Ha tra le sue grandi mani il mio libro, quello che la sera prima ho dimenticato fuori a causa dello spavento che mi sono presa.
"C-chi sei? E cosa ci fai qui?" chiedo tremando.
Si gira lentamente, in modo totalmente indifferente, come se per lui è assolutamente normale stare seduto nel giardino di persone estranee... la cosa mi indispettisce, e non poco. Dal momento in cui i suoi occhi color verde acqua incontrano i miei, rimango completamente atrofizzata.
"S-sei.. Sei davvero tu?..."
"Esatto Alison Carter, sono proprio io" risponde dopo qualche secondo alzando l'angolo delle labbra.
Il mio cuore, prima che io possa rendermene conto, batte a ritmo incalzante, batte come batteva due anni fa, per gli stessi occhi, le stesse labbra, la stessa voce.. batte nuovamente, inspiegabilmente e paradossalmente per lui, Stew Davis. Uno dei ragazzi più fighi della scuola, quello che non si faceva comandare da nessuno ed otteneva sempre ciò che voleva. Sin dal primo momento in cui mise piede in classe qualcosa dentro di me si accese, un calore a me sconosciuto accompagnato da piccoli tremolii e illogiche crisi di astinenza quando il suo sguardo non si posava su di me e non riesco tuttora a capire il motivo per la quale questo ragazzo continua a farmi questo effetto. Mi ha sempre infastidito con il suo carattere lunatico e la sua arroganza, ma allo stesso tempo mi affascinavano i suoi modi. Mi sono sempre impegnata a nascondere la mia attrazione nei suoi confronti mostrandomi indifferente e fredda dinanzi a questo splendore tanto bello quanto stronzo.
Ha un paio di jeans neri a cavallo basso,le converse bianche, una maglietta a mezze maniche bianca, abbastanza larga, ma non troppo da nascondere il suo magnifico corpo, e un giubbino nero di pelle. Dall'ultima volta che l'ho visto è molto più alto e muscolo, ha i soliti capelli castani, e la solita aria da ragazzaccio che lo rende irresistibile.
"Beh... come mai da queste parti Stew?" mormoro senza rendermene conto.
"Sono venuto a constatare di persona se la mia nuova vicina di casa era davvero la mia vecchia e cara amica Alison".
"Non siamo mai stati amici Davis, magari sei venuto a beffarti di me" sbuffo irritata incrociando le braccia al petto. Vicina di casa? Ma di cosa sta parlando?
"Può darsi che quello era il mio proposito iniziale, ma adesso guardandoti meglio non ho proprio nulla da ridire" mormora prendendosi il labbro inferiore tra i denti e scrutandomi dalla testa ai piedi.
Avvampo all'istante portandomi entrambe le mani sul viso, devo controllarmi prima di rischiare un collasso. In effetti qualche anno fa ero abbastanza diversa.
"Eri serio quando hai detto che sei il mio vicino di casa?" scuoto la testa fingendomi demoralizzata anche se la cosa non mi sarebbe dispiaciuta affatto.
"Già" fa spallucce. "Davvero ti piace leggere questa roba?" dice ridendo, con ancora il mio libro tra le mani. Ecco, ci risiamo.
"Il tuo parere non mi interessa affatto!" esclamo sottraendogli il libro il più veloce possibile. Ho cambiato idea, adesso mi dispiace sicuramente averlo come vicino!
"Andiamo non te la prendere piccola Alis" mormora avvicinandosi. "Non è colpa tua se vivi ancora in un mondo immaginario, nessuno è ancora riuscito a tirartene fuori" sussurra a pochi centimetri dal mio viso. Divento nuovamente rossa come un peperone, ma questa volta non riesco a nasconderlo in tempo.
"Sei carina quando arrossisci" sorride per poi allontanarsi dirigendosi verso il cancello. "Ho sempre fatto questo effetto alle donne" si pavoneggia girandosi con un sorrisetto malizioso.
"Non è il mio caso, mi dispiace!" urlo in modo da fargli ricevere il messaggio forte e chiaro.
