L'arrivo di Carl

35 3 0
                                    

Quando mi sveglio trovo il dormitorio vuoto, mi siedo sul letto e mi stiracchio lentamente ancora mezza assonnata, solo in quel momento mi ricordo di avere ancora con me la felpa di Eric. Mi alzo strascicando i piedi verso il bagno, apro il rubinetto del lavandino e mi sciacquo il viso con un po' di acqua calda, giusto per darmi un po' di colorito e riscaldarmi il viso. Scendo le scale e non trovo nessuno al secondo piano, sono tutti a parlare e scherzare in sala da pranzo mentre fanno colazione. Ogni volta che arrivo i loro sguardi si posano su di me e poi ritornano a parlare fra di loro, mi avvicino al tavolo, dietro a Eric, mi tolgo la felpa e gliela metto sullo schienale della sedia, si gira e mi rivolge un sorriso -Ehi Alexis dormito bene?- mi si avvicina Will porgendomi un toast -Sì grazie- mi siedo, verso un po' di succo nel mio bicchiere e nel giro di una ventina di minuti ho finito la mia colazione -Vai su a cambiarti che ti faccio fare un giro della città- mi dice Eric sorridendo. Vado su con calma, non ho fretta, almeno per un paio di giorni posso rimanere, dopo leverò le tende e me ne andrò. Non sono mai rimasta in casa di altri più di un giorno, al massimo 2 quando, nel periodo in cui ero appena scappata dal uno di quei centri dove mi facevano gli esperimenti. Vado su e trovo solo Emily e Rosie, una ragazza minuta, esile, con i capelli neri e le ciocche fucsia, mentre i suoi occhi sono gli unici ad essere bianchi, parlare sedute sui propri letti.

Mi avvio verso il mio letto e inizio a cambiarmi, dopo un po' Rosie mi chiede una cosa, la quale sembrava per lei di vitale importanza -Te ne andrai di qua?- la guardo storto, mentre mi siedo e poco dopo le rispondo-Sì, non ho intenzione di rimanere a lungo- c'è un attimo di silenzio fintanto che lei non riprende a parlare -Tutti noi preferiremmo che rimanessi qua, sei al sicuro- -Non voglio instaurare nessun tipo di legame, con nessuno di voi, i legami sono difficili da rompere e districare, più vai lontano più questo tira, chiedendoti di tornare indietro, alla fine vai avanti anche se questo ti provoca un dolore immenso, e io non voglio- -Allora è così che fai- mi dice Emily che mi sta dando ancora le spalle mentre guarda verso la finestra-In che senso?- mi alzo dal letto -Nel senso, è così che fai, sei l'unica che dice di non voler avere legami, invece sei la prima ad averne bisogno, ma sei troppo abituata a pensare a te stessa che preferisci non avere nessuno intorno a te- -Sì hai ragione- dico secca -preferisco non mettere nessuno nei guai per colpa mia, è questo il punto- ed esco velocemente dalla stanza, prima di esplodere e fare del male a qualcuno.

Scendo le scale seguita a ruota da Emily e Rosie, esco in giardino e finalmente riesco a riprendere il controllo delle mie azioni, mi giro e vedo Rosie andare verso Sam, mentre Emily rimane ferma a fissare qualcosa, o meglio qualcuno, Eric. Sento un pensiero, veloce, quasi sussurrato perché qualcuno all'ultimo momento si è ricordato che posso sentire i pensieri, ed anche i suoi "dovrebbe andarsene se non vuole far del male a nessuno, l'unico che soffrirà sarà Eric e io lo dovrò consolare, meglio, un motivo in più per stargli vicino", mi avvicino a lei, non mi degna neanche di uno sguardo -Lui ti piace vero?- -Chi?- questa volta mi guarda -Eric....- -Non dire cavolate, ci conosciamo da molto tempo, 2 anni più o meno, è solo un amico- -Ho sentito il tuo pensiero, non mentire- -Non dovresti ascoltare i pensieri degli altri, ti dovresti fare gli affari tuoi- mi ringhia -Non decido io cosa ascoltare o meno, raramente, ma la maggior parte delle volte i pensieri degli altri mi si insinuano nella mente, in modo che mi possano aiutare a capire meglio il mondo che mi circonda- rimane in silenzio per un po', finché non prova a minacciarmi -Sì, comunque hai ragione mi piace, ma osa solo dirlo in giro e....- -Non lo dirò a nessuno, nel giro di pochi giorni non mi vedrete più- poi il cenno di una mano lontana mi riporta alla realtà -Vieni che ti mostro la città!- mi urla Eric, scendo velocemente le scale e mi avvio, però prima di scomparire giù per il sentiero che porta al cancello mi rivolgo ad Emily -Allenati sulle minacce... non le sai fare- e filo giù assieme a Eric. Non mi volto per vedere la sua reazione, non mi volto per vedere se mi sta correndo dietro per "tentare di uccidermi", non mi giro neanche per vedere la faccia di Eric, il suo viso sembra quasi appartenere ad un uomo, invece è solo un ragazzo di 16 anni, come me, come tutti gli altri. Mi porta giù per una via abbastanza grande, come quella di ieri dove ho conosciuto questo gruppo di ragazzi -Non hai paura che ti prendano di nuovo?- dico guardando in alto, o almeno ci provo, odio vedere gli sguardi posarsi su di me, sui miei vestiti vecchi e consumati, i miei capelli colorati che fanno invidia ad un arcobaleno e i miei occhi, così rossi, così vivi, che potrebbero appartenere a una persona anziana e vissuta, non a una ragazza della mia età.
-No, non ho paura, nessuno di noi ha paura è uno dei pochi posti dove puoi star certa di essere al sicuro e tu?- -Non ho paura, non ne ho più da tempo, forse troppo per ricordarselo- -Capisco, vieni..- mi porta in un parco giochi. Un parco giochi. Mi basta guardare quei bambini che saltellano di qua e di là, per farmi tornare in mente il giorno in cui è successo, il giorno in cui quell'uomo mi ha iniettato il liquido rosso. I ricordi si rifanno vivi, la vista si annebbia, iniziano le vertigini. Mi appoggio a un gioco per i bambini più piccoli, un cavallo di legno attaccato al terreno tramite una molla, così da permetterti di andare su e giù, avanti e indietro, mi ci appoggio e alzando lo sguardo in lontananza vedo un uomo in giacca e cravatta che fissa il parco giochi, mi basta quello per avere un impulso di rabbia talmente tanto feroce che "estirpo" il gioco dal terreno, ma alla fine mi rendo conto che è solo un'allucinazione, è solo la mia mente che si prende gioco di me. Mi alzo guardando il danno fatto e stringendo i pugni esco dal giardinetto, con Eric alle spalle -Ehy dove stai andando?- -Via, lontano da qua, sapevi che era successo in un parco giochi e tu mi ci porti? Speravo che almeno qualcuno mi potesse capire- c'è un attimo di silenzio, il suo sguardo si abbassa e poi con un filo di voce mi dice -Sempre- -Sempre cosa?- -Potrai sempre contare su di me, io ti capirò sempre, perché le ho passate anche io quelle cose, ci sarò sempre- -Io no-dico fredda. Faccio per andarmene, per tornare alla residenza quando mi prende per un polso e mi ferma -Vieni finiamo il giro, dai- roteo gli occhi e lo seguo.
Giriamo subito a sinistra e mi ritrovo in una via con a destra le case e le botteghe sotto, mentre a sinistra un muro alto 10 metri con addossati carrelli e baracche di mercanti e fruttivendoli, una via piuttosto animata. Mentre Eric si ferma a comprare un po' di frutta e verdura per la residenza io continuo a camminare e mi imbatto in un gruppo di ragazzi, più o meno della mia stessa età -Ohh guarda qua, un'altra di quel gruppo di sfigati con i capelli e gli occhi colorati, sei nuova? Non ti ho mai visto da queste parti, ti sei persa piccina?- e scoppia una risata generale del gruppo, stringo talmente tanto i pugni che le nocche sono diventate bianche -Che paura una ragazzina dai capelli colorati- la voglia di sferrare un pugno era enorme, ma da dietro mi sento chiamare -Alexis!- mi giro con ancora i pugni stretti e vedo Eric guardarmi male mentre si avvicina -Lasciali stare, e tu Louis lasciala in pace- gli scocca un'occhiataccia e ci incamminiamo -Sì sì vai che è meglio- risponde Louis. -La prossima volta lo picchio- gli sussurro -Lascialo è solo uno povero stupido- -Come vuoi tu- mentre continuiamo a camminare per la cittadina incontriamo Will, Rosie ed e Emily, che mi lancia un'occhiataccia, li salutiamo e continuiamo il nostro giro.
In una panetteria abbiamo comprato due panini e li abbiamo mangiati seduti su una panchina della piazza centrale della città -Allora questa sera ci vediamo di nuovo sul tetto?- dice mangiando l'ultimo pezzo del suo panino, noto per la prima volta la sua mascella, lineare, così perfetta -Se proprio ci tieni allora vengo, ma non prometto di essere di compagnia- -Oh, ma oggi tu già mi sei stata di grande compagnia- alzo le spalle e finisco il mio panino -Devi solo riabituarti a stare con la gente, se rimani....- -Non rimango, l'ho già detto, per colpa mia delle famiglie intere sono state uccise, ero scappata dai centri, mi cercavano, trovavano famiglie a caso, chiedevano di me, loro non sapevano nulla, ma venivano uccisi comunque. Non rimango, non voglio fare del male a nessuno- non rispose, annuì soltanto, lentamente -Sei l'unico che non sta provando a trattenermi- gli dico osservando la fontana -Forse perché anche io quando sono arrivato qua 2 anni fa all'inizio me ne volevo andare, ma dopo gli ho conosciuti meglio e allora sono rimasto, prova almeno qualche giorno- -Vedrò-. Sento dei passi di qualcuno che corre e vedo Will venirci incontro -Carl- si ferma a causa del fiatone -Carl ha delle nuove informazioni, è in città- Eric si alza di scatto e corre via con Will -Ciao eh....-. Mi alzo e inizio la mia lenta camminata per ritornare alla residenza, mentre cammino sento i pensieri di alcune ragazze che mi passano accanto "guarda questa" e le loro risatine appena sono un po' più lontane.

