Chapter 5

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Faith's pov
Una volta finito il giro della scuola, Ashton mi portò a visitare il laboratorio di arte. Era sempre stata la mia materia preferita, fin dalle elementari.
«Ashton, che ore sono?»chiesi, accorgendomi di essermi dimenticata l'orologio in bagno quando me lo ero tolto per entrare nella vasca.
«Uhm aspetta. Sono le 10:55.»rispose, dopo aver trafficato un po' con la manica della felpa. Pensandoci bene, proprio non riuscivo a capire come potesse stare bene e non avere caldo con addosso quella felpa imbottita, fuori c'erano almeno trentacinque gradi!
«Ti avviso subito, così eviti di prenderti uno spavento.»iniziò Ashton.«il laboratorio di arte è davvero grande ed è incluso anche il laboratorio del legno. Il responsabile del laboratorio per la lavorazione del legno è Jacksons, ha la sua età, ma è fin troppo vivace. È anche un po' svitato, quindi sta attenta. Ah prima che tu entri, solleva il piede, il gradino non è molto evidente e rischi di inciamparci dentro.»mi avvisò. Dal suo tono di voce capii che anche lui ci aveva inciampato dentro.
«Ashton...»
«Si?»
«Anche tu ci sei imciampato dentro, vero?»chiesi, non riuscendo più a trattenere una piccola risata. Non era una risata finta come facevo di solito. Non so perché, ma ero sincera in quel momento.
«Come hai...? Voglio dire...no, certo che no, e anche se fosse?!»iniziò a balbettare, quindi mi parve ovvio che lo avevo smascherato.
«Ti si legge in faccia Ash»e così mi misi a ridere, una risata sincera, dopo più di sette anni, e stavo ridendo con una persona della quale conoscevo solo il nome.
«Uffa.»
«Dai entriamo, ricorda che dopo devo entrare in classe!»
«Giusto, andiamo.»ed entrammo nel laboratorio. Da fuori sembrava una stanza abbastanza piccola,ma all'interno. davvero enorme; sto iniziando a pensare che in questa scuola non sia stato costruito nulla di piccolo. Anche la segreteria era una stanza piuttosto grande. È così, in quattro e quattr'otto, mi ritrovo immersa fra tele, colori a olio, pastelli a cera, tempere e tanto altro; al muro erano appese anche vari dipinti, tutti con la stessa firma disposta nell'angolo basso a destra del foglio, che non riuscivo però a decifrare.
«Wow.»mi ritrovai a dire, per la seconda volta in una giornata. Nulla come quella scuola e i tesori che custodiva all'interno era mai riuscita ad affascinarmi tanto. Eppure da fuori sembrava proprio la struttura il gioiello, ma mi sbagliavo. Il gioiello è quello che c'è all'interno.
«Bello eh? I due prof responsabili del laboratorio si sono dati parecchio da fare per questa stanza. È il punto forte della nostra scuola, non sai quante persone si sono incantate a guardare queste pareti e questi quadri.»mi spiegò, ma io lo bloccai.
«Stai zitto. Voglio guardare.»
«Che carina, io cerco di spiegarti e tu mi imponi di stare zitto.»si lamentò Ashton. Lamentela alla quale, peraltro, non diedi risposta. Ero troppo concentrata a guardarmi intorno, a immergermi in quel mondo d'arte. Su una parete vidi appeso il dipinto di una foresta, probabilmente in estate. Nel dipinto la foresta era attraversata da un fascio di luce e si riusciva a vedere un velo di foschia. Pensai subito che si trattasse dell'alba. Conoscevo bene quel paesaggio, erano le foreste dietro casa mia. Mi staccai velocemente dal quadro e mi chiesi come potesse essere possibile, poi però, non trovando la risposta, andai avanti a guardare i vari dipinti. Proprio mentre ne stavo guardando uno raffigurante un esempio di Pop Art, un uomo sulla sessantina, con i capelli grigi e brizzolati e una barba anch'essa grigia e incolta sbucò da dietro una tenda di lino. Inutile dire che presi uno spavento atroce.
«Che ci fate qui a quest'ora? Dovreste essere in classe e tu Ashton non hai la lezione di arte oggi.»disse rapidamente posando prima lo sguardo su Ashton e poi successivamente su di me.
«Tu saresti...? Non ti ho mai vista qui.»si nota così tanto? "tu che dici tesoro? Probabilmente qui tutti conoscono tutti, e questo è il tuo primo giorno di scuola, ogni persona di questa scuola punta gli occhi sui novellini."
Oh, fantastico, mi mancava solo che il mio cervello si mettesse a criticare la mia ignoranza!
«Si ehm...piacere, sono Faith Smith, sono nuova e Ashton mi sta accompagnando a fare il giro dell'istituto.»gli tesi la mano per cortesia, ma quando vidi la sua, sporca di grasso e olio, mi venne voglia di ritirarla, era veramente lercia! Sperai con tutto il cuore che dicesse qualcosa del tipo 'scusa ma non posso, ho le mani sporche.', ma non lo fece. Riflettei un momento perché mi stavo facendo tutti quei problemi, infondo io uccidevo e pulivo gli animali a mani nude, facevo tutti i lavori più schifosi a mani nude, senza nemmeno sapere quel che toccavo, e ora mi lamentavo se qualcuno mi stringeva la mano semplicemente sporca di elementi comunemente usati in una falegnameria. Presi coraggio e strinsi la mano a Jacksons, e lui mi guardò con una faccia stupita, ammirata e compiaciuta al tempo stesso.
«Sai, è raro trovare qualcuno che non abbia paura di sporcarsi le mani, tutte le ragazze, e tantissime volte i ragazzi, non hanno avuto il coraggio di stringermi la mano perché 'gli faceva schifo'.»mimò le virgolette con le dita.
«Mi faccia indovinare, anche il ragazzo che ho dietro?»chiesi, essendo ormai sicura di conoscerei risposta.
«Si, anche lui.»ridacchiò un po'«sei in gamba ragazzina.»
«Ehi!»borbottò Ashton.
«Beh, grazie.»risposi, senza calcolare minimamente Ashton.
«Ora è meglio che andate, da quanto ho capito non avete ancora finito il giro della scuola e si beh, questa scuola non è propriamente piccola.»disse Jacksons.
«Okay, andiamo Faith, è già la seconda ora, di questo passo una volta finito il giro della scuola dovremo tornare direttamente ai dormitori! Arrivederci prof.»lo salutò Ashton, e uscimmo dal laboratorio di arte.
Mi fermai improvvisamente. Dormitori? Ma decisi di ignorare la cosa e cercai di attaccare conversazione.
«Quel posto è...è...wow»Ashton rise brevemente e poi ci dirigemmo verso un altro corridoio. Era il turno dei campi sportivi all'esterno. Una volta arrivata lì non potevo credere ai miei occhi; vedevo campi da calcio e da calcetto, da tennis, basket e cricket, e poi, più all'esterno rispetto a dove erano situati gli altri campi, quelli di baseball e volley. Era un'enorme spazio verde, tutto interamente all'aperto, ma la cosa che mi stupì di più, fu che tutto era perfettamente ordinato, non c'erano strumenti in giro. Volsi la testa a destra e vidi anche le postazioni di atletica, con un circuito veramente immenso.
«Faresti meglio a chiudere la bocca, o ti ritroverai a sgranocchiare delle mosche.»mi accorsi solo in quel momento che aveva ragione, e che io avevo la bocca completamente spalancata, ma siamo sinceri, chi non sarebbe rimasto a bocca aperta una volta vista una cosa del genere?
«È solo che è immenso!»blaterai.
«Già, vieni ti faccio vedere i campetti.»e così lo seguii per tutte le postazioni, da calcio a atletica, nell'ordine in cui ci avevo posato gli occhi sopra.
«Bene, abbiamo quasi finito, ci manca solo un'attività.»
«Una? Non erano tutte queste?»chiesi stupita.
«Oh, no, ce n'è ancora una, solo che qui non è molto praticata»e si avviò verso quella che in teoria dovrebbe essere l'ultima postazione. Quando arrivai mi si bloccò il respiro. Davanti a me si presentava una foresta, naturalmente una ricostruzione, con tutti i suoi suoni e i suoi animali, per quanto plastificati. Alcuni bersagli stavano appesi ad una parete, mentre opposte a quella prima parete ce n'erano altre due, piene zeppe di faretre e archi di ogni tipo, dagli archi classici in legno lucido, agli archi di metallo fatti per mire di precisione. Lo stesso era per le faretre, andavano da comode faretre di iuta, a quelle di pelle.
