Capitolo 4

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Non mi sorprende se il mio cavolo di umore possa cambiare drasticamente, ma che dal nervoso, rabbia, tristezza, diventassi felice e con la pace in me stessa, credevo non succedesse mai.
Improvvisamente entra mia madre nella stanza e con sguardo preoccupato, mi guarda dritto negli occhi, ed è un fatto mai accaduto, se non per anni addietro quando in uno strano momento, mi ha detto "ti voglio bene".
<Che c'è?> domandai restando fissa nel suo sguardo, e mi accorsi che la mamma era diversa, sempre stata una bella donna, e nonostante la sua età e alcune rughe, si manteneva giovane.
<Hai! ... hai per caso frugato nel mio armadio?> disse con tono da disagio, preoccupazione ed ansia, che succedeva? Perché si comportava così ?
Ho notato che mamma quando è nervosa tende a stuzzicarsi le unghie e guardarle, come faccio io.
<Ho solo ritrovato un momento il mio cellulare, perché?> chiesi, non volevo dirle che avevo trovato qualcosa in quella scatola gialla.
<No! ... no cioè, e dove l'hai trovato?> era nervosissima e si notava dal fatto che non era più severa e rigida.
<non mi ricordo... tipo dentro un cassetto> mentì, quella scatola nascondeva qualcosa che lei nascondeva, e l'avrei scoperto.
<Perfetto!> si voltò e se ne andò dalla mia stanza, forse sbagliai ma avrei giurato che l'ho sentita appoggiarsi alla porta.
La giornata procede lenta, mi annoio, voglio quel cellulare, ma noto che il computer lampeggia, come se fosse attivo.
Mi alzo e corro a prenderlo, mio fratello è uscito e si è scordato di spegnerlo. Perfetto.
Ha tolto la password ancora più che perfetto.
Mi connetto su Facebook in fretta e furia, fra tutte le altre cose inutili vado nei messaggi, fra i tanti inutili, attendevo quella che stava incominciando ad essere quella più importante.
<Oh, la signorina qui presente, è Online, dopo parecchi giorni, cos'essere successo per esserci?> ha scritto lui, vero. Dall'ultima volta che sono entrata erano passati un po' di giorni, ma pensavo alla felicità che mi beavo di possedere.
<Sono riuscita a rubare il computer a mio fratello.> scrissi, e nel mio volto è comparso un piccolo sorriso, ma perché tutto ciò?
<Interessante... ho una informazione in più su di te> mi rispose, era tutto così vivo, le cose così differenti.
Avevamo due caratteri diversi e si capiva.
<in che senso scusa?> chiesi, rileggendo la frase un paio di volte
<beh... ora so che hai un fratello, poi scoprirò altro piano piano> mi disse con quella sicurezza che si poteva toccare con un dito.
<ne sei così sicuro? Nessuno sa nulla di me> dissi, certo un po' malinconica, ma è vero.
<per ora so che hai un fratello, ed ora che mi hai detto così, vorrei conoscerti ancora di più> e ci rimasi, come può una persona voler parlare con me, e conoscermi.
<non ho nulla di speciale> dissi così, su due piedi.
<io non credo> rispose, e chiusi quel computer, lo spensi.
Non ci credevo, eppure ci credevo.

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