Faith's pov
Ci vollero venticinque minuti buoni per arrivare alla mia nuova scuola. Naturalmente c'era stato anche un po' di traffico, ed io sperai con tutto il cuore che la strada da fare in realtà fosse più breve di quello che sembrava. Cercai di memorizzare il più possibile: le strade, gli incroci, il nome delle vie o anche solo di qualche locale per sapermi orientare l'indomani. Me ne rimase impresso uno, in effetti. Su chiamava Paradise Café; l'insegna era costituita da una nuvola di colore azzurrino, e a me vennero subito in mente le nuvole di zucchero filato. Mi riapromisi di passarci, e continuai nel mio lavoro di memorizzazione. Quando mio padre frenò di colpo, io praticamente venni scaraventata in avanti, sbattendo contro il sedile di mia madre.
-È questa?-chiese mio padre.
-Ehm, non lo so, hai ancora il depliant?-chiede mia madre, un po' sotto tensione.
-Si cara, penso proprio che sia questa.-
-Scusate, fatemi capire, avete insistito per farmi andare in questa scuola, e alla fine non sapete nemmeno quale sia?- dissi, sinceramente seccata dal fatto che non sapessero quale fosse la scuola.
-Si, più o meno Faith.- rispose mio padre in tono indifferente, per mascherare l'imbarazzo.
-Caro guarda, c'è una targhetta lì in alto. Sulla targhetta era ricalcata una scritta.
"Redlinghton High
liceo classico e linguistico."
Beh, se prima avevo qualche speranza che i miei non trovassero la scuola e che mi facessero di conseguenza stare a casa, era svanita in un secondo e mezzo, o meno.
-Vieni amore, dobbiamo andare a firmare dei moduli in segreteria.- mi avverte mio padre.
-Uffa, va bene.- A malavoglia scesi dalla macchina e li seguii, trascinandomi i piedi chiusi nelle scarpe. Arrivammo fino alla segreteria, dove una donna di mezza età con dei boccoli castani ad incorniciarle la faccia ci accolse gentilmente nel suo ufficio. Diede dei moduli da far firmare a mio padre, probabilmente tutta la mia documentazione scolastica...
-Okay, la ringrazio, avete finito di compilare i moduli, tra poco arriverà un ragazzo o ragazza dell'istituto che mostrerà a vostra figlia l'intero edificio.- disse la segretaria, in modo cordiale, interrompendo i miei pensieri. Mio padre e mia madre mi salutarono, poi varcarono la soglia della segreteria, in modo tranquillo. Io mi accomodai su una delle tante poltrone di pelle dislocate nella stanza, e mi fermai a guardarla. Aveva gli occhi verdi, di un verde scuro che mi ricordavano i boschi, le labbra erano delineate è un po' a cuoricino, mentre il naso era aquilino è leggermente all'insù. Tutto sommato era una bella donna. Anche il fisico era snello, e i tacchi neri le conferivano un po' dell'altezza che le mancava. Dopo un po' di tempo sentii bussare alla porta, alla quale la segretaria rispose con un cordiale 'avanti' e dalla porta entrò un ragazzo biondo scuro, con i capelli che ricadevano un po' sulle spalle. Aveva un sorriso a trentadue denti e delle fossette sulle guance. Era magro, ma dalla sua maglietta nera di potevano benissimo vedere i muscoli che si tendevano mentre camminava.
-Ciao Emma, come stai?- Per un secondo rimasi stupita dalla confidenza con cui le aveva parlato, poi però capii che se le parlava così doveva essere qui già da un po' di tempo, forse era in terza superiore.
-Ciao Ashton, questa è Faith Smith, dovrai accompagnarla a visitare l'edificio, mi raccomando, mostrale tutto e non tralasciare niente, okay?- gli disse lei, travolgendolo ancor prima che smettesse di camminare.
-Uhm, d'accordo.-
Poi Emma si rivolse a me.
-Okay Faith, questo è Ashton, uno studente di seconda superiore, ti accompagnerà a fare il giro dell'istituto e te lo mostrerà tutto, ogni metro quadrato di questa struttura.- mi informò, concludendo il discorso con un sorriso.
-Va bene, quando cominciamo?- chiesi impaziente, e anche un po' in ansia.
-Subito, che domande!- Intervenne il ragazzo, facendo spaventare tutte e due.
-Ora vai cara, per le prossime due ore e mezza sarai occupata, ma non temere, con lui non ci si annoia mai.- mi congedò aggiungendo anche un occhiolino alla fine del discorso.
"Già, hai ragione, tanto quella che dovrà camminare sarò io." Pensai tra me e me.
-Ehi, non lo dico per infierire, ma forse è meglio che ti muovi, la scuola non è affatto piccola.-il biondo mi riportò alla realtà, quindi mi alzai e lo seguii.
-Da dove vuoi cominciare?-mi chiese.
-Ehm...per me è uguale, inizia da dove vuoi tu.-stavamo passando per uno dei corridoi principali mi sembrava di capire, in quanto c'erano anche gli armadietti. Le pareti erano ricoperte da grandi pannelli di legno son sopra dipinti svariati disegni, non c'era un centimetro di parete vuoto.
-Bello eh? C'è voluto più di un anno, a dipingerle tutte, e non hai ancora visto la mensa o il punto della scuola dove si incontrano tutti i corridoi, in pratica questa scuola è una bomba colorata.- non mi accorsi nemmeno di essermi incantata, ero troppo concentrata a guardare quel miscuglio di colori sgargianti e disegni stranissimi.
-Si ehm...no scusa, io stavo...cioè mi dispiace, non volevo...-cercai di formulare una frase che contenesse delle scuse decenti, ma non ci riuscii, continuavo a balbettare come una deficiente.
-Tranquilla, tutto okay, anche io mi sono incantato a guardare quando sono arrivato qui.-il fatto che avesse fatto anche lui quello che avevo fatto io mi tranquillizzò, ma non del tutto.
Percorremmo ancora un po' il corridoio, poi Ashton girò a destra, e ci ritrovammo in un grande ambiente, con il soffitto che era ancora più colorato dei pannelli dei corridoi, sembrava che avessero presso le latte di vernice e successivamente le avessero rovesciate tutte sul soffitto, lasciando che i colori si mescolassero, ma era impossibile dal momento che si trattava di un soffitto.
-Wow.-mi lasciai scappare di bocca involontariamente. Solo allora mi ricordai che Ashton era ancora lì vicino a me.-Come hanno fatto? Insomma, sembra che ci abbiano rovesciato sopra delle latte di vernice!-finalmente lo chiesi, stavo letteralmente morendo dalla voglia di sapere come avessero fatto a dipingere quel soffitto.
-Effettivamente hanno fatto così. Da quello che ho capito si sono posizionati su delle scale e hanno buttato la vernice sul soffitto. Mi hanno detto anche che poi le cuoche hanno dovuto pulire tutta la vernice che era colata sui vari banconi, tavoli, sedie, macchinette automatiche eccetera.-"poverette!", pensai tra me e me, pulire quel disastro non dev'essere stato per niente facile.
-Scusa ma non hanno messo i teli per terra, o su tutto quello che c'è qui?-
-Si, ma non credo che i teli abbiano resistito molto contro un'alluvione di vernice di quella portata.-effettivamente il duo ragionamento non faceva una piega.
-Già-fu l'unica cosa che riuscii a rispondere.
-Bene, ora si va in palestra.-
-Okay.-e iniziammo a camminare verso la palestra. Camminammo per dieci minuti circa, dopo i quali arrivammo davanti al portone della palestra.
-Spingi il maniglione ed entra, cosa aspetti?-
-Veramente io...-non riuscii a finire la frase perché uno strano tizio di corsa con i capelli blu e viola mi interruppe.
-Ashton!!!- urlò il tizio, correndo proprio verso di noi. Purtroppo la sua corsa non durò a lungo, visto che scivolò sul pavimento liscio del corridoio e finì col culo per terra. Ashton stava letteralmente crepando, si teneva il punto dell'addome dove si trovava lo stomaco e non la smetteva di ridere.
-Mickey...come hai...fatto a...?- rise tra una parola e l'altra-in ogni caso...cosa ti ehm...serve?-
Il ragazzo che suppongo si chiami Michael si alza.
-Il tuo libro di storia.-
-Hai di nuovo dimenticato il tuo?-
-Si, e Luke quest'anno non è nel mio corso, quindi non lo posso scroccare a lui e...- si fermò improvvisamente.- Chi è la ragazza?-
-Lei è Faith, è una ragazza nuova, le sto facendo fare il giro della scuola.-
-Già beh, ancora non capisco perché lo fanno fare sempre a te.-disse Mickey, credo.
-Forse perché non sono pervertito come voi altri?-
-Si, forse hai ragione, ci si vede bionda, ciao Ash.- è detto questo se ne andò.
-Okay il tuo amico Mickey è davvero strano, proprio in tutto: nel nome, nei capelli, nel comportamento...-
-No, cos'hai capito?-ride brevemente-Mickey è un soprannome, lui si chiama Michael-
-Ah-*figura di merda* okay, avevo seriamente detto una cazzata atomica. Qualcosa di peggio?
-Non fa niente, ora entriamo in palestra dai.- E così lo seguii ed entrai in palestra insieme a lui. Qualcosa mi disse che sarebbe stata una lunga mattinata.
***
Ehii, sono tornata!👑
...dove abito io sta venendo giù il secondo diluvio universale, e quindi io sono chiusa in casa☹.
Questo capitolo mi piace tanto, e in quanto alla scivolata di Mickey, beh, ho riso anche io a scriverlo immaginando la scena😂.
Questo capitolo mi girava in testa da tanto ormai, quindi scriverlo è stata una liberazione. Quindi, alla prossima!
-Asia🌟
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Eremofobia
Teen Fiction"Loro due erano due pezzi rotti, che insieme si incastravano perfettamente."