Capitolo 12

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4:00

E' passata un'ora da quando sono entrata in questa camera e non ho ancora chiuso occhio. Dopo essermi fatta un lungo bagno nella vasca mi sono buttata sul letto, ma per quanto sia comodo ed enorme non riesco proprio a dormire.

Un po' per il pensiero dei miei genitori, un po' per la camicia da notte troppo corta per i miei gusti e un po' per la fame, fisso il soffitto in cerca di risposte.

Mi giro su un fianco con la vista sulla porta. "E se uscissi a cercare qualcosa da mangiare? Sono le quattro di notte, nessuno sarà sveglio".

Mi alzo dal letto e di soppiatto mi avvicino alla porta ma all'improvviso un misterioso foglietto fa irruzione nella mia stanza. Non lo leggo, mi precipito ad aprire la porta.

-Che ci fai qui?

-Volevo parlare con te.

-Hai avuto tutto il tempo del mondo per parlarmi e vuoi farlo proprio adesso?

-Come vuoi, me ne vado.

-No fermo!

-Bene, vedo che hai capito. Andiamo....no aspetta

Mi fissa.

-Che c'è? Non mi dire che adesso sei tu quello che se ne è pentito.

-Ragazzina, questo atteggiamento non ti si addice proprio, proprio come questa camicia da notte di seta. Angelica deve cambiare l'idea che ha su queste camice da notte per le sedicenni.

Li realizzo che ha ragione. C'è più pelle che tessuto su di me.

Gli chiudo la porta in faccia. Non ho letteralmente niente da mettermi. Avvicino il viso alla porta chiusa con voce quasi strozzata.

-Elijah..

-Si?

-Non posso uscire. Non ho vestiti..

-Aspetta qui.

-Che vuoi fare? Elijah!

Sento i suoi passi allontanarsi dalla porta per poi ritornare pochi minuti dopo.

-Apri. Ti ho preso dei vestiti.

-Dove li hai presi?

-Non importa, dai apri.

Apro pochissimo la porta e con la mano afferro velocemente i vestiti.

-Ma sono dei vestiti maschili!

-Pensi che io indossi abitini rosa e tacchi a spillo?

-Come fai ad avere dei tuoi vestiti qua?

-Ragazzina fai troppe domande, finirai per farmi scoppiare la testa.

-Non sarebbe una brutta idea

-Ti sento!

-Sono pronta.

Dico aprendo la porta.

-Ragazzina sai, forse ti stava meglio la camicia da notte.

Dopo aver percorso tutto il corridoio ed essere arrivati fino in terrazza Elijah mi fa cenno di fermarci per poi distendersi tranquillamente ad osservare il cielo.

-Capisco perfettamente perché non ti fidi di me, non ti ho mai dato nessuna vera dimostrazione di sincerità. Sono sempre stato sfuggente e questo non ha aiutato.

Allora per attirare la mia totale attenzione si alza leggermente sovraccaricando tutto il peso sui gomiti con il viso fisso sul mio.

-Ma ho bisogno che tu abbia completa fiducia in me.

-Perché?

Mi limito a dire.

-Se tu non ti fidi di me..

Fa una breve pausa.

-..nulla ha senso.

Torna a distendersi nuovamente e io lo susseguo. L'uno accanto all'altro, con il volto verso il cielo, osserviamo la luna. Sospiro e chiudo gli occhi. Qualche freddo soffio mi accarezza il viso e con le dita giocherello con la lunga manica della felpa di Elijah. Apro gli occhi e volto il viso verso di lui. Anche lui non osserva più il cielo, tiene gli occhi socchiusi e la mano sul petto.

-Elijah...quello che ha detto mia zia è vero? Io sono..

Dovetti aspettare un po' prima che lui aprisse gli occhi e che con il viso girato verso di me, mi dicesse si.

Mi voltai ad osservare la luna di nuovo ma lui mantenne il suo sguardo su di me.

-Sai, non sei cambiata molto. Forse solo il taglio di capelli. Hai fatto bene a toglierla, quella frangetta non ti donava per niente.

-Che? Io la frangetta l'ho tenuta solamente in prima elementare, come..come fai a saperlo?

-Come faccio a sapere per esempio che a otto anni hai perso tutti i detti da latte di davanti e ti vergognavi a farti vedere? Come quando a undici anni hai trovato un cagnolino abbandonato e nonostante tua madre non volesse te lo sei portata a casa di nascosto? Come quando sei stata male per la varicella ed eri un pomodoro vivente? Li si che eri veramente buffa. Come quando..

-Basta. Chi sei?

-Piacere, Elijah. Il tuo custode.

AnnJane- L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora