~sei~

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"Il bagno è mio!!"
Al mattino eravamo tutti costantemente in ritardo, beh tutti tranne Sofia ovviamente.
Quella ragazza era una maniaca dell'organizzazione, la sua camera (o meglio, la sua parte della camera) era impeccabile. Il letto sempre in ordine, i vestiti tutti piegati nell'armadio e sulla scrivania non vi era un solo libro fuori posto. Insomma, il mio esatto opposto. Nella mia parte le lenzuola erano sempre disfatte e arrotolate, vestiti e scarpe sbucavano da sotto il letto e il bancone della scrivania si intravedeva a malapena sotto le pigne di libri, cianfrusaglie e fumetti.
Non so cosa si aspettassero Giulio e mamma da noi, ma di sicuro la convivenza non sarebbe stata facile!

...

"Dai Max, muoviti, devo ancora lavarmi i denti!"

Pochi secondi dopo sentii degli strilli provenire dal bagno e subito dopo vidi Max uscire.

"Ma che succede?"

"Fossi in te non entrerei! Mamma e Giulio sono... Cioè che schifo, quei due sono nella vasca da bagno e mamma gli sta radendo la schiena!"

"Oh, andiamo! ALMENO ABBIATE UN MINIMO DI PUDORE, CHIUDETEVI DENTRO!"

"ESATTO, CI SONO DEI MINORENNI IN QUESTA CASA!"

Le stranezze erano all'ordine del giorno in casa "nostra".
Dopo scuola, quasi ogni singolo giorno, Luca ritornava con quel suo amico: Alex. Avevano allestito una palestra in camera sua e perciò si rintanavano ore ore a magiare schifezze, fare pesi e guardare "film" e il tutto si alternava ai momenti in cui uscivano.
Alex non aveva più osato rivolgermi alcuna parola, non dopo ciò che era successo e soprattutto non in presenza di Luca. Eppure a scuola avevo incrociato più volte il suo sguardo, ma ogni volta immediatamente lo distoglieva.
Avevo per caso la lebbra a mia insaputa?

Un pomeriggio dopo scuola scesi in cucina, per stuzzicare qualcosa prima di cena e varcando la soglia mi ritrovai faccia a faccia con Alex.
Rimasi spiazzata, non me lo ricordavo così alto (beh non che il mio metro e sessanta scarso fosse a mio vantaggio), si soffermò a fissarmi con area superba, i suoi occhi erano fissi nei miei, castano contro ambra, così simili e diversi allo stesso tempo.
Essendo amico di Luca mi aspettavo un comportamento beffardo, eppure sul suo viso apparvero due fossette e subito dopo dalle sue labbra uscì un:

"Ma allora la tua è un'abitudine, ti scontri così con tutti?"

"Guarda che sei tu ad avermi travolta l'ultima volta e si dal caso che io viva qui, quindi sei tu l'intruso."

Non volevo dirlo sorridendo, ma di fronte a quel sorriso così amichevole non riuscii a farne a meno.
Si passò una mano tra i riccioli scuri e distolse lo sguardo dal mio, poi scansandomi afferrò il pacchetto di patatine sul bancone della cucina e raggiunse mio fratello in sala, ma non prima di aver risposto con un:

"Touché, stavolta l'hai vinta tu, sirenetta."

...

Due settimane dopo mamma e Giulio vennero a sapere dalla preside che io e Luca ci eravamo azzuffati davanti a tutti, provocando disordine e schiamazzi in mensa. Non ricordo bene come iniziò il litigio, ma ciò che ricordo perfettamente è la faccia del mio fratellastro imbrattata di pasta al sugo e subito dopo i miei capelli zuppi di Coca-Cola.
Per un momento la soddisfazione mi aveva posseduta, eppure non mi ero mai comportata così. Nella vecchia scuola ero sempre stata un po' ribelle, ma di sicuro mai aggressiva.
Così, dopo un'ora di pulizie obbligatorie a scuola, avevo pensato di potermi lasciare alle spalle quell'episodio.
Ciò che non avevo previsto però, era la conseguenza di avere una psicologa per madre. Secondo lei io e Luca avremmo dovuto passare più tempo insieme per "chiarire" le nostre divergenze.
E quale miglior modo se non dipingere la soffitta insieme?!

"Tu dipingi quella metà e stai nella tua parte."

"Non dirmi quello che devo fare, Luca."

"Zitta e lavora."

"Sei irritante..."

"Ma che?! Ti sei rincretinita?! Mi hai sporcato la maglietta, sai quanto costa?!"

"Se ci tenevi così tanto non avresti dovuto metterla per dipingere le pareti!"

"Sei morta, scricciolo."

Di rimando mi ritrovai la tempera lilla colarmi dalla nuca in giù e quella situazione fu come una sorta di dejavu.
A mia discolpa posso dire che Luca se l'era cercata, da troppo tempo continuava a provocarmi con fare supremo.

Schizzi di tempera volarono per tutta la stanza e i nostri pennelli si incrociavano come spade nell'aria.
Vidi Luca indietreggiare, nel farlo però perse l'equilibrio e urtò il secchio della tempera. Rimase steso a terra, con la gamba circondata dalle braccia, imprecandomi contro e urlando. Il mio primo impulso fu quello di aiutarlo, ma l'orgoglio ebbe la meglio, così scoppiai a ridere, fino alle lacrime.

"Papààà Emmaaa, vostra figlia mi ha appena aggredito!"

Love & War for breakfastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora