Capitolo 1.

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Era una mattina d'inverno, tutto come ogni giorno sembrava spento, ma d'altronde qui a Londra era quasi sempre così. Vivevo da sola, l'appartamento era piuttosto piccolo, ma non potevo permettermi di più al momento, quindi mi accontentavo. Erano già le sette di mattina, e tra un'ora esatta avrei dovuto essere a scuola, quindi accantonai i miei pensieri e mi alzai dal letto.
Cominciai in fretta a prepararmi, indossai dei jeans, una camicia e le mie adorate vans nere. Spazzolai i miei lunghi capelli biondi e mi truccai un po', misi un filo di matita nera e il mascara. Non ebbi neppure il tempo di mangiare, mi affrettai ad infilarmi il giubbotto ed uscì di casa. Indossai le mie cuffiette e cominciai ad ascoltare la musica. I ricordi cominciarono a riaffiorare ascoltando le parole di una delle mie canzoni preferite, mi tornarono in mente i miei genitori, i bei momenti passati con loro che di per certo non avrei mai più vissuto. Il loro volto e i loro sorrisi che non avrei più rivisto dopo quel tragico incidente avvenuto l'anno scorso. Erano ancora giovani, avevano una vita davanti, dovevano ancora insegnarmi tante cose, erano persone sempre serene, tranquille, e con loro, specialmente con mia madre avevo un rapporto stupendo, sapevo che con lei potevo parlare della qualunque cosa e so che lei mi avrebbe capito e consigliato la cosa più giusta da fare. Ma ero rimasta sola e da quel momento la mia vita cambiò del tutto, persi tutti gli amici a me più cari, persi la voglia di vivere, da quel momento resto chiusa in me stessa e non riesco ad esprimere in alcun modo le emozioni che provo. Non riesco a relazionarmi con qualcuno per paura di perderlo. E con chiunque io parli non riesco ad essere cordiale, sono sempre fredda, acida, pronta a rispondere male qualunque cosa mi sia chiesta. Non sopporto come sono diventata, perché anch'io a volte vorrei avere una spalla su cui piangere, una persona su cui poter contare, proprio come faceva mia madre. Ed è per questo che ogni giorno mi impegno a cambiare ma non riesco, e continuerò a non riuscirci da sola. Avevo soltanto sedici anni ma ne avevo già viste tante nella mia vita.
Dopo una decina di minuti di strada arrivai a scuola, l'aula era ancora desertica poiché non era ancora suonata la campanella, levo le mie cuffiette, le ripongo nello zaino, e mi metto nel mio banco in attesa dell'arrivo del professore.
Nemmeno cinque minuti dopo la campanella annuncia l'inizio delle lezioni e tutti i miei compagni di classe cominciano a sedersi ai loro posti. Nessuno ovviamente si siede accanto a me, sono sempre sola, isolata da tutti.
Il professore aveva già cominciato a parlare ma assorta dai miei pensieri non me n'ero neppure accorta. Passa così la prima ora di lezione, prima di andarsene però, il professore annuncia che domani arriverà un nuovo compagno, Josh, un ragazzo di Seattle. Dopodiché va via, salutando tutti. Tutti erano molto curiosi di sapere chi era, di sapere molto più su questo nuovo ragazzo, tutte le ragazze cominciarono a fantasticare su di lui immaginando che aspetto potesse avere, sperando che fosse un bel ragazzo con il quale avrebbero potuto far qualcosa. A me invece non interessava molto, sapevo che anche lui come tutti gli altri non avrebbe avuto il piacere di conoscermi. Passano così le ore tra pensieri e paranoie. Arrivo a casa stanca morta, era stata una giornata piena di pensieri e ricordi, come ormai spesso capitava. Domani andrà meglio,pensai. Così mi stesi sul letto, non avevo toccato cibo, ma non avevo fame, senza neppure accorgermene chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo.

Baci RubatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora