Perché sono stato così sfortunato? Non so che dire...
Non avrei mai potuto prevedere una cosa simile,Non ho mai visto una cosa del genere.
Forse riuscirò a sopravvivere, qualsiasi cosa essa sia.
- Kodaline -
Appena varcata la soglia della centrale mi sentii male: il battito del cuore iniziò ad accelerare in pochi attimi e, dopo essere corsa in bagno, piansi a dirotto davanti allo specchio, alternando conati di vomito. Era qualcosa di diverso da quello che avevo provato quando mi avevano portato via Jordan ma mi stava devastando allo stesso modo.Quando uscii, circa venti minuti dopo, vidi Brass fermo a fianco della porta del bagno, tenendo gli occhi bassi. Mi guardò di sbieco senza dire nulla e mi fece strada verso il suo piccolo ufficio, poco più avanti di quello di Grissom.
Erano due locali totalmente diversi: l'arredo qui era più semplice e meglio illuminato; al posto degli scaffali ricolmi di teche in plexiglas c'erano appese, e coperte da un leggero velo di polvere, svariate cornici dorate contenenti medaglie al valore e riconoscimenti ufficiali da parte del Las Vegas Police Department. Sulla sinistra invece c'era una piccola libreria colma di manuali della polizia e libri gialli, affiancata da un divano di pelle marrone sul quale Brass mi fece sedere, porgendomi una tazza di caffè freddo.
Guardai la scrivania spoglia: non era inondata di fascicoli come quella di Grissom ma a compensare c'erano alcune foto di una bambina con i codini e il giubbotto rosa. Il cestino traboccava di bicchieri di caffè espresso vuoti. Ero così presa dal guardarmi attorno e a pensare a quello che mi era appena successo che all'inizio non mi accorsi neanche di ciò che mi stava dicendo.«Parlerò io con il procuratore, vedrò di risolvere la questione di sua... sorella»
Fissai la superficie scura del caffè nella tazza che avevo tra le mani. «Noi non eravamo proprio sorelle, sono stata adottata da Thomas Blain e da sua moglie quando avevo due anni» Confessai.
Brass mi guardò stupito. «Thomas Blain, quello delle Blain Industries?» Chiese incuriosito e, alla vista del mio cenno di assenso, si limitò a dire: «Capisco»
Mi asciugai la guancia. «Me ne sono andata di casa appena ho potuto, non vado per nulla d'accordo nè con lui nè con il suo modo di vedere le cose»
Brass sorrise ironicamente. «La capisco, anche mia figlia è scappata di casa dopo aver saputo...» Si interruppe bruscamente, continuando a scrivere sul suo taccuino.
«Le deve mancare molto» Mormorai indicando le foto della bambina e Brass mi sorrise amareggiato.
«Già... Ellie fa la prostituta a Los Angeles e, ad essere sinceri, non è proprio mia figlia» Disse prendendo una fotografia in mano. «Non ha mai voluto ascoltarmi...» Aggiunse rimettendo a posto la cornice chiedendomi subito dopo di Meg.
Meditai un po' su cosa dire perché, oggettivamente, era come parlare di due persone completamente diverse: da un lato c'era la Meghan mostrata in pubblico, dall'altra quella che conoscevo solo io. «Da bambine ci detestavamo perché lei era la cocca di papà che, crescendo, aveva iniziato a comportarsi come nostra madre. Posso dire davvero dire che era la loro degna erede ma... con il tempo ho imparato che era una persona fragile a suo modo. Forse è diventata così proprio per colpa delle loro stupide imposizioni» Borbottai stringendo la tazza con forza. «Se fosse rimasta a casa a quest'ora sarebbe ancora viva...»
«Quando l'ha vista l'ultima volta?»
«Ieri sera. Siamo uscite di casa pressapoco insieme... mi ha detto che avrebbe passato la notte al casinò con le sue amiche»
«A che ora?»
«Probabilmente... verso le dieci di ieri sera. Avevo un appuntamento e-»
«Con chi?» La domanda mi spiazzò, facendomi rimanere a bocca aperta e lo guardai perplessa. «Glielo devo chiedere, è la prassi...» Disse melenso cercando di rassicurarmi.
Stavo per rispondere quando mi sentii avvampare ma dovevo farmi forza e rispondere. «Ero... Con Sanders» Mormorai.
Brass al sentire la mia risposta premette troppo forte la punta della biro sul taccuino, facendo un buco sulla pagina. «Con... Sanders? Greg Sanders?»
«Sì»
Mi guardò accigliato e iniziò di nuovo a scrivere sul taccuino con più enfasi e il sopracciglio alzato. «Avete una relazione?» Chiese divertito. Probabilmente questa domanda era solo per mera curiosità personale.
Ripensai alla nottata appena passata insieme. «Sì» Risposi nuovamente abbozzando un sorriso che nascondeva però un grande rimorso: mentre ero con lui Meghan era da sola con il suo aguzzino. Provai di nuovo il forte istinto di vomitare ma Brass riprese con le domande.
«Dopo l'ha più sentita?»
«No... Le ho lasciato diversi messaggi in segreteria, ma non mi ha mai richiamata...»
«Che lei sappia aveva una relazione? Frequentava qualcuno?»
Mi passai una mano sul viso con frenesia e nervoso, cercando di raccogliere le idee. «Doveva sposarsi un mese fa... ma aveva diversi spasimanti da una notte e via. Non so chi siano purtroppo... ma forse Ramona ne sa di più! Stamattina mi ha detto che ieri sera è andata via dal casinò con un ragazzo ora che ci penso»
«Dovremo parlare con lei al più presto, potrebbe essere lui l'assassino»
In quel momento sentii un suono sommesso alle mie spalle e vidi Brass alzarsi di scatto dalla sedia. «Aspetti qui un attimo»
Mi girai per seguirlo con lo sguardo e vidi Grissom bussare sul vetro: probabilmente si stava chiedendo cosa ci facessi nell'ufficio di Brass invece di starmene a lavorare sul caso con Greg.
Subito dopo li vidi parlare animosamente; Grissom rimase evidentemente sorpreso e scosso dalle parole del suo interlocutore. Non riuscii a capire cosa si stessero dicendo, per lo più continuavo a vedermi il volto coperto di sangue di Meghan davanti agli occhi.Dopo qualche minuto entrambi entrarono nell'ufficio, così mi alzai in piedi. Non sapevo cosa aspettarmi, se un sonoro rimprovero per aver abbandonato la scena del crimine o una sviolinata infinita di "condoglianze" e moine, ma Grissom non fece nulla di ciò mostrandomi solo uno sguardo compassionevole.
«Mi dispiace Courtney, faremo il possibile per trovare l'assassino» Disse semplicemente avvicinandosi a me.
«Greg è ancora sulla scena?» Aggiunse ma Brass rispose al posto mio, facendo il giro della scrivania per ritornare a prendere appunti sul suo taccuino.«Sì, tornerà fra poco insieme al Coroner. Quando arriva te lo mando in ufficio»
«Bene» Mormorò Grissom. Le sue dita tozze si strinsero con leggera forza sulla cartellina quando incrociarono i miei occhi ancora gonfi e arrossati. «Andrò ad aspettare Dave di sotto, Robbins dovrebbe darmi qualche informazione già dalle foto»
L'uomo dietro la scrivania mugugnò in senso di assenso e tornò a farmi domande non appena l'altro richiuse la porta uscendo in corridoio. Rimasi in sua compagnia per ancora svariato tempo, durante il quale gli comunicai i recapiti di casa mia e delle amiche di Meghan.«Eravate legate?» Mi chiese poi a bruciapelo dopo essere rimasto per un po' in silenzio.
Era una sensazione strana parlare di lei al passato, ma ero conscia che presto ci avrei fatto anche abitudine. «Non proprio... ma le volevo bene, avevamo iniziato solo da poco ad andare realmente d'accordo» Dissi con un filo di voce. «Io... io voglio solo trovare chi l'ha uccisa, nient'altro» Dissi appoggiandomi poi allo schienale del divano.
Sentii la stanchezza e la pesantezza di tutta quella situazione schiacciarmi come un enorme macigno e piansi di nuovo come una bambina, con Brass che guardava crollare, inerme, il muro che mi ero costruita lentamente attorno.
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Viva Las Vegas [In Revisione]
FanfictionCourtney Blain è la figlia adottiva di un ricco industriale mentre Greg Sanders è un neo agente della scientifica di Las Vegas. Il loro incontro, avvenuto in un bar della Strip, cambierà la vita di entrambi e li condurrà verso un destino ormai segna...