capitolo 7

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L'acqua mi bagnava il viso e scivolava lungo tutto il mio corpo, rilassando i muscoli e risvegliandomi da quella che era stata un notte insonne.

Non mi sentivo pronta ad iniziare una nuova settimana e, contando che si trattava solo della seconda nella scuola nuova, non prometteva bene.

Ovviamente il mio pensiero ruotava  intorno ad un paio di occhi verdi che, nonostante vari tentativi, non ero riuscita a levarmi dalla testa,impedendomi di dormire.

Il giorno prima, sceso dal piano superiore insieme a mio padre e mio nonno, Nate mi aveva rivolto solo una veloce occhiata e un sorrisetto provocante prima di sbattersi la porta dietro le spalle.

Inutile dirlo; mi ero sentita così frustrata che mi erano salite le lacrime agli occhi, in più, a causa di questa situazione, sulla quale non riuscivo ad avere controllo e in cui non capivo il perchè di alcune delle reazioni involontarie del mio corpo, mi salì un nervosismo che non mi lasciò in pace neanche un minuto.

Non capivo il perchè lui mi facesse questo effetto. Per quanto un ragazzo mi fosse piaciuto in passato non mi ero mai infatuata a tal punto da provare sensazioni di questo genere solo alla sua vista, e Jackson mi provocava tutto ciò senza che io ci avessi neanche mai parlato!

La verità era che non ero sicura di poter far ancora finta di niente per molto tempo ancora. Il pensiero di incontrarlo e dover abbassare lo sguardo, per resistere alla tentazione di avvicinarmi e appiccicarmi a lui stile cozza, mi provocava dolore non solo psicologico ma anche fisico.

Infatti, mai come in quei giorni mi ero sentita tesa e frustrata; solo dopo un po' avevo capito che non era nervosismo quello da cui ero afflitta, ma eccitazione sessuale. Ero arrivata addirittura al punto di provare a soddisfarmi da sola, cosa che non avevo mai sentito il bisogno di fare, ma era come se potessi essere accontentata solo dall'oggetto dei miei desideri, in quanto, anche quel tentativo di levarmelo dalla testa era stato vano.

Sentivo il bisogno fisico di averlo affianco a me, di toccarlo e di sentirlo mio, ed era strano sentire queste sensazioni, ma era come se la parte più istintiva di me mi suggerisse cos'era che mi impediva di stare tranquilla: la sua assenza.

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La lezione di storia stava per iniziare. Insieme a me la frequentavano Adriane, Lucy e... Peter. Se foste stati presenti avreste capito con chi stavo al banco soltanto dall'espressione scocciata che campeggiava sul mio volto. Non ero neanche entrata in classe quando lui mi aveva chiesto "ei bellissima, ci sediamo vicini, ti va?"ed io, come una polla, non ero riuscita ad inventarmi niente per scampare a quella sorte e mi ero ritrovata ad annuire con un sorriso circostanziale sulla faccia.

Il professore non era neanche entrato in classe che io già non lo sopportavo più. Il monologo di oggi trattava il jet privato del padre con cui quel weekend era andato a Madrid, o almeno credevo, visto che il mio cervello si era completamente distaccato dal mondo nel momento in cui Nathaniel Jackson aveva sorpassato la porta.

Ero talmente concentrata sul modo perfetto in cui la maglietta grigia si tendeva sui suoi pettorali che mi accorsi solo al momento in cui sentii la sua voce dura dire "Alzati" che si era fermato esattamente di fronte al mio banco.

Come con un cobra ed un incantatore di serpenti io fui sul punto di alzarmi come lui aveva richiesto, ma, fortunatamente, mi accorsi in tempo che quel comando non era rivolto a me quanto al mio compagno di banco.

Peter mi guardava come se si aspettasse che io dicessi qualcosa e che protestassi per quell'ingiustizia, ma la mia voce era come scomparsa e i miei occhi non avevano neanche captato quello sguardo in quanto puntati su di Nate.

Benedetta dalla LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora