Capitolo 5

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P.O.V NASH

Eravamo in palestra ad allenarci in santa pace finché quel damerino montato del nuovo nuovo allenatore decise di farci fare l'allenamento di basket con quei coglioni delle terze.
Stavo facendo qualche tiro a canestro fin quando un inetto di terza mi cadde addosso facendomi sbagliare il tiro.
La palla finì in testa ad una ragazza del terzo anno che cadde a terra.

"Ma sei stupido? Guarda dove vai idiota!" Dissi al ragazzo dandogli una spallata e dirigendomi verso la ragazza che avevo colpito.
Un gruppo di persone si era radunato intorno a lei.
La guardai in viso, è Alexis, la ragazza che Logan piglia per il culo da ormai tre anni, non che sorella del mio migliore amico.
È bellissima. Il suo viso è qualcosa di angelico, per non parlare del suo corpo,un bel po' troppo magra, ma fantastica.

"Grier! Che cosa ha fatto?!" Mi urlò contro il professore.

"Ho sbagliato tiro e la palla le è finita in testa" Dissi facendo spallucce.

"Ora la accompagnerà in infermeria e resterà lì finché non si sveglia! E per voi non c'è niente da guardare! Tornate subito ai vostri esercizi!" Urlò il professore.
La presi in braccio a mo di sposa e mi incamminai verso l'infermeria.
Questa ragazza mi sorprende, si vede che è molto magra, ma non credevo pesasse quando una piuma.
Entro dentro l'infermeria e una donna sulla trentina mi venne in contro.

"Che le è successo?"

"Le è arrivata una pallonata in testa ed è svenuta."

"Stendila sul lettino" disse dolcemente.

La stesi delicatamente sul piccolo lettino bianco.

"Bene, ora fuori. Ti farò rientrare quando avrò finito" disse indicandomi la porta.

Uscii sbuffando, mi chiusi la porta alle spalle e mi sedetti a terra.
Dopo 15 lunghissimi minuti di attesa l'infermeria mi fece entrare ed accomodare su una sedia.

"Sì sveglierà tra una quindicina di minuti, stalle accanto e quando si sveglia spiegale cosa è successo. Una volta sveglia portala in segreteria e fate chiamare a casa" disse per poi uscire dalla stanza.
Mi sedetti su una sedia accanto al lettino.
Dopo si e no venti minuti che la osservavo il suo viso assunse un espressione infastidita e si portò una mano alla testa.
Mi alzai di scatto e mi allontanai.
Aprì lentamente gli occhi e si guardò un po' intorno.

"Cosa ci faccio qui?" Disse con voce debole.

"Hai preso una pallonata in testa e sei svenuta" Dissi facendo spallucce. Dovevo sembrare il più indifferente possibile.

"E tu che cosa ci fai qui?" Disse rivolgendomi uno sguardo stranito.

"Mi hanno obbligato a portarti ed a restare" Dissi con tono neutro.

"Oh.." disse sembrando quasi...dispiaciuta (?)

"Devi andare in segreteria per chiamare i tuoi genitori"

Provò ad alzarsi, ma non appena i suoi piedi toccarono terra cadde sul pavimento.
Mi chinai sulle ginocchia e la aiutai ad alzarsi.

"È meglio se ti porto in braccio" Dissi assumendo un tono infastidito mentre dentro di me sprizzavo dalla gioia.

"C'è la p-posso f-fare" balbettò appena.

"No, non c'è la puoi fare" Dissi prima di prenderla in braccio a mo' di sposa.

Sbuffò ed incrociò le braccia al petto come una bambina piccola.

"Avevo detto che c'è la facevo da sola" Sbuffò infastidita.

La ignorai ed arrivammo davanti alla segreteria.

"Buongiorno desiderate?" Disse una donna sulla cinquantina.

"Deve telefonare a casa perché non è stata bene" Dissi io per lei.

"Certo cara, dimmi pure il numero di telefono"

"********** è mio fratello"

"Sì Buongiorno, sono la segretaria della scuola. Sua sorella non è stata bene e si è appena rimessa, non può continuare le lezioni, potreste venire a prenderla? Uhm-Uhm. Si. Certo. Glielo dirò. Buongiorno" disse la segretaria al telefono.

"Verranno a prenderti fra una decina di minuti, nel mentre puoi aspettare fuori." Disse rivolgendole un dolce sorriso."- Tu nel frattempo stalle vicino finché non verranno a prenderla. Intesi?" Disse assottigliando lo sguardo nella mia direzione.

"Intesi" Dissi con finto tono annoiato.

Mi incamminai verso l'uscita e la sedetti sul muretto esterno dell'edificio.
Mi sedetti accanto a lei.

"Puoi andartene se vuoi, non sei costretto a rimanere" disse con voce debole.

"Tranquilla, preferisco stare qui piuttosto che tornare da quel damerino montato giù in palestra." Dissi ridacchiando.

"Dico davvero, è meglio se tu te ne vada, i miei fratelli non saranno felici di vedermi con un ragazzo accanto"

"Alexis giusto?" Dissi rivolgendole un sorrisetto.

"S-si" disse incatenando i suoi occhi ai miei.

"Bene Alexis, non me ne può fregar di meno se i tuoi fratelli siano felici o no di vederti con me. Quindi non me ne vado."

"P-perchè non vuoi andartene?"

"Non è per te. Voglio solo evitare di ricevere una nota dal professore. Non montanti la testa " Dissi con tono strafottente.

"N-non mi è n-neanche passato p-per la m-mente" disse con voce tremante abbassando lo sguardo.

"Alex!" Disse una voce maschile a me sconosciuta.

Ci girammo entrambi nella direzione da dove prevveniva quella voce ed un ragazzo sui 20 anni circa ci corse in contro.

Era molto più alto di Alexis, ma più basso di me. Aveva dei capelli corti biondi tirati su appena in una cresta e gli stessi lineamenti di lei. È suo fratello.

"Nash, che fai qui?" Mi chiese rivolgendomi uno sguardo sorpreso.

"Mi hanno obbligato a restare con lei." Dissi facendo spallucce.

"Alex come stai? Che è successo?" Disse abbassandosi alla sua altezza e accarezzandole una guancia col palmo della mano.

"B-bene. T-ti spiego t-tutto a casa" disse prendendogli le mani

La prese in braccio e poi mi rivolse uno sguardo.

"Grazie Nash" Disse con tono duro.

"Niente bro" Dissi ridacchiando per poi girarmi ed andarmene.

Li vidi salire in macchina e sfrecciare via sull'asfalto.

Ocean| Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora