Cap.12

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02/03/13
(Ore 15:50)
Caro diario,
Che giornata mamma mia, ho ancora dolori ovunque.
Mentre stavo entrando in classe, un piede sbucó dall'entrata, non sono riuscita manco a vederlo che subito mi ritrovai a terra con la faccia spiaccicata al suolo. Miria, chi altro se no, un boato di risate inizió a crescere nell'aula, ma che gli ho fatto!
È tre anni che mi tormenta e non sono mai riuscita a capire il perchè.
Non ho detto niente, sono cosí stupida che non sono riuscita a risponderle, ma vedrai che prima o poi avró il coraggio. Subito dopo venne ad aiutarmi Jacopo, ma dopo che Miriam gli ha lanciato uno sguardo fulmineo, lasció il mio braccio, che aveva afferrato per aiutarmi a rimettermi in pedi, facendomi sbattere la testa a terra, ma che gli prende?! È pazzo. Le cose con lui le avrei messe in chiaro più tardi. Prima che lui mi potesse dire qualunque cosa, Miriam lo prese e lo portó via, seguiti da Alicia.
Le lacrime iniziarono a scendere sia per il dolore della botta, sia per il comportamento di mio "fratello", non capivo cosa stesse succedendo, era tutto troppo confuso.
Riuscì ad alzarmi a fatica, attaccandomi a un banco li vicino, la testa faceva tremendamente male e pure il ginocchio destro, infatti intravedevo un livido che pian piano si stava formando. Prima o poi mi uccideranno ne sono più che certa!
Quando il professore è entrato mi ha visto mentre cercavo di rialzarmi, e notando lo stato in cui ero messa mi chiese spiegazioni,

"Sono inciampata, niente di che..."

Dietro di me sentivo le risatine di Miriam e di tutti i miei compagni, non ci feci troppo caso...

"Va bene Signorina Hanna, ora vada in infermeria a farsi mettere del ghiaccio sul livido e quando si sarà ripresa torni in classe.
Qualcuno che la voglia accompagnare?"
Disse il professore, con voce severa ma anche preoccupata, sono a scuola, la responsabilità di ció che succede è sua.

"Io." Disse Jacopo,

Ma non ci ho pensato neanche a farmi accompagnare da lui, è anche colpa sua se ero ridotta in quel modo!

"No no, riesco da sola, non ho bisogno del badante."

In quel momento incrociai gli occhi di Jacopo, erano tristi, arrabbiati, e preoccupati, ma non me ne importava niente, non avevo voglia di averlo vicino in quel momento, più mi stava lontano meglio era.
Sono uscita dalla classe e mi sono incamminata verso l'infermeria, la gamba faceva tremendamente male e mi ero dimenticata completamente che dovevo scendere una rampa di scale per arrivare al piano terra, che scema!
Mentre percorrevo il corridoio mi trovai davanti Matt, meglio di così non poteva andare.

"Cosa ti è successo?" Mi chiese lui preoccupatissimo, che strano vedere una persona che ci tiene tanto a te, non ci sono abituata,

"Niente." abbozzai un sorriso, ma si è accorto subito di quanta falsità c'era dietro,

"A me non racconti stronzate." Mi ha bloccata per un braccio, costringendomi a fermarmi,

"Non dovresti essere in classe a quest'ora?"

"Si ma non avevo voglia di fare un' ora di matematica con quel deficiente di Brown, quindi ho finto un mal di pancia per uscire, posso stare fuori tutto il tempo che voglio, presumo invece che tu stia andando in infermeria, ti aiuto."

"Grazie ma ce la faccio",

"Credi davvero di riuscire a scendere le scale con la gamba in quello stato, avanti, piantala."

"No, davvero ce la faccio"

Senza darmi retta e prima che me ne rendessi conto mi prese in braccio, contro il mio volere tengo a sottolineare, e mi portó in infermeria appoggiandomi sul lettino.

"Grazie."

"Hai bisogno del ghiaccio."

