Capitolo 1

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È una tranquilla mattina di primavera e io, Lara, sto andando a scuola come al solito, ma stavolta non c'è Sarah con me perché si era ammalata.

Ormai è una settimana che non vedevo e forse sarei dovuta andare a trovarla ma non ci avevo pensato prima.

Frequento il secondo anno delle superiori, l'anno scolastico è cominciato circa un mese fa.

Questa mattina ho deciso di andare in bici senza farmi accompagnare in macchina da mio padre: non mi sembra il caso visto che è una bellissima giornata.

Come sempre devo attraversare un breve pezzo di strada su cui passavano anche le macchine, oltre alle biciclette e ai numerosi motorini dei ragazzi.

Il cielo è grigiastro, sembra che pioverà da un momento all'altro.

Il venticello autunnale mi accarezza il viso, e le foglie secche scricchiolano sotto i miei piedi.

«Aoooo!! Levati!!» sento urlare dietro di me. Mi volto subito, ma è troppo tardi.

«Aaah!» grido nello stesso momento in cui un motorino con un ragazzo sopra mi viene addosso ad una velocità non troppo alta, fortunatanente.

Nella caduta mi appoggio su un ginocchio e avendo i jeans strappati proprio lì, mi sbuccio un po', mentre la bici è sopra di me.

Il ragazzo scende dal motorino per vedere cosa mi sia successo.

Nel frattempo io sto imprecando mentalmente.

«Oddio scusaaa! Ti sei fatta male?» si agita.
«Noo e perché mai?» rispondo ironica.
«Scusa, scusa ancora non ti avevo vista!» dice gesticolando in preda all'ansia.
«Eh me ne sono accorta!» dico acidamente.
«Dai alzati, ti aiuto» mi porge la mano.

Mi alzo e lo vedo bene.

Effettivamente non è brutto.

Rimango un po' a guardarlo.

Ha gli occhi verdastri, i capelli scuri alzati e non troppo corti, è alto e magro, ma non troppo.

«Rimasta incantata?» ride di me.

«Cosa? No, no! Non ti stavo fissando, ero rimasta a pensare, stavo pensando a un'altra cosa... non a te.»

Fa un'altra risata derisoria.

Ne ho abbastanza.

«Tu sei...?» mi chiede.

Sinceramente non mi va di fare conversazione con un ragazzo che mi ha appena travolto in motorino.

Il ginocchio continua a darmi delle fitte.

Però rispondo per educazione: «Lara, sono Lara Meador» balbetto «...e tu?»
«Io sono Jacob Feard, piacere di conoscerti.»

Non per me, penso.

«Non so se posso dire lo stesso...» rispondo con tono annoiato.

Che ansia, mi sto torturando le pellicine delle dita. Odio parlare con gente che non conosco, mi mette terribilmente in soggezione.

Aggrotta la fronte e mi guarda come se gli avessi detto di venire da Marte: «E perché?»

Ma che problemi ha? Vuole proprio essere preso a parolacce questo qua.

Mi investe e poi si aspetta che io gli dica che conoscerlo è stato un piacere.

Faccio un respiro per non urlargli contro e dico: «Sai, non capita tutti i giorni di essere investita...»
Fece una faccia quasi mortificata: «Pff scusa... come va il ginocchio?»

Malissimo, direi.

Però non mi va di creargli problemi, quindi risolvo il tutto dicendo: «Un po' meglio, non è niente di grave...»

Speriamo che ora se ne vada.

«Che dici se andiamo al bar qui vicino e facciamo due chiacchiere?» sembra solo a me o sta cercando in tutti i modi di farmi perdere la pazienza?

E poi sei arrivato tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora