capitolo 3

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Le guardie portano il prigioniero nei sotterranei dove ci sono le celle. Chiamano Vladimir e inizia l'interrogatorio.

- Per chi lavori? - Attacca subito Vladimir.
- Io non lavoro per un bel niente, io e i miei non più soci lavoriamo per noi stessi. E ora lasciatemi. - il prigioniero lancia occhiate gelide ai presenti.
- Tu non vai da nessuna parte finché non rispondi alle nostre domande: conosci Atrenzjievic? - replica Vladimir.
- Senti, non ho niente a che vedere con quel... Arzentre coso lì o chiunque sia. Io non so niente! Io non lavoro per lui! Credetemi! Vi prego! - Il criminale è incollerito.
Vladimir assume un tono di sfida - Ma davvero? Si da il caso che quei brutti topi vigliacchi, codardi, pazzi e... -
- Fermo! Non aggiungere un'altra parola o io ti... - Il criminale è paonazzo dall'imbarazzo ed è terrorizzato. Si è appena smascherato.
- Ah non lavori per loro eh? Come mai allora mi fermi? Ti rispecchi forse in queste nobili virtù? Va bene mettiamola così: o tu parli o ti facciamo scorticare dai topi, ci stai? - Vladimir fulmina con lo sguardo il bandito e si fa serissimo.
- Mai!!! Fate tutto quello che volete ma io non parlerò mai! Ho giurato fedeltà e niente mi farà parlare! Neanche le vostre torture!!! Andate al diavolo brutti traditori! Atrenzjievic avrà il suo trono! - urla disperato il bandito e sputa ai piedi di Vladimir.
Una guardia che gli è accanto taglia la testa al malvivente. Vladimir lo guarda attonito. - Ma che ti prende? Avrebbe parlato, fanno tutti così per farsi vedere degli eroi ma parlano prima o poi. Non c'è limite alla sofferenza quando ti torturano. -
La guardia si prostra in un leggero inchino: - Domando perdono mio signore, ma non sopporto che non vi si porti rispetto. So che avrebbe parlato, ma non ce l'ho fatta a trattenermi. -
Vladimir gli da una pacca sulla spalla rassicurandolo. - Non preoccupati mio fedele amico, è normale avere queste reazioni. Fà una cosa però: uccidi quando te lo dico io va bene? -
La guardia sorride lievemente e risponde - Certamente. -

Dopo aver portato via il cadavere dalla cella, Vladimir si reca dal sovrano, nella sala da pranzo.
- Padre, abbiamo interrogato il bandito e i miei sospetti erano giusti, lavorava per Atrenzjievic. Prima di farlo parlare però una guardia l'ha ucciso. -
Lo zar tossisce e domanda sconvolto - Cosa?! Chi l'ha ucciso? Non sarà mica stato ancora Demijtrezo! Ah stavolta me la paga. Voglio che lo porti subito da me! Chi gli ha dato il permesso oltretutto? Ma vi ha detto qualcosina appena almeno? Niente di niente? -
- Calmati padre, l'ha fatto per mio rispetto, non sopporta quando qualcuno non porta rispetto alla gente, me in primis. Sapeva benissimo che avrebbe parlato dopo un po' ma non ce l'ha fatta a trattenersi. Non devi portargli rancore né tanto meno rimproverarlo, tiene a me come pochi in Russia ed è il mio migliore amico. Ha fatto solo il suo dovere. - ribatte calmo Vladimir.
- Mmh e va bene figliolo... Ma almeno che aspetti ad uccidere! -
- Già detto. - Vladimir si siede al proprio posto e comincia a mangiare. A fine pasto lo zar gli ordina - Va a riposare figliolo, domani bisognerà far tante cose... Buonanotte! - e, baciatolo in fronte, lo congeda.
- Trevic! Chiama il generale dei cosacchi per piacere e digli di andare nella sala riunioni. Lo aspetterò lì tra un momento. -
- Subito altezza - si affretta a dire Trevic.

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