Sono le sei di mattina. Per lo zar è ora di svegliarsi e Trevic entra in camera sua. Apre cautamente le tende, sistema gli abiti sulla sedia, mette il latte coi biscotti vicino al letto reale, sul comodino, e scuote dolcemente il sovrano. - Altezza, è ora di alzarsi. - lo zar si sveglia quasi di soprassalto, si strofina gli occhi e dice sonnolente - Buongiorno Trevic, che si fa oggi? - il cameriere prende dalla tasca dei pantaloni un foglio e lo legge ad alta voce - Dunque, come sapete oggi inizia l'addestramento di Lementrov con Vladimir e va tutto bene (spero), oggi invece c'è una riunione con l'imperatore francese, deve discutere di alcune cose con voi, poi ci sono gli inviti da fare per il gran ballo di sabato sera perché vostro figlio compie gli anni. Infine verso le venti di questa sera siete libero altezza, avete già qualche idea? -
- No, per ora no, voglio concentrarmi per bene per il ballo di mio figlio domani sera. Dev'essere una cosa in grande, tra non molto lo farò re. - lo zar si alza, fa colazione, si veste e va a controllare come procedono gli allenamenti dei soldati. Ad accoglierlo subito all'uscio del palazzo, c'è Demijtrezo, intento ad osservare i soldati correre per la resistenza.
- Buongiorno Demijtrezo! Come procedono i nostri ragazzi? Dov'è Vladimir? - chiede lo zar accostandosi alla sua destra.
- Oh, buongiorno a voi altezza! I nostri ragazzi vanno benone, Vladimir è con Lementrov... Hanno fatto un incontro di corpo a corpo, e Vladimir non c'è andato leggero... Come al solito... - disse ridendo.
- Ah, quel ragazzo! Dove sono adesso quei due? -
- ... In... Infermeria altezza... -
Lo zar lo guarda sconvolto. Per la barba di mio nonno! Ma che gli ha fatto quel mattacchione?
- Grazie ragazzo, ora credo che puoi iniziare le pattuglie in città. - e si dirige al piano sottostante dove c'è l'infermeria.
Quando arriva, si paralizza un attimo. Vladimir è intento a bagnare con delle bende il viso di Lementrov, sdraiato su una branda rialzata. La recluta non dà segni di vita se non per l'andamento in verticale della pancia, indicazione che il respiro funziona.
Lo zar si siede vicino a Vladimir e comincia a parlargli. - Vladimir, figliolo, come hai conciato questo povero ragazzo? Alza un po' quelle bende. - sta per farlo lui quando Vladimir gli blocca la mano con uno scatto fulmineo.
- No padre, è pieno di lividi e gonfiori, alzare le bende vuol dire esporlo all'aria, il che vuol dire che le ferite bruciano, il che vuol dire che comincia a gridare, che significa doverlo calmare che vorrebbe dire impazzire. Quindi, meglio di... No. Scusa. - il padre gli passa una mano tra i capelli dicendo - Vladimir, Vladimir, figliolo adorato, sei sempre la solita macchina da guerra. Devi stare più calmo con i nuovi soldati! In quanto dovrebbe riprendersi? -
-Domani starà bene vedrai padre. Avrà ancora uno o due gonfiori ma potrà riprendere tutto normalmente. -
Il re lo bacia in fronte. Speriamo che quei vandali si trovino presto...Sono le otto di mattina. Atrenzjievic ha convocato una riunione urgente e quando tutti sono dentro, sventola felice un foglio di carta arrotolato accuratamente.
I compagni entrano, alcuni con una accento di noia negli occhi, nella stanza e notano subito il volto del loro capo invaso da un sorriso a trentadue denti. Atrenzjievic fa sedere i presenti nei rispettivi posti e l'atmosfera ha un non so che di ansia. Alzandosi, fa risaltare la sua pancetta sotto la maglia grigio scuro, si sistema il colletto e inizia un discorso solenne. - Compagni, oggi finalmente iniziamo: questo - dice srotolando il foglio - è un manifesto riguardante lo zar e il suo... non figlio. C'è scritto tutto, una bella cattiva fama per i signori, poi noi ovviamente prenderemo in ostaggio qualcuno per farlo testimoniare di qualcosa che c'inventeremo e poi basterà sbarazzarcene a tempo debito. Qui trovate tutto, ne ho fatto una copia per ciascuno -.
I complici prendono da centro tavola una copia del volantino su cui ci sono delle immagini raffiguranti il re e il principe in giro per Mosca frodando e rubando alle persone, specialmente i contadini. Sotto di esse ci sono tre colonne tutte con un titolo diverso "Ecco il vero volto del nostro re!", "È davvero questo che vogliamo? La rapina?", "Re e zar complici di reati inauditi dacché esiste la Russia."
Tutti e tre i testi sono molto convincenti, anche se un po' inverosimili, ma comunque avrebbero fatto guadagnare alla banda di Atrenzjievic un bel po' di strada verso l'assassinio di entrambi i membri reali.
- Ora resta solo da escogitare la trappola, giusto capo? - domanda uno. - Esattamente, dopo stasera o tra al massimo due giorni, grazie alle informazioni del nostro valoroso compagno Lementrov, la Russia sarà finalmente nostra! - partono applausi e lodi ad Atrenzjievic.
Oh sì, sì, vi farò soffrire caro re... Ah, che magnifica tortura ho in mente! Vladimir non saprà opporre resistenza a questo! Ah, che genialità malefica! Sono un mito, sarò in prima pagina nelle leggende dei dittatori più crudeli, malefici, assassini della storia! Atrenzjievic si allontana dalla stanza serbando questi pensieri in cuore: il colpo sarebbe riuscito e niente scuse.
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