Arrivo al cancello e risalgo la collinetta su cui è posta la residenza. Fuori non trovo nessuno, però sento delle voci provenire dall'interno, entro e li ritrovo tutti riuniti in soggiorno -Chi è lei?- dice un uomo sulla ventina, alto, abbastanza muscolo, con i capelli marroni con qualche ciocchetta qua e là blu e verde, invece gli occhi sono grigi. Probabilmente Carl visto che non l'ho mai visto prima -Lei è Alexis è una FG- mi presenta Philip -Di loro non ci possiamo fidare, sono i più pericolosi e se le avessero messo un cip nel corpo?- dice ringhiando puntandomi il dito contro -No, se avesse il cip non potrebbe leggere nel pensiero, vedere le piantine con le persone, riesce a fare tutto, nessun cip- -Comunque non mi fido, non la voglio qua- stringo forte i pugni in modo da contenermi, ma le mani iniziano a farmi male -Lei è una di noi, rimane punto e basta, vieni Alexis- mi invita Will. Noto che Eric se ne sta appoggiato al muro, assorto nei suoi pensieri, non dice niente, non fa niente, fissa solo il pavimento. -Okay- dice Carl squadrandomi -Bene, allora, sappiamo che alcune pattuglie sono entrate in Francia, sanno che solitamente ci stabilizziamo in piccoli borghi o sul limitare dei boschi, dobbiamo distruggere questo progetto, noi siamo le cavie e se alcuni di noi muoiono loro faranno altri test su altre persone. Sappiamo da dove è nato tutto questo: in America. Dobbiamo andare via dalla Francia, fermare i rifornimenti di liquido e distruggere la sede centrale che si trova da qualche parte vicino a Chicago. Abbiamo due mesi prima di essere in serio pericolo, dopodiché sarà la fine- -Stai dicendo che abbiamo 2 mesi per preparare un piano e allenarci per uno scontro contro chi ci ha fatto tutto questo?-chiede Sam con gli occhi sgranati -Sì-risponde pacato Carl -Le rivolte sono già iniziate in tutti gli stati tranne Russia, Francia e Inghilterra, se riusciamo ad arrivare in Inghilterra prima che scoppi anche lì allora potremo viaggiare senza problemi fino in America. Da lì in poi il piano è da fare- tutti annuiscono, tranne Eric, ancora assorto nei suoi pensieri.

Per cena Cindy ha preparato un semplice brodo, ho mangiato velocemente e sono andata fuori in giardino, mi sono seduta sull'erba e sono rimasta lì fintanto che Carl non mi si siede accanto -E così sei una FG..- -Qualche problema al riguardo?- gli chiedo secca -No.... Non aspettavo altro- sorride -tu, ci puoi aiutare, puoi trovare l'associazione, la pianta, le persone- -Sono l'unica FG qua?- scuote la testa -No, lo sono anche io, ma non verrò in missione con voi- faccio una faccia contrariata -Cosa?! Prima dici che non posso sentire il tuo "fantastico" piano e ora mi dici che io sarò molto utile nella missione?! Viva la coerenza..- mi alzo di scatto e torno dentro, salgo velocemente le scale e arrivo nel dormitorio con una rabbia immensa da sfogare, mi guardo attorno, non c'è nessuno prendo il mio cuscino e lo scaravento attraverso il corridoio centrale che divide il letti facendo un verso, quasi un urlo dovuto alla frustrazione, e poi alla fine cedo, cado a terra sulle ginocchia e rimango lì a guardare i miei lunghi capelli colorati toccare le gambe e sentire le lacrime calde che mi attraversano il viso.
Mi rialzo velocemente, asciugo il viso e rimetto a posto il cuscino sedendomi sul letto, 'nessuno deve vedermi così', penso. Poco dopo arriva Rosie saltellando di qua e di là-Non sei una tipa socievole eh?- la guardo, è così felice, come se lei non avesse quel problema, come se non fosse successo niente -Preferisco starmene per le mie- scuote la testa e mi si avvicina -Nono tu hai bisogno di qualcuno, tutti quanti quando siamo arrivati qua facevamo così, ma devo dire che tu sei la più ostinata di tutti quelli che ho mai conosciuto- la fisso -Lo prendo come un complimento- Rosie fa una piccola risatina prima di stendersi a letto e chiudere gli occhi. Poco dopo arrivano gli altri facendo chiasso, incuranti del fatto che Rosie stesse già dormendo, si salutano e si distendono a letto, nella confusione generale rivolgo un'occhiata veloce a Eric che con la mano mi indica "di sopra", quella sera, sul tetto solo io e lui, di nuovo.

Le fiamme negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora