7. The pride comes after the fall.

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"Quanto più forte é la personalità di una donna, tanto più facilmente essa porta il fardello delle sue esperienze. L'orgoglio viene dopo la caduta."

-Karl Kraus

Sono le 07:30. E' ora di svegliarsi.

- Questa vocina meccanica mi da sui nervi- Dissi esasperata coprendomi le orecchie con il cuscino, avevo supplicato Eveline di cambiare quella dannatissima sveglia ma lei diceva che era l'unica che riusciva a svegliarla, a volte mi veniva il dubbio che desse fastidio anche a lei, ma che si ostinasse a tenerla li solamente per il piacere di vedermi uscire fuori di testa a prima mattina.

Dopo un po' trovai le forze per spegnere quell'aggeggio infernale. Eveline uscì dal bagno avvolta in un accappatoio bianco.

-Buongiorno.- Mi disse prendendo dall'armadio un asciugamano per i capelli.

Gli lancia un'occhiata truce. -Prima o poi quella sveglia te la lancio giù dalla finestra.-  

Eveline rise e tornò in bagno. 

Dopo un po' la sua testa sbucò fuori dalla porta. -Ieri sera ho parlato con Julian.- 

Mi girai verso di lei per incitarla ad andare avanti.

-Dice di volersi impegnare, di voler fare le cose sul serio. Ha detto che ha capito quanto ci tiene a me e non vuole perdermi.- 

-Tu gli credi?-

-Non più di tanto, ormai so come è fatto, ti fa delle bellissime promesse che ti fanno sperare in chissà quale grande cambiamento e poi rimane sempre lo stesso.- 

-Quindi cosa hai intenzione di fare?-

-Non lo so, ho bisogno di tempo per pensare.- Disse sospirando. -E tu quando hai intenzione di risolvere la situazione con Nate?-

-Ora.- Presi le chiavi della stanza e uscì.

Cosa diavolo stavo facendo? Ogni tanto mi piaceva fare qualche gesto plateale, ma questo era troppo avventato, persino per i miei gusti.

-Ok, stavo scherzando, ho intenzione di risolvere questa situazione, ma non oggi e, soprattutto, non ora.- Dissi rientrando in camera e guadagnandomi una delle solite occhiate di Eveline.

-Senti Fannie, io non so cosa sia successo tra di voi, e se tu non vuoi dirmelo lo capisco, non ne sono contenta ma lo capisco. Quello che proprio non riesco a capire é perché ti ostini a non affrontarlo, so quanto a volte il tuo orgoglio ti frena, normalmente sarebbe venuto Nate a cercarti e a chiarire tutto, però se lui ora non é qui, devi andare tu da lui. Per una volta Fannie Thompson metti da parte questo maledetto orgoglio e vai a chiarire questa faccenda. Perché che tu ci creda o meno, l'orgoglio fa solo male, non aiuta, mai.-

Sospirai e mi sedetti sul letto, Eveline aveva ragione, su tutto. Eppure il mio orgoglio mi aveva sempre protetto, ma a quale prezzo? Quante persone avevo perso per tenermelo stretto? Ed ora ero arrivata ad un bivio: il mio orgoglio o Nate. E lui era l'unica persona per la quale sarei riuscita a mettere da parte il mio orgoglio.

-Eveline hai completamente ragione.- Dissi alzandomi dal letto. -É ora di andare a parlare con Nate.- Recuperai il coraggio e uscì dalla camera.

Mentre andavo verso la camera di Nate mille pensieri mi passavano per la testa. E se fosse stato troppo tardi? Se ormai le cose non si potevano più aggiustare? Se l'avevo perso per sempre? Ecco cosa succedeva quando abbassavo il mio orgoglio, iniziavo a diventare paranoica.

Mi trovai davanti alla porta della camera di Nate. Ora o mai più dissi a me stessa e bussai. Bussai un'altra volta.

-Arrivo.- No, Austin no.

Secrets || Austin ButlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora