9//Becca

4 0 0
                                    

"Dovrai aspettare fino a mezzanotte" parlai mentre cercavo qualcosa di commestibile da mangiare.

"Perché proprio mezzanotte?"
"Perché a quell'ora le persone o sono in giro per locali o sono a casa loro, e si fanno i fatti loro, due piadine?" Cambiai argomento.
"C'è una piadineria qui vicino?"
"Le cucino io"
"Non bruci casa?"
"Ho imparato ad evitare certi incidenti, intanto tu potresti tagliate la mozzarella, sempre se riesci a non mozzarti un dito" commentai sarcastica.

Poco dopo le piadine erano cotte e la casa ancora intera.

Mangiammo e decidemmo di guardare un film.
"Visto che devo sedermi sul tuo letto vorrei almeno sapere chi c'è stato" mi guardò con una faccia buffa misto a schifo che mi fece scappare una risata.

"Punto primo non ho una tv in camera quindi accontentati del divano, sai il mio budget è abbastanza limitato, punto secondo" abbassai lo sguardo "in casa mia non ci ho mai fatto entrare nessuno."

Gli si aprì un sorriso in volto poi mi abbracciò improvviso.
Restai interdetta un attimo ma dopo poco ricambiai.
"Ricordi?" Mi chiese "sei meglio di quello che credi."

A mezzanotte meno dieci lo portai in camera mia, entrai e mi sedetti sul letto a gambe incrociate.
Gli indicai l'armadio, lui lo aprì e rimase stupito per la marea di vestiti "normali" che possedevo.

Poi guardò i pochi trucchi che usavo, l'arredamento, i vari libri, le mie macchine fotografiche.

Mi cambiai mentre lui era ancora intento ad osservare ogni particolare come un bambino piccolo alla scoperta del mondo.

Un paio di pantaloni larghi, una maglia che lasciava la pancia leggermente fuori, una felpa di una taglia in più lasciata aperta. Solo poco mascara e una coda disordinata.

Richiamai l'attenzione di Josh.

Lo guardai negli occhi lui mi sorrise, quasi a rassicurarmi.

"Ti presento" feci una pausa e presi un respiro profondo "...Rebecca".

Si aprì in un largo sorriso, mi prese le mani e mi diede un bacio in fronte.
Mi osservò da capo a piedi, sembrava addirittura orgoglioso.
"Così si che sei veramente bella"
La sua voce era così sincera e io gli credetti.
Per una volta credetti ad un complimento.
E feci bene.

Poi lo portai nel mio mondo, a correre per le strade deserte e a perdersi nell'immensità della notte.

***

Stavo buttando un po' di verdura a caso nella mia insalata, ero completamente struccata, i capelli mossi mi andavano un po' ovunque, mi buttai comoda sul divano nel mio maglione enorme con la ciotola di insalata tra le mani.

Quando suonò il campanello non mi preoccupai di sistemarmi convinta fosse Lea.
Quando mi trovai davanti Josh sbiancai.
Non avevo voglia di parlare con lui.
Ero consapevole di quello che voleva sapere.
Conoscevo il motivo per cui era venuto da me.
E non ne volevo sapere.

"Josh non ho tempo" sbottai brusca, e feci per chiudere la porta, ma lui con uno scatto entrò in casa.

Si diresse in camera mia e ne uscì con i mano un paio di pantaloni e una felpa.
"Indossali" mi intimò.
"Tu non mi comandi" affermai tornando a sedermi sul divano.
"Ora infili questi cazzo di vestiti e vieni con me." Esclamò.
"Senti non so chi tu creda di essere, ma non faccio qualcosa solo perché lo hai deciso tu, quindi ora gira i tacchi ed esci da casa mia." Alzai il tono senza preoccuparmi dei vicini.

Mi trovai appesa alla sua spalla e successivamente mi poggiò con poca grazia sul sedile della sua auto.
Entrò anche lui e mi lanciò i vestiti addosso.

Pochi minuti dopo eravamo in spiaggia, scese, mi aprì la portiera e mi afferrò un braccio trascinandomi dietro di lui.

Arrivati al solito posto si sedette e mi fece cadere pesantemente sopra di lui.

Mi accorsi solo in quel momento che aveva portato una sacca, da cui tirò fuori una coperta e qualche panino.
Mi coprì e mi avvolse le spalle con un braccio, poi mi porse un panino.

"Fa schifo" constatai dopo il primo morso.
"Ero di fretta, forse il prosciutto era scaduto ma tranquilla, non morirai per questo." Sembrava quasi serio.

"So cosa vuoi sapere, ma non voglio dirtelo" cercai di non incontrare il suo sguardo, sapevo che avrei ceduto altrimenti.

Mi accarezzò i capelli e sentii un brivido risalirmi per la spina dorsale.
"Sai quando ero piccolo, mi confidavo sempre con mio cugino, lui aveva qualche anno di più e sapeva sempre cosa dirmi o farmi, aveva sempre la risposta giusta ad ogni mio problema stupido o serio che fosse..." Stava per continuare ma lo interruppi.

"Io mi confidavo con mio fratello" iniziai,
"anche lui aveva qualche anno di più" continuai alzando la voce,
"ma lui è morto!" Urlai senza riuscire a trattenermi alzandomi e lanciando la coperta.

Mi allontanai da lui e mi avvicinai alla riva "e tu, tu non potrai sostituirlo, nessuno di voi potrà sostituirlo, perciò fatevi i cazzi vostri, perché se riesco a vivere senza di lui, posso farlo anche senza voi." La mia voce era rotta, avevo bisogno di piangere, ma non potevo.

"Solo il mare e il cielo piangono Reb, ricordalo sempre, noi due siamo forti e non piangiamo, vero? Ormai sei grande Reb, e sei stata forte fino ad ora, nessuno merita le tue lacrime"

Il ricordo di lui nella mia mente mi diceva che non potevo.
"Voi, voi non siete nessuno. Lui era l'unica persona a cui volevo veramente bene e non c'è più, perciò stai solo sprecando tempo, perché io voglio lui, tu non sei lui, quindi torna da dove sei venuto, posso stare bene anche senza nessuno." Conclusi esasperata.

Lui si avvicinò e mi afferrò i polsi bloccandomi, poi solo le sue labbra sulle mie.

Si staccò e mi fissò "puoi, ma non vuoi" affermò, lo sguardo serio, la voce sicura e bassa.

Un'altro bacio veloce, poi un abbraccio, e poi un invito a festeggiare il Natale con lui.

self esteemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora