un giro da queste parti - ridacchia fra sé e sé - vedo che cacci spesso.
- È l'unico modo che ho per procurarmi del cibo, non sono una di quelle viziate albine del palazzo, io rischio ogni giorno la mia vita per continuare a sopravvivere.
- Ma saresti potuta essere tu una di loro, se solo i tuoi non fossero, ecco...
- Scusami? Cosa vorresti dire? - chiede con tono accusatorio.
- Niente, perdonami, volevo solo dirti, non è una bellissima giornata oggi? - cerca di deviare il discorso, imbarazzato e poco a suo agio, se lo poteste vedere, è tutto rosso.
L'ibrida lo scruta con occhi sospettosi, allungati e di un verde brillante. Devo ammettere che è proprio affascinante come donna.
- Sì, devo riconoscere il fatto che oggi c'è molto sole, Lolas deve essere particolarmente felice.
- L'Albero Madre - dice a gran voce Jacom - mi piacerebbe andarci, solo per contemplarlo al di fuori di una delle tante cerimonie reali.
- E perché non ci vai allora? - gli chiede dubbiosa.
- È preferibile non andare se non per eventi organizzati dal palazzo.
- Che sciocchezza è mai questa! Forza, seguimi, stavo giusto per andare lì.

~ ★ ~

È al centro del Sottobosco, in un grande spazio circolare, circondato da betulle e antiche colonne, che si erge il colossale salice. Se solo poteste ammirare la bellezza e la maestosità di una così semplice creazione della natura, piangereste di gioia. Un tronco bianco latte, robusto e rugoso, si innalza verso il cielo; filamenti piangenti oscillano con il vento, mentre comunicano con lo spazio circostante. Giochi di ombre e di luce, avvengono tra i suoi rami, regna una calma divina, tutto sembra in perfetta sintonia. Alcuni abitanti del regno, stanno chini sotto l'albero sacro a pregare in silenzio, altri offrono doni, altri ancora accarezzano la corteccia con la speranza di essere illuminati.
- È magnifica - esclama Jacom.
- Già, non mi stancherei mai di guardarla, Lolas mi conosce meglio di chiunque altro, è la mia protettrice - afferma la cacciatrice.
- Mi piacerebbe stare ancora qui, ma si è fatto tardi e io dovrei tornare a casa, i miei zii mi aspettano - dice l'elfo.
- Ho capito, ti accompagnerò, ma solo perché anch'io devo raggiungere il regno.
Ed è così che Jacom e Rosidea, percorrendo la strada di ritorno, raggiunsero Brethil; ovviamente scherzavo, il viaggio di ritorno non fu così semplice e tranquillo, infatti entrambi si scontrarono contro due orridi troll, andò più o meno così.

- Sai stavo pensando - dialoga Jacom - sarebbe bello che...
- Zitto - d'improvviso scatta l'ibrida -hai sentito?
In effetti, Rosidea non aveva torto, tra i folti cespugli, qualcosa si era mosso.
- Io non ho sentito nulla.
- Non muoverti, non muoverti - lo avverte lei - sento puzza di guai.
- Attacco! - l'urlo arriva da dietro, due troll si lanciano contro il nostro elfo, ferendolo e facendolo cadere a terra. Rosidea, sfilando dal porta frecce una freccia unta del veleno delle rane blu, colpisce un troll, infilzandolo dritto in testa. L'altro troll, voltandosi verso la cacciatrice, si fionda contro di lei, con la sua mazza, per colpirla. Rosidea, nel sfilare nuovamente una freccia, si accorge di non everne più, poiché ne aveva consumate troppe per la caccia pomeridiana. A questo punto, Jacom rinviene, capisce ciò che sta per accadere e sflila dalla sua cintura un coltello argentato, con incastonate pietre preziose, era il coltello di suo padre. Corre verso il troll e prima che questo potesse colpire Rosidea, glielo punta dietro la schiena.
- Fermati o ti ammazzo - urla ferocemente.
Rosidea sembra sbalordita dal suo coraggio.
- Moccioso, cosa credi di fare con uno stupido coltello, farai bene a toglierlo di mezzo se non vuoi farti male - ridacchia il troll con voce catarrosa e viscida.
- Fermati o ti ammazzo - ripete con insistenza l'elfo.
- Uno in meno non conta per la grande strega che il suo traguardo sta per raggiungere - sibila la creatura tra sé e sé.
- La grande cosa? Parla!
Il troll scoppia in una risata strozzata, e si rifiuta di rispondere, poi di scatto tenta di attaccarlo ma Jacom è più veloce e lo infilza prima che potesse ucciderlo.
- È stato tutto così veloce, a cosa si riferiva secondo te? - chiede Jacom alla compagna, che di certo non è meno sconvolta di lui.
- A qualunque cosa si riferisse, dobbiamo correre dal re, non c'è tempo, potrebbe essere di estrema importanza - risponde Rosidea, che sembra aver compreso le sospettose parole del troll.

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