Mi sveglia una coccinella sopra il naso. Un campo, un grandissimo e verde campo mi circonda. Dove sono? Perché sono qui? Come ho fatto a raggiungere questo posto? Un'ondata di profumo di fresco e di pulito mi sovrasta portandomi a dimenticare tutte le mie domande. Mi incammino ma abbassando lo sguardo noto che indosso dei bizzarri sandali. Da li comprendo che il mio abbigliamento è cambiato. Indosso una lunga tunica bianca possedente maniche svasate a partire dal gomito. Una piccola catenina impreziosita da una bellissima e modesta pietra verde smeraldo risalta i miei occhi e la scollatura. Continuo a camminare ma tutto quello che vedo non è altro che un'immenso verde. Sono stanca, il sole è troppo forte e io troppo debole. Le mie gambe si arrendono e il verde prato sembra offrirmi un letto. Nulla di tutto ciò ha senso. Guardo il sole fino a farmi male. Chiudo gli occhi.—————
Mi sveglio una seconda volta. Nemmeno adesso sembra essere casa mia. Dove sono capitata ora? Sgrano gli occhi per vedere meglio. Mi trovo su un letto in una camera di modeste dimensioni. E' abbastanza buio, solo la luce della grande vetrata alla mia destra illumina la stanza. I colori predominanti sono il marrone, il nero e il bianco. Mi alzo dal letto e mi posiziono davanti la vetrata. Sono ancora un po' intontita ma quella che vedo fuori penso sia...la mia città? Sono davvero a casa mia? Guardo il sole e riconosco che è abbastanza in alto e che sarà quindi più o meno mezzogiorno. Mi ricordo di avere l'orologio al polso, sono le 12:00 esatte. Quindi..se sono veramente nella mia città ed è mezzogiorno.. vuol dire che sono passate, da quando mi sentii male in classe, tre ore. Tre ore che sono qui. Non so ancora dove, ma qui. Devo uscire subito. Oltrepasso la porta della stanza il più silenziosamente possibile ma una chioma biondiccia mi sorprende sul fatto.
-Come stai?
-Professore?
-Allora, come ti senti?
-Bene...
-Immagino che ti stia chiedendo perché ti trovi qua, a casa mia.
-Effettivamente si. Una persona normale mi avrebbe portata a casa o al pronto soccorso invece lei mi porta a casa sua contro voglia. Lo sa che potrei denunciarla vero?
Lui sembra indifferente, come se la cosa non lo avesse smosso neanche un poco.
-Non ti converrebbe.
Mi prende in giro?
-E' una minaccia per caso?
-No, ma come ti ho già detto non ti converrebbe. Non vorresti scoprire cosa ti sta succedendo? Cosa sono questi offuscamenti e malori?
Sono ferma immobile mentre lui è tranquillamente seduto sulla poltrona credendo di potermi svelare la mia condizione fisica. Ma chi si crede di essere? Un dottore? O meglio, un indovino?
-AnnJane, so che tutto quello che ti dirò ti sembrerà strano, che mi prenderai per pazzo o cose del genere ma ti dirò solo la verità. Per favore siediti e ascoltami fino alla fine e poi potrai farmi tutte le domande che vorrai.
Basta non ho intenzione di ascoltare una parola di più. Esco dall'abitazione e mille pensieri invadono la mia mente. Devo tornare a casa, ho cose migliori da fare che farmi prendere in giro.
Giro per la città sola con delle auricolari nelle orecchie dimenticate in fondo allo zaino da chissà quanto tempo. La gente mi fissa, ma cos'hanno tutti oggi? Vado in spiaggia, almeno li è sicuro che non ci sia nessuno. Ci metto un po' a piedi ma l'aria fresca del mare ripaga tutto. Mi tolgo le scarpe e le calze per sentire nuovamente la sensazione della sabbia al contatto con i piedi. Che nostalgia dell'estate..vorrei poter tornare a qualche mese fa e vivere felice senza preoccupazioni. Peccato che non sia possibile. Perché deve essere sempre tutto così complicato? La mia vita è composta più da rabbia e ansia che da altro. Lo ammetto, in parte è colpa mia, sono io che penso sempre in negativo permettendo a me stessa di rovinarmi l'adolescenza. Basta, ora mi godo la spiaggia, lascio i pensieri pessimisti a un'altra volta.
E' davvero bello.... il mare, il cielo azzurro, la sabbia, il profumo nell'aria..Mi sento davvero bene, ma ripensandoci ho esagerato sta mattina a casa del professore, voleva solo aiutarmi, no? Mi sono comportata da ragazzina isterica, dovevo ascoltarlo considerando tutte le volte che mi ha aiutato. Di ritornare a casa sua non se ne parla proprio. Domani mattina cerco nella lista il suo orario di buca e gli parlo una volta per tutte.
Mi perdo osservando l'orizzonte. Il mare è meraviglioso, cosa mi sono persa in tutto questo tempo! Mi avvicino lentamente alla riva, mi fermo e osservo le onde bagnare i miei piedi, è così rilassante...ma...che succede? Vedo scomparire e riapparire due sfondi diversi sotto i miei piedi. Un prato verde e la spiaggia bagnata si alternano. Alzo lo sguardo e l'orizzonte bellissimo che stavo osservando poco fa è stato rimpiazzato da un'imponente albero, niente da paragonare alla grandezza di quello con la casetta di legno. E' sproporzionato a dir poco, io mi sento come un granello di sabbia che....ho sui piedi? Cosa? Impossibile, questo è un'altro di quei sogni strani che faccio ultimamente. Sto toccato la sabbia e sembra così reale... riecco quella sensazione, ho la vista offuscata e una sensazione di moto sembra risucchiarmi da qualche parte, riapro gli occhi e sono di nuovo in spiaggia. Ma anche sta volta qualcosa non quadra. E' sera. Non è possibile, poco fa era appena ora di pranzo!
Devo tornare assolutamente a casa. A fatica arrivo a destinazione. E' tutto il giorno che cammino a piedi.
-Ann!
-Mamma..
-Dove sei stata? Non hai risposto alle mie chiamate e ho saputo che ti sei sentita male a scuola e che ti hanno portata al pronto soccorso. Volevo avvicinare ma il professor Dixon mi ha assicurato che non avevi niente di grave e ti ho aspetta fino adesso con il cuore in gola.
Al pronto soccorso? Complimenti professore, adesso so che è anche un'abile bugiardo.
Non rispondo, la abbraccio provando a rassicurarla il più possibile.
-Mamma sono stanca, vado a letto. Tranquilla ho già mangiato qualcosa per strada. Buona notte.
Non mi giro a guardarla perché ho paura che capisca la mia reale condizione. Mi avvio in camera senza certezze.
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AnnJane- L'inizio
FantasyAnnJane non sa cosa vuol dire vivere intensamente, essere ciò che è realmente. Tutto in lei è stato bloccato. Tutto le è stato nascosto. Vive nell'ombra del sua vera essenza, inconsapevole del suo valore e dei rischi che il mondo corre per mano...