Capitolo 3

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I giorni passavano, e restavo spesso rinchiusa in casa, i litigi con la mia famiglia aumentavano, e la voglia di scappare via era enorme.
Che devo fare per far capire che ho bisogno di aiuto e non di prese per il culo?
Il cellulare sequestrato, il pc inutilizzato perché quel deficiente di mio fratello ha cambiato la Password e non me la dice.
Girovago per casa e sento il bip del mio cellulare, e incomincio a cercarlo, sapevo che non se l'erano portato appresso.
Cercai per minuti aspettando ogni tanto il Bip dei messaggi in arrivo.
Finalmente nella lunga ricerca lo trovo, in mezzo ai vestiti di mia madre, dentro una scatola.
Poso il cellulare, non ho mai visto questa scatola in vita mia, e non so se aprirla...
Ma sì! Nessuno era in casa e la aprì, fogli su fogli alcuni stracciati, alcuni strappati, alcuni in un quadernino mal ridotto e vecchio.
Che cos'era?
In fondo alla scatola c'era una bustina con dentro dei pezzi di carta stracciati, sembra una lettera mal ridotta.
E vedo i miei disegni da piccola quando dalle mani mi cade quel quadernino. Che cos'è tutto questo segreto?
Il Bip del mio cellulare mi risveglia da tutto quanto, richiudo alla bell'è meglio la scatola e la riposto dove stava.
Guardo il cellulare e lo sblocco dalla password, messaggi inutili, messaggi di disperazione da Leslie, e dei messaggi da Facebook.
"Ehi... sei sparita! Pensavo che la mia gentilezza di fare amicizia ti avesse incuriosita"
Ma chi si crede di essere questo? Però dai, era divertente.
"Oltre che insistente, anche presuntuoso."
Risposi finalmente, mi sentivo diversa, come se la presenza di questo ragazzo era importante.
No no. Non può essere nemmeno lo conosco, e potrebbe essere un maniaco, o uno scherzo di qualcuno.
"Sai, mi sento così sincero con te, eppure non ti conosco. Ma c'è qualcosa che mi attrae di te. E le foto le ho viste sa'"
E sorrido, così, vero, sincero, puro. Che cosa bellissima che sto provando ora.
"e chi ti dice che anch'io provi ciò che tu hai detto?"
Non so perché, ma mi sentivo così viva, era tutto quanto intrigante, se non che il rientro dei miei genitori mi colsero in fragrante.
"che cavolo ci fai col cellulare in mano? Dammelo e chiuditi in camera!"
Disse mio padre con rabbia, tirando in avanti la sua mano per riprendersi il cellulare.
La rabbia si stava insidiando in me, ma quel ragazzo ha cambiato qualcosa, e senza dire nulla ridiedi il cellulare a lui e me ne andai in camera.
Sorprendentemente ero felice.

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