«Credi che io possa provare Ashton?»chiesi speranzosa.
«Non saprei, ma tu provalo stesso se vuoi, poi se l'istruttore ci dirà di andarcene, ce ne andremo. Solo, non vorrei ritrovarmi con una freccia piantata nella testa come facevano gli indiani.»risi brevemente e lo ringraziai. Era veramente un bravo ragazzo. Mi avvicinai alla parete degli archi e ne scelsi uno di legno di pioppo, comodo e levigato, poi mi avvicinai a quella delle faretre e ne estrassi una di pelle con il rivestimento verde, misi la faretra a tracolla e con l'arco in mano raggiunsi l'entrata della finta foresta. Non appena varcai la soglia, comparve un monitor, che mi chiedeva di scegliere il livello di difficoltà da 1 a 5. Scelsi 4 e il monitor scomparve, quindi di conseguenza io avanzai. Sentii un fruscio tra gli alberi, quindi incoccai una freccia. Un bersaglio sbucò da una coltre di rami e io dopo aver preso la mira lo centrai in pieno. Mi arrampicai su un albero per avere una migliore visione e scoprii che i bersagli erano tutti posizionati nel cuore della foresta, perciò dopo aver fatto un salto di cinque metri per scendere dall'albero mi diressi li. Calpestai senza accorgermene un filo, che fece scattare a ruota sei bersagli. Incoccai una freccia dopo l'altra e tirai alla perfezione, tutte le frecce avevano fatto centro. Proseguii e uscirono fuori altri tre bersagli, ma quello che mi sorprese di più fu il fatto che non ne mancavo uno. Arrivai a un certo punto della foresta che mi diceva di tenere i piedi dietro la riga e di prepararmi a tirare. Feci come mi era stato ordinato e mi preparai a tirare. Anche questa volta il bersaglio non tardò ad arrivare, ed io lo colpii senza esitazioni. Centro anche questa volta. Il gioco doveva essere finito dal momento che non sentivo più niente, tornai indietro e trovai Ashton che mi fissava con due occhi spalancati.
«Ashton, ti senti bene?»
«Si, solo che li hai centrati tutti!»subito dopo sentii qualcuno applaudire dietro di me e mi girai di colpo.
«Complimenti, è raro che qualcuno non manchi nemmeno un bersaglio al primo tentativo del livello. Posso sapere come ti chiami?»mi trovavo davanti un ragazzo alto e muscoloso e diciamolo pure, era anche un gran bel figo, ma non mi attirava granché, sebbene fosse quasi una copia di Chis Evans.
«Faith Smith.»dissi.
«Beh io sono Thomas Blake, l'istruttore di tiro con l'arco, se non ti crea problemi potresti venire qui domani pomeriggio, vorrei parlare un po' con te, mi piacerebbe averti in squadra.»
«Ehm...sì okay, credo non ci siano problemi, a domani.»dissi sorridendo e poi incamminandomi verso l'uscita della postazione.
«Beh ora che siamo lontani da orecchie indiscrete mi dici come hai fatto a non cannare nemmeno un bersaglio?»risi e poi gli raccontai di quando ero piccola e andavo dei boschi a tirare con l'arco, tralasciando però la storia di mio nonno.
«Ora capisco tutto.»disse, compiaciuto di avere ottenuto una risposta soddisfacente.
«Abbiamo qualcos'altro da visitare?»chiesi.
«No,abbiamo finito, e anche in poco tempo! L'anno scorso mi hanno chiesto di far fare il giro della scuola ad un'altra ragazza, e ci abbiamo messo una giornata scolastica perchè lei non si muoveva. Con te invece ho finito in due ore e mezza!»disse spalancando gli occhi nell'ultima parte, come se fosse un miracolo.
«Vedi, io sono magica.»dissi ridacchiando.
«Già, cavolo siamo già davanti alla porta della classe. Non me n'ero nemmeno accorto. Beh, fai un respiro profondo.»feci come mi disse e lui bussò. Sentimmo un sonoro 'Avanti' e Ashton aprì la porta. Varcai la soglia della porta, salutando, e la prof, una vecchia che avrà avuto non meno di 70 anni mi guardò interrogativa.
