Ocean| Nash Grier

Capitolo 6

Erano passati due giorni da quando mio fratello mi era venuto a prendere a scuola.
Tutto era trascorso molto normalmente, le ore di scuola erano noiose, a scuola stavo per i fatti miei e Nash non mi rivolgeva la parola, ma dopotutto, che mi aspettavo da un tipo come lui.
La sveglia suona puntualmente alle 7.00 a.m.
Non ho voglia di alzarmi.
Che palle.
Odio svegliarmi al mattino.
Mi buttai di malavoglia giu dal letto e spensi la sveglia.
Strisciai verso il bagno e mi feci una doccia veloce.
Quando uscii avvolsi il mio corpo in un telo da doccia ed indossai l'intimo.
Dopo essermi asciugata i capelli mi vestii.
Misi un paio di skinny jeans blu notte, una t-shirt viola e una felpa di mio fratello.
Presi lo zaino e scesi di sotto in cucina dove trovai Dylan e Tyler intenti a bere una tazza di latte.

"Buongiorno" Dissi stampando loro un bacio sulla guancia; alzarono la testa e sorrisero, ridacchiai. Avevano i baffi di latte. Quanto adoravo i miei fratelli?

"Perché ridi?" Disse Dylan assumendo un'espressione confusa.

"Avete entrambi i baffi di latte" Dissi scoppiando a ridere.

Dopo essersi pulito la bocca Tyler si alzò dal tavolo e mise le tazze ormai vuote nel lavandino.

"Io vado, a dopo" Dissi uscendo di casa.

Oggi sarei andata a scuola a piedi.
Misi le cuffie nelle orecchie ed iniziai a camminare ascoltando 'Air' di Shawn Mendes.
Entrai nell'edificio e mi diressi al mio armadietto.
Presi i libri necessari e richiusi lo sportello.
La mia schiena venne a contatto con l'acciaio freddo degli armadietti. Gemetti stringendo forte gli occhi per il dolore.

"Ehi sfigata, come va oggi?" Disse Logan che in quel momento mi teneva ferma contro la parete.
Non risposi. Chiusi soltanto gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.

"Che fai, non rispondi?!" Mi urlò contro scaraventandomi a terra.
Gridai per il dolore.

"Dai, lasciala stare" disse una voce roca. Nash.

"Che c'è Nash, ti importa di questa sfigata?"

"No" disse con tono duro.

"Allora vieni qui, e dimostralo." Disse Logan allontanandosi.

Lo guardai con uno sguardo supplichevole mentre si avvicinava.
Mi guardò qualche secondo per poi tirarmi un forte calcio nello stomaco per poi allontanarsi senza voltarsi una seconda volta.
Urlai per l'atroce dolore stringendo gli occhi e dirignando denti.
Mi portai le ginocchia al petto e nascosi la testa fra le braccia.
Anche lui era come loro. Speravo che... ma che mi andavo a sperare? Avrei dovuto aspettarmelo, dopotutto sono solo l'insignificante sorella del suo migliore amico. Sa che non direi mai niente a nessuno comunque.
Fu il suono della campanella a distrarmi dai miei pensieri.
Mi alzai dolorante e raccogliendo la mia roba andai nei bagni.
Posai i libri a terra e mi guardai allo specchio.
Avevo gli occhi gonfi e le guance arrossate, i capelli erano arruffati e dalla tempia destra usciva un po' di sangue.
Con le mani tremanti aprii la felpa e alzai la maglietta; lo stomaco era coperto di lividi di tonalità diverse, dal violaceo al giallo al blu; i singhiozzi riecheggiavano nell'aria e le lacrime solcavano interrottamente le mie guance.
Presi delle lamette dallo zaino e mi chiusi in una cabina.
Incisi profondi tagli sui polsi ed alcuni sullo stomaco continuando a singhiozzare.
Perché a me questa vita? Perché non posso essere una comune adolescente come gli altri? Perché non posso avere una madre ed un padre come tutti gli altri?
Mi alzai e mi disinfettai i tagli, li fasciai e rimisi la felpa.
Mi sciaquai la faccia provando ad apparire presentabile, raccolsi lo zaino ed uscii dai bagni.
La campanella suonò segnando l'inizio della seconda ora, corsi al mio armadietto e presi i libri necessari per la lezione.
Il corridoio in poco tempo si riempì di studenti.
Mi guardai intorno e i miei occhi scuri incontrarono i suoi azzurro cielo, smisi di respirare, avevo paura, tanta paura. Era appoggiato al muro accanto al suo armadietto, mi fissava quasi...dispiaciuto(?)
Distolsi lo sguardo incapace di riuscire a reggere il suo e corsi in classe.