"Ci si vede in giro piccola Alis" fa l'occhiolino e va via.
Mi lascia lì, immobile e completamente spaesata. Il ragazzo che mi ha fatta impazzire più di chiunque altro al mondo, lo stesso che due anni fa, dopo avermi chiesto per la prima volta di uscire, è partito senza dire nulla, lasciandomi un vuoto incolmabile. Ho continuato a fingere e convincere me stessa che la cosa non mi faceva ne caldo ne freddo, ma infondo ho sempre saputo che nulla di ciò che riguardava lui mi era indifferente.
Prima che mi venga una crisi isterica, corro in casa, prendo la lista della spesa che mia madre ha accuratamente lasciato sul tavolo e decido di andare al supermercato per tenere la mente occupata, sperando che almeno riesca a trovarlo.
Dopo aver sbagliato strada almeno due volte, trovo il supermercato e una volta dentro incomincio a riempire il mio carrello. Ma tra bottiglie di latte, pacchi di pasta e scatole di uova, mi perdo nuovamente nei miei pensieri ricordando quanto mi mancavano i suoi occhi, la sua voce e il modo in cui solo lui riusciva a farmi sentire quando era così vicino.
Pago e torno a casa carica come un mulo, fortuna che il supermercato non è poi così lontano. Il resto della giornata passa velocemente. Al ritorno di mia madre non si può non notare l'espressione soddisfatta che ha vedendo la casa in perfetto ordine dato che ho sgobbato per ore riuscendo a svuotare tutti gli scatoloni. Mi deve obbligatoriamente un favore.
Dopo aver cenato nella più soave calma mi butto bruscamente sull'enorme divano bianco che abbiamo al centro del salone, diventando un'unica cosa con esso. Ma la mia tranquillità non dura a lungo.
"Chiudi le luci in giardino e va a mettere il pigiama tesoro" grida improvvisamente mia mamma dalla cucina interrompendo lo stato di estasi che ho appena assunto. Esco borbottando e sbuffando. Sto per spegnere le luci quando noto un piccolo biglietto sul tavolino. Sono sempre stata molto curiosa, sin da piccola, e quindi non esito un attimo a leggerlo.
'Ti va un po di avventura piccola Alis? A domani.'
Il mio cuore perde immediatamente un battito. Corro su in camera e cerco di comporre il numero della mia migliore amica Emily, l'unica capace di calmarmi in momenti come questo. Conosco Emily da quindici anni ed è per me la sorella che non ho mai avuto, nessuno mi conosce meglio di lei. Risponde dopo tre squilli..
"O mio dio ma allora sei ancora viva?" urla divertita al telefono.
"Scusami, è stata una giornata infernale e non ho avuto tempo per chiamarti. Ho delle novità!"
"Spara!"
Trascorriamo due ore piene al telefono dove le racconto tutto ciò che mi è successo, l 'incontro con Stew, le sue parole, il bigliettino , e lei non ha fatto altro che ripetermi sempre la stessa cosa : 'No ma dai, davvero è il tuo vicino?'. Nonostante la sua felicità per me sia immensa, mi ha comunque messa in guardia, pregandomi di non illudermi troppo e di non farmi i soliti film mentali, consapevole di come sia fatto Stew.
Stacco con lei, mi tuffo sotto il getto d'acqua calda in modo da far scivolare tutti i miei pensieri, proprio come scivola l'acqua sul mio corpo. Metto il pigiama, prendo il mio solito libro, quello per la quale lui mi ha presa in giro, e cerco di leggerlo. Ma la mia attenzione viene continuamente interrotta dal fatto che ho una voglia matta di rivederlo e non riesco a concentrarmi su nulla che non sia Stew Davis.
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On/Off
Romance*ALISON Si avvicina nuovamente a me, ma questa volta in modo più brutale e violento bloccandomi tra lui e il muro. "C-cosa vuoi da me?" "Che vai immediatamente a toglierti questo pigiamino prima che io perda del tutto il controllo" risponde allont...