«Prof, questa è la nuova alunna, Faith Smith, ha avuto dei contrattempi e quindi non ha potuto presentarsi all'inizio delle lezioni.»meno male che c'è Ashton! Non avrei mai avuto il coraggio di presentarmi lì davanti a tutti.
«Oh beh, meglio tardi che mai, si accomodi Smith, c'è un posto nell'ultima fila.»
«Certo.»Ashton prese posto in banco davanti al mio. Sento gli occhi di qualcuno addosso, così mi giro verso sinistra e vedo un ragazzo dalla pelle olivastra che mi fissa. Ha i capelli scuri e gli occhi leggermente a mandorla. È seduto vicino a quello che ci è corso incontro ed è finito a terra mentre io e Ashton stavamo andando in palestra, Michael se non mi sbaglio. Mi rigiro e cerco di ascoltare la lezione. Matematica. Ovvio, quale prof potrebbe essere così vecchia se non quella di matematica? Un classico.
Dopo un po' suonò la campanella, e Ashton venne subito al mio banco.
«Ti accompagno al tuo dormitorio?»
«Quale dormitorio? Io vado a casa mia»gli risposi confusa.
«A casa? Faith, questo è un campus, le lezioni si svolgono qui, noi dormiamo qui. Una volta che i tuoi ti iscrivono qui, non te ne puoi tornare a casa per un anno.»No. Non possono averlo fatto. Mi hanno chiusa qua dentro, in questo campus, per un anno non potrò più andare nei boschi. Non potrò più toccare il mio arco, la mia faretra, non potrò più cacciare. Tutto il mondo mi crolla addosso.
«Come? Quindi i miei genitori sapevano che io...»non riesco a terminare la frase.
«Si Faith, lo sapevano, mi dispiace.»mi abbraccia. Io non ricambio l'abbraccio. Sono senza emozioni, mi sento persa.
«Ma, le mie cose, il mio arco, io non posso lasciarle là.»
«Tranquilla, i bagagli arrivano più tardi, insieme ai libri di testo e alle divise per le attività sportive.»mi rassicura Ashton, ma questo purtroppo non basta a placare la mia disperazione. Mi hanno chiusa qui dentro, loro sapevano che sarei uscita un anno dopo, salvo uscite autorizzate da loro. Non mi faranno più andare nei boschi, ne sono sicura.
«Ehi, calma, va tutto bene, ora ti accompagno al dormitorio, dobbiamo solo andare da Emma a chiedere qual é la tua stanza.»
«Okay.»e così facemmo, e circa venti minuti più tardi ero in quella che sarebbe stata una delle tante camere della mia nuova casa. Stavo parlando con Ashton, o meglio, lui stava cercando di farmi parlare, dal momento che quando anche Emma mi aveva detto che sapeva che i miei genitori non mi avevano detto di proposito che mi avevano iscritta al campus mi ero solo messa a piangere silenziosamente, con il viso privo di qualsiasi tratto caratteriale. Alla fine esplosi.
«Ashton, basta ti prego! So che mi vuoi solo aiutare, ma così peggiori le cose. Ho solo bisogno di stare un po' da sola per riflettere sulla situazione.»il mio tono uscì più duro di quanto avessi voluto, e mi dispiacque, non volevo di certo ferirlo.
«Scusami Faith, non volevo darti fastidio, ora ti lascio un po' sola.»mi disse. Lo avevo fatto, avevo ferito un'altra persona, ma ora dovevo rimediare.
«No Ash, scusami tu, me la sto prendendo con te che non c'entri nulla.»
«Ehi, non ci sono problemi. Chiamami quando ne hai bisogno.»mi abbracciò e uscì dalla stanza, e in quel momento pensai che ero davvero fortunata ad averlo conosciuto.
***
Ehi, sono tornata! Forse un po' in ritardo, but details👽Finalmente Faith vede Calum e Calum vede Faith. Spero questo capitolo vi piaccia, ci ho messo veramente tanto a scriverlo e a correggerlo, ed è stato veramente un parto pubblicarlo. Scusatemi se ho postato tipo un'era dopo ma sono impegnatissima con gli esami, le tesine, le ultime verifiche e interrogazioni, e niente, spero di aggiornare presto. Vi amo, Asia❤️

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