Rispetto

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I primi giorni passarono tranquilli.
Dovevo solo fare migliaia di volte delle passeggiate per il palazzo.
Tio diceva che serviva per farmi imparare ad orientarmi e diceva che ci stavo riuscendo anche piuttosto bene,ma lui non sapeva che la maggior parte delle volte chiedevo indicazioni alle domestiche che incontravo quando mi perdevo,ciò quasi sempre.
Il programma giornaliero era sempre lo stesso:sveglia all'alba, colazione in mensa insieme a tutti quelli che si stavano impegnando per entrare a far parte dell'esercito, il pomeriggio ero costretta ad assistere agli allenamenti,la cena ed infine a letto prima del tramonto.
Quando andavo agli allenamenti, ad esser sincera, mi sentivo a disagio.
Probabilmente ero la prima ragazza a partecipare a tutto questo e che stavo cercando di diventare una guerriera.
Come facevo a dirlo? Forse perché tutti i futuri guerrieri mi guardavano con curiosità e,a volte, con disgusto.
Mi ricordo che il primo giorno uno di loro cercò di cacciarmi dicendomi che quello non era posto da "femmine" e io me ne stavo davvero andando via,poi ,però, mi ricordai una cosa che mi aveva detto Tio il giorno prima:non m'importa che tu sia una donna o un uomo,diventerai un guerriero,ma prima mi devi dimostrare che hai la stoffa per questo.
Dopo essermi ripetuta circa due volte questa frase ed essermi ripassata in mente la scena di mio padre sanguinante, afferrai quel presuntuoso di un pallone gonfiato e ,con una forza che non sapevo di avere, lo buttai per terra e misi il mio minuscolo piede sulla sua possente gola e lui diventò tutto rosse sentendo i suoi compagni deriderlo per essersi fatto battere da una ragazza e allora io minacciai di fargli fare la stessa fine.
Con mia grande sorpresa mi ascoltarono e se ne andarono.
Da quel giorno nessuno osò più vietarmi qualcosa.
Quella aera stessa Tio si congratulò con me e mi annunciò che il giorno dopo avrei iniziato il mio addestramento.

Il Canto degli ElfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora