Capitolo 3^

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Uno dei peggiori giorni della settimana è il sabato. Il motivo per cui lo odio è che Luna va ogni weekend a far visita ai suoi genitori fuori città e ritorna il lunedì mattina mentre mio padre magicamente sparisce.

Afferro il cellulare dal comodino e guardo l'orario sbuffando rendendomi conto che sono solo le 6:00 del mattino irritandomi ancora di più. Mi alzo e vado in bagno per lavarmi viso. La doccia l'avrei fatta dopo la corsa mattutina. Nel weekend, per fortuna, la colazione la si puo fare alle 9:00 al posto delle dannate 7:00.

Al momento che aprissi il rubinetto mi guardai allo specchio notando di avere delle piccole occhiaie solcarmi il viso e la mia pelle un po' abbronzata di natura oggi pallida. Credo di essere ancora sotto shock da ciò che vidi ieri. Mi fa stringere lo stomaco solo a pensiero.

Raccolsi i capelli in una semplice coda, misi una semplice maglietta, un paio di leggings e un paio di scarpe da ginnastica. Esco dai dormitori ed andai verso il campo sportivo della scuola. Come sempre nel weekend il campo è vuoto e posso correre senza sentirmi osservata o essere disturbata. Il sole si sta alzando come del resto i animaletti del bosco vicino e ciò mi da la carica di correre accompagnata dalla musica del cellulare.
Correre non mi faceva pensare a niente e mi redeva felice con tutto ciò che mi stava attorno.

Dopo mezz'ora mi fermai e mi inoltro nel bosco a sedermi ai piedi di un albero allontanandomi così dal campo. Il bosco era formato principalmente da querce, pini e conifere preciò creavano un mix di essenze che inebriavano il mio corpo e lo spirito. Chiusi gli occhi per avvertire tutte le sensazioni possibili. Feci dei grandi respiri finché non sento una fragranza al muschio mi fece aprire gli occhi.

Per poco non mi scappava un gridolino nel vedere la sua faccia distante due centimetri dalla mia.
<Sai, che è proibito inoltrarsi nel bosco? Potresti essere punito o peggio ancora sospeso!> dico d'un fiato.

<Credo che la stessa regola vale per te o sbaglio?> risponde con voce neutrale accompagnato da un sorrisetto e 0 a 1 per Josh.

<Beh almeno io non mi sono mai fatta scoprire.> dico. <Cosa ci fai qui?> dice guardando l'orizzonte e ignorando ciò che dicevo.
<Niente che ti riguardi> dico infastidita mentre mi pulisco i leggings dalla terra e andandomene via.
<Dove stai andando?> chiede. <Lontano! Il più possibile lontano da te> dico acida.

Solo sentire il suo nome mi verrebbe da spaccare quella bella faccia con cui si ritrova.

Posso odiare a morte Evelyn ma non condivido l'idea che una ragazza soffra a causa di un ragazzo che si fa una riccia in uno stanzino dell'istituto.
Ma la cosa che mi irrita ancora di più è che non rimasi impassibile come ero solita e quando incrociai il suo sguardo rimasi imbambolata come una deficiente a fissarlo.

Stavo per uscire dal bosco per ritornare ai dormitori ma una mano mi afferrò il braccio. Stavo per iniziare a sbraitarli contro però con l'altra mano mi chiude la bocca quindi non rimaneva altra scelta se non quella di dimenarmi. <Sta ferma!> dice nervoso stringendomi ancora di più. Il suo respiro irregolare era riversato sulla mia pelle, la mia schiena che era appoggiata sul suo petto che sembrava cemento al suo contatto e la mia vite invece è avvolta dal suo braccio impedendo ogni movimento. Questi contatti mi rendevano sempre nervosa oltre ad essere imbarazzata.

Poco dopo sciolse la sua stretta e reagisco d'impulso tirando una sberla che, ovviamente, non arriva a destinazione a causa dei suoi riflessi. La sua mano stringe la mia e solo adesso notai che il suo bordo ghiacciato è più estesa del solito dando l'impressione di fulminarmi. <Ma cosa vuoi da me? Perché mi hai bloccata? > gli chiedo arrabbiata facendolo mollare la presa. <No, Astrid. La vera domanda è quando ti è cresciuta la lingua? Sai, mi piacevi quando eri poco loquace.> dice tranquillo rendendomi nera dalla rabbia. Stavo per parlare quando lui m'interrompe <Prima c'era mio cugino e se ti avesse vista con me avrebbe pensato male se non a come uccidermi> dice mentre si massaggia la fronte apparentemente infastidito. <Chi è tuo cugino?> chiedo interessata <È un segreto.> dice guardandomi realmente divertito mostrandomi di conseguenza due smeraldi che brillavano di luce propria.

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