5//Becca

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Ero alla fermata dell'autobus, avrei dovuto aspettare una buona mezz'ora perché di sera ne passano molti di meno.
Così decisi di farmi una corsa in spiaggia, allontanandomi da quei locali strapieni di gente dove spesso mi rifugiavo.

Fin da piccola avevo capito che era più facile nascondersi dove c'era molta gente, insomma, se sei da solo in una stanza è semplice trovarti, basta aprire tutte le porte fino a trovare quella dietro alla quale ti nascondi. Ma se sei tra tanto persone è quasi impossibile trovarti, sopratutto se sei come loro, ed era per questo che mi atteggiavo così, ero come piaceva agli altri, ai loro occhi, uguale a tutte le altre, banale, scontata, indistinguibile, ed era ciò che mi serviva.

Arrivai al solito punto e mi sedetti lì, non avevo più pianto, avevo capito che non serviva a niente, piangere per un
dolore fisico non te lo faceva passare, e piangere per un dolore emotivo non ti faceva sentire meglio.

Quando ancora avevo qualcuno che mi voleva bene mi dicevano che avrei dovuto farlo, che mi sarei sentita più leggera, ma le lacrime non pesano, il silenzio pesa.
Ed io ero sempre rimasta in silenzio.
Non potevo parlare, non volevo, e faceva davvero tanto male portarsi dentro tutto quel silenzio accumulato nel tempo.

Seduta immobile alla postazione del bagnino con lo sguardo fisso sull'acqua quasi non mi accorsi del ragazzo che si era seduto accanto a me.

"Quindi ce l'hai un hobby" disse piano, non mi prendeva in giro, aveva quasi paura di disturbare il mio silenzio, interrotto solo dal rumore delle onde.

"Perché mi segui?" Chiesi senza voltarmi, beandomi quasi del rumore dei suoi respiri.

Mi infastidiva, ma da un lato ero felice che mi stesse parlando, perché a certi rumori ero abituata talmente tanto, dicono che nella stanza più silenziosa del mondo ti sanguinano le orecchie perché il corpo non puo' sopportarlo, e la sua presenza in quel momento, faceva si che le mie orecchie non sanguinassero.

"Perché non ti credo" sussurrò al mio fianco, così mi girai a guardarlo interrogativa.
"Non sei quella in coppia con me a chimica, vero?" Non risposi. Sapevo che si riferiva al mio carattere diverso, dovevo sembrargli così fragile in quel momento.

"Lo so, non mi serve una tua risposta, ne sono convinto"
"Perché ti interessa tanto? Mi hai conosciuto due giorni fa!" Alzai un po' la voce.
Lui rimase a fissare il mare tranquillo.

"perché mi piacciono le persone come te"
"Ti ho già detto che..."
"Non devi sempre pensare solo al rapporto maschio-femmina come una relazione in ogni caso, non c'è sempre un doppio fine a cio' che i ragazzi dicono. Mi piacciono le persone come te, perché non sono quello che fanno vedere, ma sono sempre qualcosa di meglio."

Mi voltai.

"Che vuoi dire?" Chiesi in un sussurro.

***

Un'altro ragazzo nuovo, un'altro palestrato dai capelli scuri, un'altra preda per il branco di galline che non si sazia mai. E si che le galline erano erbivore.

Sculettando arrivai in mensa con la corte al seguito, i soliti ragazzi che ci provavano con me spudoratamente, e le solite ragazze che cercavano la mia amicizia per fare la scalata sociale.
Senza dignità i primi, senza palle le seconde.

Mi sedetti ad un tavolo isolato dove adocchiai Lea, lasciando i ragazzi al tavolo dei muscolosi senza cervello a vantarsi e le ragazze nello stesso posto a provarci.

Mentre chiacchieravo con Lea che aveva infilato il telefono in borsa appena mi ero seduta, notai entrare Ben, un ragazzo che frequentava le mie stesse ore ad inglese, storia, e spagnolo, e che apprezzavo per il suo distaccamento dal genere femminile, insieme a Josh e al ragazzo nuovo.

Josh ci vide e iniziò a venirci incontro, seguito dagli altri due.
Lo guardai malissimo, il pranzo era l'unico momento in cui potevo parlare come una ragazza normale insieme a Lea, per questo stavamo sempre solo noi due al tavolo, e ora arrivava lui con gli altri due al seguito.

Appena si sedettero Lea li squadrò, sapevo che li trovava affascinanti tutti e tre, ma sapevo anche che lei era una ragazza seria.

Mentre Ben e Shawn, mi pare, discutevano tranquilli come se parlare tra di loro al nostro tavolo fosse una cosa che facevano da sempre, io fulminai Josh.
"Chi ti ha detto che era libero?"
"Adesso hai anche gli amici immaginari?"

Dopo la sera alla spiaggia aveva continuato a prendermi in giro, e diventava serio solo quando eravamo da soli.

"No, non ne ho, come tu non hai simpatia" Lea guardava la scena divertita mangiando le sue patatine.
"Ehi sei tu che non apprezzi"

Iniziammo a scambiarci qualche presa in giro mentre anche Ben e Shawn avevano cominciato ad osservarci e ridere.

La cosa mi infastidiva parecchio, mentre a Josh non sembrava importare, anzi lo divertiva.

Ci zittimmo tutti quando una ragazza minuta, dai lunghi capelli biondi crespi ci raggiunse correndo.
La guardai abbastanza stranita, e mi accorsi di non essere l'unica.
Quando vide i nostri sguardi diventò paonazza e iniziò a tremare.

"Sam cosa c'è?" Chiese Ben, così tutti ci girammo verso di lui.
"Oh scusate, lei è mia sorella Sam."
Lei guardò un attimo me, poi gli altri due ragazzi, infine abbassò lo sguardo quasi come se avesse voluto sparire.
Ben le prese un braccio e la avvicinò a sé, se la sedette sulle cosce e la abbracciò.

E in tutto questo io rimasi a guardare come se mi fossi incantata. Non mi sembrava affatto una cosa normale, qualcosa che i fratelli fanno di norma, un'abitudine. Cercavo di capire quale fosse il problema, la cosa strana, ma dopo aver osservato un attimo quella ragazzina minuta capii che la spiegazione era semplice.

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