Prologue

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Faith era una ragazza diversa dalle altre, era solitaria, le piacevano la notte e l'inverno, e queste preferenze le aveva manifestate fin da piccola, quando andava a caccia con il nonno Oliver,correndo per le foreste vicino a casa sua con la faretra sulla schiena. All'età di sette anni però, il nonno venne a mancare e Faith, che era stata cresciuta da quest'ultimo come una figlia, si isolò, non faceva più molto caso ai genitori, sebbene abitasse nella loro stessa casa, chiese addirittura a suo padre di costruirle la camera nella cantina, e suo padre lo aveva fatto, sperando di riallacciare i rapporti con la figlia, che da tempo ormai si era allontanata dal mondo che la circondava. Ma le cose peggiorarono, Faith si ritrasse ancor di più, e mentre le persone intorno a lei pensavano ad un modo per farla tornare a come era prima della morte del nonno, lei usciva, con il suo arco in mano, a cacciare quello che le capitava davanti, e tornava sempre con qualcosa, che poi rifilava ai suoi genitori. Raramente lasciava entrare qualcuno nella sua camera, se non sua madre per rifare il letto o per pulirle il bagno. Faith non era mai stata una ragazza disordinata, difatti nella sua stanza tutto era in ordine, come se sentisse la necessità di dare un posto a tutti quegli oggetti, ma le cose più di tutte in ordine, erano inequivocabilmente l'arco e la faretra, che tutti i giorni Faith si premurava di pulire, tutte le volte che tornava dalla caccia. Li puliva in un modo quasi ossessivo, pensando che fossero l'unica cosa tangibile che la legasse ancora al nonno scomparso otto anni prima. Faith era giovane, aveva solo sedici anni, ma preferiva passare le sue giornate andando a scuola e poi isolarsi nel suo mondo. Non mangiava nemmeno con i suoi genitori, ma al contrario si faceva portare il cibo in camera dalla madre, che si disperava ogni giorno di più per la figlia. Ma a questo Faith non importava, desiderava solo tornare a quando aveva sette anni e correva spensierata per la foresta accanto al nonno Oliver, voleva tornare indietro a prima di subire una perdita così atroce, voleva prendersela con il male che glielo aveva portato via. Ma ormai era consapevole del fatto che non poteva farci più nulla, era consapevole del fatto che non potesse tornare più indietro e che non avrebbe rivisto più l'amato nonno Oliver, che per lei era stato come una stella polare, la aveva guidata, le aveva fatto scoprire poco a poco il mondo, la aveva aiutata nei momenti più difficili e l'aveva amata senza limiti, proprio come una figlia, ma si sa, le stelle a volte scompaiono, e dopo non sempre sei in grado di ritrovarle.

Calum invece era una questione a parte, la madre, con cui viveva lo aveva abbandonato quando lui era piccolo, aveva solo tre anni, e quindi era passato senza nessuna obiezione a casa di suo padre Jacob, drogato e tossicodipendente. Calum veniva trascinato in giri loschi, tutti i giorni persone che non conosceva e dalle brutte facce gli si avvicinavano, ma cosa ne può mai sapere un bambino di tre anni di queste cose? Lui pensava solo che fossero brutti, e che il suo papà invece era una persona grande, un supereroe, per quanto la fantasia di un bambino si possa concedere. A otto anni, mentre Calum, che iniziava a capire un po' di più del mondo che circondava il suo papà, guardava la televisione, il telefono fisso di casa squillò, e lui accorse felice a rispondere, era sempre contento di rispondere al telefono, lo faceva felice pensare che qualcuno stesse chiamando proprio lui. Quello che purtroppo senti dopo gli procurò un moto di tristezza, e un vuoto dentro lo stomaco. Calum si sentiva male, voleva piangere ma continuò comunque ad ascoltare, anche quando un agente di polizia pronunciò la frase "Calum, il tuo papà è stato arrestato". Il bambino, che a quel punto non riuscì più a trattenersi, iniziò a piangere silenziosamente, mentre lacrime amare gli solcavano il viso ambrato. Era sempre stato un bel bambino, sebbene non avesse tratti somatici molto speciali, aveva due occhi marroni, veramente scurissimi e penetranti, leggermente a mandorla, anche se nessuno della sua famiglia da quanto ne sapeva lui era orientale, la pelle scura, ambrata e dei capelli neri corvini, che contornavano alla perfezione il suo viso.
L'agente gli chiese se fosse a casa da solo, e lui non poté fare altro che rispondere di sì, e quando l'agente gli disse che sarebbero arrivati, Calum si andò a sdraiare sul divano, aspettando che arrivassero le persone che avrebbero dovuto metterlo in salvo. Ma non fu propriamente così. Venne affidato a una famiglia secondaria, la famiglia Irwin, dove erano tutti gentili, la madre, Taylor, faceva di tutto per farlo adattare, e il figlio dei signori Irwin, Ashton, era quanto di più vicino ad un fratello che Calum avesse mai avuto. Tutti i giorni però, si alzava nella sua stanzetta  nuova, che condivideva insieme ad Ashton, con la consapevolezza di non essere accettato dal suo nuovo padre, Roger, che non perdeva occasione per ricordargli il suo passato infelice, e per farlo sentire ancora di più un peso nei confronti della nuova famiglia che lo aveva accolto, o quasi. Iniziò per Calum una routine, che era alzarsi, lavarsi, prepararsi per la scuola e frequentarla per otto ore, tornare a casa, svolgere i compiti, aiutare nel preparare la cena ed andare a dormire, rifilando qualche riferimento alla vita precedente del bambino da parte di Roger qua e là. E così passarono gli anni, e Calum non capì mai cosa avesse contro di lui quell'uomo e capiva ancora di meno come potessero essere Taylor e Ashton che erano così buoni con lui, rispettivamente moglie e figlio di una persona così cattiva. L'unico desiderio di Calum, rimaneva però, quello di tornare e riavere la famiglia che un tempo lo aveva accudito. Ma era troppo tardi per questo è Calum lo sapeva.

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