Faith's pov
Era il giorno in cui cominciava la scuola, precisamente erano le 5:27 di mattina, ma poco mi importava, dovevo andare a caccia, dovevo assolutamente rilassarmi, o non avrei retto il tipico 'stress da primo giorno di scuola'. Scattai velocemente in bagno per infilarmi dei pantaloni marroni e una maglietta nera, legai i capelli in una treccia disordinata e tornai in camera mia, dove indossai la mia giacchetta di pelle e recuperai arco e frecce. Mi partì un'imprecazione costatando che l'arco era ancora bagnato dal giorno precedente, quando si era messo a piovere prima che riuscissi a tornare a casa. Più che bagnato era umido, quindi lo appoggiai al calorifero vicino alla mia scrivania e sperai con tutta me stessa che il legno dell'arco non si rovinasse. Mi sedetti sul letto e presi in mano un libro. Ultimamente leggevo molto, ma sorpresi anche me stessa scoprendo di essermi appassionata alla saga di Divergent, forse la sentivo un po' la mia situazione. Nel libro le persone Divergenti venivano uccise perché non avevano una posizione stabile nella quale stare, e venivano reputate diverse. Io venivo esclusa dagli altri perché non mi vestivo come loro, tutta griffata, ed ero un po' solitaria, ma se ci penso bene non ho di che lamentarmi, dopotutto avevo scelto io di stare sola. Avrei solo bisogno di qualcuno che mi capisca, che capisca come sono, che non pensi subito al peggio di me. Che mi stia accanto. Ma ormai avevo perso le speranze. Sentii le campane in lontananza suonare, e contando i battiti mi resi conto che erano le sei. Di fretta, appoggiai il libro sul comodino e presi al volo l'arco, che per fortuna era già asciutto e aprii la finestra sopra il mio letto, facendo piano per non svegliare nessuno. Mi investì una folata di aria fresca, e mentre avevo le gambe che penzolavano sentii anche il profumo d'erba attraversarmi le narici come uno spillo quando ti pungi un dito. Era appena piovuto, ciò stava a significare che gli animali sarebbero usciti allo scoperto per procurarsi da mangiare. Con un salto scesi dalla cornice della finestra e iniziai ad addentrarmi nel bosco. In lontananza vidi una sagoma muoversi, e rimasi sorpresa nel vedere un cerbiatto che passeggiava tranquillamente, ignaro del fatto che a circa una trentina di metri di distanza, una ragazza quattordicenne stava mirando proprio nel punto in cui si trovava il suo cuore, e che lui, alzandosi su due zampe per cercare di prendere qualche frutto dai rami degli alberi, stava facilitando la caccia alla ragazza, che ero io, e che a mira presa avevo scoccato una freccia, prendendolo in pieno. Il cerbiatto cadde, e in quel momento mi dispiacque un po' per lui, era giovane. Dal momento che pesava troppo per me, decisi di coprirlo con un telo, e una volta tornata a casa avvisare mio padre. Si erano fatte le 6:25 e io avevo ancora trentacinque minuti per cacciare, e io non intendevo sprecarli.
Una mezz'ora più tardi, stavo tornando a casa, con l'arco e le frecce appese dietro la schiena e quattro leprotti in mano. Uno di questi mentre stava morendo mi aveva anche morso il braccio, quindi appena messo piede in casa mi sarei dovuta disinfettare. Camminai ancora un po' e finalmente iniziai a intravedere la sagoma della casa, che raggiunsi in fretta. Avevo il fiato corto e il cuore che mi stava letteralmente esplodendo nel petto-forse era dovuto al fatto che i miei genitori mi avevano proibito di uscire quella mattina-ma cercai di calmarmi, per quanto mi era impossibile. Mi arrampicai fino al davanzale della finestra-che avevo lasciato aperto- ma mentre stavo per entrare dalla finestra, una voce piuttosto familiare interruppe il mio piano.
«Oh, andiamo Faith, è anche casa tua, avresti potuto passare anche dalla porta. Oh, aspetta, hai ragione, avremmo potuto sentirti mentre sgattaiolavi fuori di casa!»mentre pronunciava l'ultima parte mi pareva piuttosto incazzata, ma sono dettagli, lascerà sempre perdere come al solito.
«Mamma, dovevo reprimere lo stress.»
«Stress di cosa, si può sapere?»
«Da primo giorno di scuola, andrò alle superiori mamma, avanti, chi non si è mai sentito come me?»
«Faith su questo hai ragione, ma non puoi andare nei boschi di mattina.»
«E perché no? Ti procuro anche da mangiare, cosa vuoi di più?»Le chiesi, esasperata.
«Se lo vuoi davvero sapere, vorrei tanto che tu tornassi come prima Faith, come quando sorridevi sempre ed eri felice. Come quando non ti chiudevi in te stessa e mangiavi con noi, o come quando non scappavi di casa per andare nei boschi e trafiggere tutto quello che ti capitava a tiro.»
Mi disse con un filo di voce.
«Lo sai anche tu che ci ho provato, io ci ho provato mamma, ma non ce la faccio, non mi posso lasciare tutto alle spalle con uno schiocco di dita.»Ero stremata, non riuscivo più a discutere, così, passando dalla porta perché il braccio mi faceva male per colpa del leprotto, entrai in casa, dove incontrai mio padre.
«Di nuovo scappata di casa, Faith?»
«Si beh, qualcosa del genere.»Risposi, con una nota di divertimento nella voce.«Oh, comunque oggi pomeriggio dovresti aiutarmi.»
«Non dirmi che sei riuscita a prendere un altro cerbiatto?!»
«Si, ehm, è un problema?»chiesi con tutta me stessa sperando che la risposta fosse no. E infatti...
«No, Faith, ma dove lo hai preso?»
«Qui»Risposi indicandomi il cuore.
«A volte mi chiedo come tu faccia, hai per caso un occhio bionico?»mi chiese, con evidente divertimento nella voce.
«No, e ci sono anche questi.»gli mostrai anche i leprotti.
«Li pulisco e li vado a vendere al mercato, tu vai a prepararti.»mi congedò.«E disinfettati quella ferita!»mi urlò prima che io scendessi in camera mia. La attraversai e mi diressi in bagno, dove mi disinfettai la ferita con l'acqua ossigenata. Mi buttai nella vasca da bagno-cosa strana per me, dal momento che io mi facevo sempre la doccia-e mi rilassai fino a quando non suonò il timer del telefono, che mi avvisava di muovermi. Uscii e mi diedi una rapida asciugata, poi mi truccai rapidamente con una sottile riga di eye-liner, accompagnato da matita e mascara, e un po' di fondotinta. Stavo per andare verso l'armadio, ma poi qualcosa mi attirò verso il letto. Mia madre come al solito mi aveva già preparato lo zaino e la merenda. Sorrisi e aprii l'armadio. Scelsi un paio di jeans neri strappati e una maglietta dei Rolling Stones, il tutto accompagnato dalle mie Nike blu con il simbolo arancione. Non ero griffata, ma mi piacevo egualmente tantissimo. Le Nike poi, erano qualcosa di paradisiaco, era come stare in paradiso con queste ai piedi. Mi coprii le spalle con una giacca di pelle nera che arrivava fino all'ombelico e la lasciai la cerniera slacciata, avrei sentito solo caldo allacciandomela, e da quel che avevo capito dalle temperature di quella mattina quando ero uscita, sarebbe stata una giornata calda. Sentivo che mi ero dimenticata qualcosa, ma non... aspetta. I capelli!!! Corsi in bagno e mi slegai la treccia, lasciando ricadere i miei capelli biondi. Decisi di lisciarli, sarebbero stati davvero bene, con i vestiti. Dopo un quarto d'ora ero pronta, quindi salii le scale con lo zaino in spalla e presi una brioche confezionata dal cesto sopra il tavolo, la scartai e la mangiai. Qualche minuto dopo, anche mamma e papà erano pronti, per cui andammo tutti e tre verso la macchina. Aprii la portiera e mi accomodai in uno dei sedili posteriori. Era iniziato il mio primo giorno di scuola.
***
Scusate se non ho aggiornato prima ma sono stata taanto occupata. Perdonatemi :c
Comunque, I'm here🤗
Il prossimo capitolo sarà ancora un Faith's pov e poi ci sarà anche Calum yep😌
Ieri mi hanno fatto il vaccino e...
Sto.
di.
merda.
helpatemi.
Alla prossima,
Asia🌟
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Eremofobia
Teen Fiction"Loro due erano due pezzi rotti, che insieme si incastravano perfettamente."