capitolo 2

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Ero in un bosco. Tutto era tranquillo: gli uccelli cinguettavano, vidi anche alcuni scoiattoli correre via, spaventati dalla mia presenza, e gli alberi non mi permettevano di capire se fosse notte o giorno, talmente erano fitti. All'improvviso lo sgradevole suono di rami spezzati, proveniente da dietro di me, ruppe la calma. Mi girai di scatto e di fronte a me trovai un enorme lupo che mi scrutava. Non ero spaventata, anzi, ero affascinata dai suoi occhi magnetici e dal suo lucente manto nero, così, mi avvicinai fino quasi a sfiorarlo con le dita, lui non si allontanò, ma mantenne un atteggiamento guardingo, sorpreso dalla confidenza che lui stesso mi stava dando. Appena gli toccai il muso però, si trasformò in un bulldog e si mise ad abbaiare, scodinzolando e richiedendo attenzioni. Mi guardai intorno, confusa, e come tutto come era comparso, sparì, lasciando spazio all'oscurità.

Mi svegliai di colpo con ancora l'abbaiare del cane che mi rimbombava nella testa. Mi guardai intorno, stordita, ma quel suono non accennava minimamente a smettere. Mi schiaffeggiai mentalmente la fronte: non c'era nessun rimbombo nella mia testa, quella era la mia sveglia. E pensare che mettere come suoneria l'abbaio di un cane mi era sembrata un'idea carina! Tutto quello strano sogno che mi aveva un po' scombussolato era dovuto solo a questo...

Interruppi quel rumore fastidioso e buttai le mie gambe giù dal letto. Mi alzai di malavoglia dal letto e mi avviai verso il bagno a passo di bradipo morto. Decisi di farmi una doccia per svegliarmi dallo stato comatoso in cui mi trovavo, poi mi avviai in cucina con ancora il mio accappatoio blu addosso e mangiai i 'choco crave' per colazione. Che poi, li vendevano in Alaska? Oddio speriamo di si, sennò giuro che ritorno qui a nuoto. Tornai in bagno, mi truccai e mi vestii: jeans scuri, un top bianco e un cardigan bianco e nero. Sciolsi i miei capelli rossi per vedere in che situazione si trovavano, cioè (come sempre per altro) un vero disastro, ogni capello andava in una direzione diversa , così, notando i miei occhiali da sole sulla scrivania ( che poi erano l'unico oggetto che c'era, quindi sarebbe stato un po' preoccupante non notarli) decisi di metterli a mo' di cerchietto così da non sembrare più un leone. Per andare a scuola presi solo una borsa, senza libri, tanto sarebbe stato l'ultimo giorno e anche se mi avessero sgridato non me ne sarebbe potuto importare meno. Mi misi uno scaldacollo e gli stivali (perché anche se non soffrivo il freddo, era febbraio diamine), uscii di casa e mi diressi a scuola con le cuffiette nelle orecchie, ascoltando "this town", canzone con la quale mi ero fissata da quando era uscita.

Arrivata a scuola non trovai Alessandro e Daniele ad aspettarmi fuori, in quanto la campanella era già suonata da qualche minuto. Andai in classe e trovai la prof. di fisica che aveva già iniziato la lezione, così mi scusai e mi sedetti all'ultimo posto che era rimasto libero, vicino a Roberta, la secchiona della classe, che ovviamente volle ascoltare la spiegazione per filo e per segno condannandomi a un'ora di noia assoluta. Quando suonò la campanella mi sembrò fosse passato un mese dall'inizio dell'ora. In seconda avevamo ginnastica, materia nella quale ero piuttosto brava al contrario di molte ragazze, così ci avviammo verso la palestra.

Sentii delle mani coprirmi gli occhi e una voce in falsetto dire "indovina chi è?" Ora la domanda è: Daniele pensava seriamente che non l'avrei riconosciuto?

"sei per caso uno dei due stronzi che, invece di aspettarmi, si è seduto vicino all'altro stronzo, costringendomi a passare un'ora di noia mortale?" chiesi sarcasticamente continuando a camminare. Ale e Dani si posizionarono ai miei lati. Alla mia sinistra avevo un ragazzo abbastanza alto, con i capelli biondo cenere e gli occhi verdi oliva, le quali mani pochi minuti prima mi impedivano la vista. Alla mia destra invece si trovava un ragazzo alto, abbastanza muscoloso, con i capelli castani scuro e gli occhi nocciola. Diciamo che non biasimavo le ragazze che mi lanciavano sguardi di pura invidia.

"dai Ana, pensavamo semplicemente che fossi riuscita a convincere tua madre a non mandarti a scuola l'ultimo giorno che sei qui" disse Alessandro abbracciandomi "e poi lo sai che preferirei stare seduto vicino a te" aggiunse sussurrando staccandosi dall'abbraccio.

Benedetta dalla LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora