Some kinds of heaven

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So che quando siamo insieme
Il mio sole splenderà al tramonto.
Passiamo questa notte insieme
Vorrei renderti mia!
- Hurts -


Di tutti i casinò di Vegas, l'Excalibur Resort era il mio preferito: cavalieri, re Artù, draghi, castelli... un vero paradiso per gli amanti dei fantasy. Con quei suoi tetti rossi e blu fatti a guglia e le mura bianche che mi facevano sognare di essere in posti lontani e inesistenti. 

Una volta scesa dall'auto, mi fermai ad osservarlo in tutta il suo maestoso sfarzo immaginando di essere una principessa in trepidante attesa del suo principe azzurro e Greg, in un certo senso, per me lo era. 

Solo che di azzurro, o per meglio dire blu, non aveva un panciotto con mantello ma un anonimo camice da laboratorio. Non aveva un cavallo bianco ma un lucido piano di lavoro immacolato. Niente spada, niente scudo. Semmai provette e occhiali protettivi. Non ha mai usato pozioni magiche per trovare i cattivi, perché in realtà scopriva di cosa erano fatte.

Sentii in quel momento il rombo di un'auto arrivare alla mia destra e dovetti coprirmi gli occhi con la mano per riuscire a vedere bene. Era una vecchia Buick Riviera con la carrozzeria rosso scuro, dalla quale scese tronfio proprio il ragazzo che stavo aspettando.

«Sei in ritardo» Lo canzonai appoggiandomi alla mia auto. «Fai sempre aspettare una signorina?»

«Immagino tu non abbia letto il messaggio che ti ho inviato dove-» Si bloccò squadrandomi in silenzio. 

«..."dove"?» Lo incalzai. 

«Non importa» Disse secco. «Sei davvero... il vestito ti dona molto» Balbettò nel tentativo di farmi un complimento. 

Abbassai lo sguardo, giocherellando con una ciocca di capelli. «Grazie... anche tu stai molto bene» Biascicai arrossendo mentre mi ritornava in mente quanto accaduto poche ore prima.

Mi porse il braccio. «Vogliamo andare?»

Lo fissai spaesata perché mi sembrava un gesto fin troppo galante e non me lo sarei aspettato da un tipo come lui ma, alla fine, mi ci attaccai dolcemente guardandolo incantata. «Andiamo» Sussurrai.
Passeggiammo sulla Strip per svariato tempo: vista da vicino era ancora più magica del solito con tutto quello scintillio di mille luci e colori che non stufavano mai nemmeno dopo anni, la musica ad alto volume che usciva dai locali, le persone che camminavano senza curarsi dei propri problemi. Ma la cosa che amavo di più era quel lato nascosto e affascinante risalente ai tempi d'oro degli anni '30 quando era considerata da tutti come la El Dorado del Nevada. 

«A volte mi stupisci» Dissi a Greg, interrompendo il fiume di parole sulla storia di Vegas a cui aveva dato libero sfogo da un po'.

«Cioè?» Chiese lui incuriosito.

Mi fermai un attimo per ammirarlo da vicino. «Bhe, quando ti ho conosciuto non avrei pensato che potessi essere così...mh»
Greg si era fermato e mi stava tenendo per le mani. «Che potessi essere così come?» Sorrise.

Arrossii visibilmente, facendo vagare lo sguardo alle sue spalle verso le insegne al neon. «Il fatto che è non esiste una parola per descriverti... Sei tu e basta»

Greg mi accarezzò i capelli dolcemente, sogghignando. «Diventi sempre enigmatica quando sei in imbarazzo» Disse melenso. «Ed è una cosa che mi piace molto di te»

Se possibile, arrossii ancora di più prima di scoppiare a ridere insieme. Quando mi guardava mi venivano i brividi e sentivo il cuore battere all'impazzata, come se fossi preda di sintomi febbrili e, cosa più importante, riusciva a farmi dimenticare tutto ciò che non andava nella mia vita. 

Viva Las Vegas [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora