Capitolo 6

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"Strisciando dentro la mia pelle
queste piaghe non guariranno
sono caduto per paura,
confondendo ciò che è reale.
Dentro di me, c'è qualcosa che mi preme sotto la superficie,
consumando, confondendo,
temo che questa assenza di autocontrollo sia senza fine.
Controllando, non mi sembra
di ritrovare me stesso
le mie pareti mi stanno intrappolando
(senza fiducia e sono convinto che ci sia troppa pressione da sopportare)
mi sono gia sentito in questo modo, così insicuro.
Strisciando dentro la mia pelle
queste piaghe non guariranno
sono caduto per la paura
confondendo ciò che è reale.
Il disagio si è sempre impossessato di me, distraendo, reagendo
contro la mia volontà.
Resto accanto alla mia immagine riflessa,mi sta ossessionanto, non mi sembra...
di ritrovare me stesso.. "
Crawling
Linkin Park

Quando arrivammo all'officina, Bonnie balzò euforica fuori dall'auto, come se non vedesse il fidanzato da chissà quanto tempo. Scossi la testa sorridendo avanti tutto quell'entusiasmo e mi affrettati a raggiungerla, ma la trovai stramante ferma avanti l'entrata. Mi avvicinai confusa,
Bonnie mi fermò con un braccio, facendo segno di rimanere in silenzio con il dito.
<< Che succede? >> bisbigliai mentre mi accovacciavo dietro di lei,
<<È quello che intendo scoprire>> sussurrò a sua volta, con l'orecchio teso.Dall'officina arrivavano frammenti della conversazione, piuttosto accesa, tra Clyde e Roby Rey.

<< Ti ho detto che ho tutto sotto controllo papà!>> urlò Cly esasperato.
<<Senti figliolo, non sto mettendo in dubbio la tua capacità di giudizio. Sto solo dicendo di tenere gli occhi ben aperti su tutta questa faccenda!>> sbottò il padre  autoritario.
<<Cristo! Credi che sia stupido? Credi che non capisca la situazione? Ma dimmi, chi gli è rimasto papà, se non noi?>> anche se non lo vedevo,riuscivo a immaginare le braccia del mio amico muoversi in aria in modo teatrale, gesto che faceva quando era agitato. Sentii Roby Rey sospirare  rassegnato.
<< Clyde io mi fido di te, ti voglio bene e voglio bene anche a lui, ma devi capire che le circostanze non sono delle migliori. Ti conosco, so che stai facendo di tutto per cercare di aggiustare le cose, ma a volte quando qualcosa si rompe non puoi farla tornare com'era un tempo. Anche gli oggetti si rompono, ci metti su un pò di colla per cercare di ripararli ma non tutti i pezzi combacieranno come prima, perchè ormai sono distorti e ti ritroverai con un incastro imperfetto. Però tu tenti  comunque di aggiustarlo lo stesso, perché a quell'oggetto ci tieni e quindi ci provi e ci riprovi...>> un altro sospiro <<Ma se c'è una cosa che ho imparato nella mia vita, e che niente tornerà mai com'era prima. È facile dire tutto si aggiusta! Ma si può davvero aggiustare tutto? Capisci cosa sto cercando di dirti figliolo?>>.
Sentii una fitta di dolore al cuore, come se mille piccoli spilli si fossero conficcati dentro. Mi si formò un nodo in gola ma cacciai indietro le lacrime,non era il momento di lasciarmi andare. Ma le parole di Roby Rey mi avevano colpito nel profondo. Non sapevo a cosa era dovuto tutto quel discorsetto, ma aveva ragione.
Quando qualcosa si rompeva era inutile provarci, ormai era andata in mille pezzi.
L'imprecazione di Bonnie mi destò dai miei pensieri,mi afferrò il polso e mi trascinò velocemente alla sua auto <<Fai finta che siamo appena arrivate!>> mi intimò all'orecchio. Dopo pochi minuti vedemmo la figura slanciata di Roby Rey far capolineo fuori dall'edificio, vedendoci sfoderò uno dei suoi caldi sorrisi. Roby Rey aveva il classico fascino dell'uomo maturo,un assaggio di come Clyde sarebbe diventato con il passare degli anni.
<<Ecco qui le mie ragazze!>>, ci avvolse entrambe in un abbraccio amorevole. Quando ci separammo guardò Bonnie con sguardo paterno, <<Credo che il mio ragazzo abbia bisogno di una bella biondina che gli gironzoli intorno in questo momento >>.
Lei annuì guardandomi mortificata,
<<Non preoccuparti vai! Io troverò un modo per tornare a casa, passerò a prendere la macchina domani>> gli strinsi il braccio per fargli capire che andava tutto bene,
<< Vai Bonnie, accompagno io a casa ranocchietta>> disse Roby Rey facendomi l'occhiolino. Ridacchiai al suono di quel nomignolo che il padre di Clyde mi affibbiò da ragazzina. Così Bonnie, rassicurata, ci salutò velocemente per poi correre verso l'officina. Intanto io e Roby Rey raggiungemmo la sua Jeep Wrangler rossa fiammeggiante.
<<Allora ranocchietta,come stai?>>, sorrisi mentre mi allacciavo la cintura di sicurezza, <<Non credi sia un pò grande per usare ancora quel vezzeggiativo Roby Rey?>>  inarcai un sopraciglio divertita.
<<Non si è mai troppo grandi per cose del genere Evy, ricordalo >> rispose ammiccante. Risi, contenta della sua compagnia. Il padre di Clyde era fantastico! Portava il buon umore ovunque andasse. Spesso, quando ero piccola, andavo a casa sua insieme a Trent e passavamo lì le nostre serate. Accolti con amore in quella famiglia che sembrava essere uscita da quelle scontate pubblicà della classifica famigliola felice, solo che in quella casa non c'era niente di scontato. Clyde era figlio unico e Roby Rey e Dorothy ci hanno sempre trattato come se fossimo figli loro. Da bambina ero un tipo abbastanza vivace, saltellavo ovunque cercando di tenere il passo con i giochi dei ragazzi, che ovviamente affermavano che i loro giochi da "uomini duri" non era adatta a una femmina. Per questo il padre di Cly mi diede quel nomignolo infantile che continuava ad usare ancora oggi.
Durante il tragitto verso casa chiacchierammo del più e del meno, ero tentata di chiedergli il motivo della discussione che aveva avuto con suo figlio, ma dopo mi sarei ritrovata a dover dare spiegazioni sul come facessi a sapere di quel battibecco, quindi tenni la lingua a freno. Quando arrivammo avanti il ranch Roby Rey spense il motore, lanciandomi un'occhiata preoccupata.
<<Come se la passa il tuo vecchio?>> il tono della sua voce era cambiato,diventando improvvisamente affilato mentre teneva gli occhi fissi sulla vecchia casa decadente. Roby Rey, come tutta la città, era a conoscenza del rapporto confidenziale che mio padre aveva con l'alcool, ma come gli altri era all'oscuro della violenza che subivo da lui. Anche se avevo sempre avuto la sensazione che il padre di Clyde avesse qualche sospetto che mio padre non si limitava a una semplice strigliata. Ma non aveva mai avuto conferma dei suoi dubbi,nemmeno dal figlio.
<<Come sempre>> feci un mezzo sorriso <<Lui e il divano sono piuttosto intimi ultimamente>> dissi ironica cercando di smorzare quella strana tensione, ma l'espressione severa di Roby Rey smorzò il mio intento. Stavo per dire qualcosa per  rassicurarlo quando la porta di casa si aprí. Mio padre si appoggiò con il fianco sullo stipite della porta incrociando le braccia al petto, osservandoci con un ghigno sul viso. Io raggelai mentre la mascella del padre di Cly si serrò, <<Ora è meglio che vada. Grazie per il passaggio Roby Rey e salutami Dorothy, digli che uno di questo giorno mi presenterò a casa vostra pretendendo uno dei suoi deliziosi biscotti al burro di arachidi!>> lui annuì no del tutto convinto. Gli sorrisi ancora una volta aprendo lo sportello della macchina, ma prima di scendere lui mi afferrò la mano << Per qualunque cosa io ci sono Evangeline, e anche Dorothy e Clyde. La porta di casa nostra è sempre aperte per te ranocchietta>> avevo capito a cosa alludeva, e sapevo che era sincero, che almeno loro ci sarebbero sempre stati. A mal in cuore e reperimendo la voglia di piangere, annuii ringraziandolo una seconda volta e a passi svelti raggiunsi mio padre che ci fissava come se potesse esplodere da un momento all'altro.
<<Ci si vede Wilson! >> urlò a Roby Rey mentre mi fermavo al suo fianco,
<<Stanne certo Miller! >> ringhiò l'altro dal finestrino facendo retro marcia. Quando Roby Rey fu scomparso dalla nostra visuale mio padre mi prese per un braccio e mi trascinò dentro casa con un cipiglio sul viso.
<< Che credi di fare stronzetta? Ti stai scopando Wilson ora?!>> mi sbraitò in faccia affermandomi per il collo,
<<NO! Ma che dici! Mi ha solo dato passaggio a casa! Non farei mai niente del genere lo sai!>> gracchiai sentendomi soffocare dalla sua presa. <<Bugiarda! Sei una puttanata bugiarda!>> strinse ancora le dita sul mio collo, la vista inizò ad annebbiarsi e portai le mie mani sulla sua,
<< Ti prego papà fermati! No-non respiro...>> lo pregai con quel poco di fiato che mi era rimasto. Lui si accigliò e lasciò la presa, caddi inginocchio portandomi le mani al collo respirando affannosamente. Tenni la testa bassa mentre lo sentii imprecare e la porta di casa sbattere. Mi accascia a terra portando le ginocchia al petto, mi sentivo così umiliata, disgustata e invidiosa. Perché mio padre non poteva essere come il padre di Clyde? Perché non riusciva ad amarmi?
Un tempo era così buono. Un tempo era il mio re.
Ora si era trasformato nel mio carnefice, quello che vedevo era solo il guscio di ciò che era stato una volta. La rabbia, l'odio e il dolore avevano consumato la sua anima. Stava precipitando in un abisso di oscurità e man mano mi stava trascinando con sé.

Quel pomeriggio mi arrampicai sull'albero vicino al ranch, ogni volta che la tristezza mi investiva sentivo l'esigenza di raggiungere quei rami. Mi sedetti a cavalcioni su uno di essi, appoggiando le spalle al tronco e guardai il sole tramontare.

"Poggiai la fronte sulle ginocchia con il corpo scosso dai singhiozzi. Sentii qualcuno avvicinarsi, così strinsi le gambe tra le braccia ancora più forte.
<<Evy? Evangeline? >>, chiamò il mio nome ma non risposi, volevo restare sola.
<<Evy lo so che sei li su! Avanti scendi! >> si appoggiò con le spalle all'albero, <<Vattene Trent! >> urlai sussultando.
<<Dai Evy vieni giù, andiamo a prendere un gelato? Che dici? Magari a cioccolato come piace a te! >>,  sbirciai da sotto le braccia la figura in piedi sotto l'albero, puntando gli occhi gonfi in quelli ambrati di mio fratello che mi sorrideva rassicurante. << Lo odio Trent! Lo odio così tanto!>> sibilai asciugandomi il viso con gesti furiosi, mio fratello sospirò
<< Lo so Evy, ma è difficile anche per lui sai? Anche lui amava la mamma come l'amavamo noi. Sono passati due anni da quando se n'è andata, ma papà non riesce ancora ad accettarlo >> osservai i lineamenti tristi del suo viso, mentre si era soffermato ad osservare il sole scomparire dietro la valle.
<<Non essere triste fratellone! Tu hai me! >> dissi spavalda sporgendomi dal ramo mentre lui scoppiava a ridere, mi guardò con occhi pieni d'affetto.
<<E tu hai me! Ora scendi da li! Ho una maledetta voglia di un cono al pistacchio!>>, risi euforica ma quando mi resi conto che non riuscivo più a scendere mi rabbuiai. Trent dovette accorgersi della mia difficoltà perché si mise sotto il ramo dove mi trovavo con le braccia aperte.
<<Avanti salta! Ti prendo io! >> trasalii solo al pensiero, <<Coraggio Evy! Non fare la fifona!>> mi spronò sornione. Così per non sembrare una pappamolla chiusi gli occhi e mi buttati, e il mio corpo fortunatamente non si spiaccicò a terra. Aprii gli occhi trovandomi nelle braccia di Trent che rideva divertito.
<< Te lo prometto Evy. Ogni volta che salterai io ci sarò. Ci sarò sempre per prenderti...>>"

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