Come se conoscesse a memoria il posto tiró fuori da un cassetto una busta con del ghiaccio, ci picchió su per un po' di volte e poi me lo mise sul ginocchio.
Abbozzai un piccolo sorriso di ringraziamento, lui ricambió e si sedette al mio fianco sul lettino.

"Cosa ti è successo." pensavo e soprattutto speravo che avesse rinunciato con questa domanda ma evidentemente mi ero illusa troppo presto,

"Niente, te l'ho già detto prima, sono solo inciampata",

"Non ti credo."

"Ma è così difficile da capire, o sono scema io che parlo un'altra lingua o sei scemo te che non mi ascolti!"
Mi stavo davvero irritando, non volevo che la verità uscisse fuori, non sapevo come avrebbe reagito...

"Mi sa che sei scema te e non perchè parli un'altra lingua ma perchè pensi che io sia così idiota da non capire che mi stai prendendo per il culo... Dai Hanna pianta, cosa ti è successo?"

Mi prese la mano e il mio cuore inizió a battere talmente forte che sentivo il suo ritmo persino dentro la mia testa,

"Ti prego Matt..."

"Hanna, lo faccio solo perchè ci tengo e ho bisogno di sapere chi ti ha ridotto in questo modo!"

"Matt, cazzo, non posso!"

"Sfigata sei ancora viva?" la voce era inconfondibile, merda era Miriam, era entrata in infermeria per vedere come stavo, probabilmente perchè il profe l' ha obbligata, per fortuna io e Matt ci eravamo allontanati appena in tempo, avevamo sentito la sua voce in corridoio, lui era su una seggiola con le gambe sul tavolo e io sdraiata sul lettino,

"Come l' hai chiamata scusa?" si è alzato lui in piedi mettendosi di fronte a lei,

"Che cazzo ci fai tu qui con questa?" la sua voce era talmente fastidiosa e allo stesso tempo furiosa che decisi di chiudermi nel bagno per restare più tranquilla, intanto di la le voci erano ancora inconfondibili,

"L' ho accompagnata dato che "qualcuno" le ha fatto del male, e comunque ti ho fatto una domanda."

"L' ho chiamata sfigata." gracchiò lei ignorando la parte precedente del discorso,

"Eccome se c'è il problema, anzi il problema sei proprio tu!" Gli urló contro lui,

"Io non so se voglio continuare questa messa in scena." Continuó con più tranquillità,

"Devi, o vuoi che papino tolga il lavoro al tuo, ti stai mettendo nei guai tesoro, quindi vedi di rigare dritto e non fare scherzi di cui poi ti potresti pentire, ah e dato che non hai scelta, l' ho fatta cadere io la tua amichetta ed è stato divertentissimo, ma tu cosa puoi fare, NULLA!" Miriam si mise a ridere. Ho aperto di poco la porta e vidi Matt con la testa bassa, e lei che gli rideva in faccia, ma che cazzo di problemi ha quella?!

"Lo sai che non puoi scegliere amore, quindi ti conviene mettere la testa apposto."

"Esci da questa stanza, ora."
Gli disse lui duro, alzando nuovamente la testa per fissarla negli occhi,

"Ci vediamo dopo tesoro, ah e cara so che ci stai ascoltando, non la passerai liscia nemmeno sta volta, preparati all'inferno quest'anno." Sempre ridendo.
fece l' occhiolino a Matt, gli diede un bacio e se ne andó.
Ero rimasta completamente pietrificata dal loro discorso,dal comportamento di lei e dalla minaccia che mi sono presa.

"Puoi uscire adesso, sei fuori pericolo."

"Mi dispiace." L' unica cosa che sono riuscita a fare uscire dalla mia bocca era un semplice mi dispiace, che banalità.

"Non centri nulla, ascolta, ti va di venire a fumare una sigaretta in cortile? Abbiamo tanto di cui parlare", ho annuito senza dire una parola e ci siamo incamminati verso l'esterno.

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