Prologo

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"Ti sei mai sentito come se stessi crollando?
Ti sei mai sentito fuori posto?
Come se in qualche modo non fossi adatto
E nessuno ti capisca
Vuoi mai scappare via?
Ti rinchiudi nella tua stanza?
Con il volume della radio così alto
Che nessuno ti sente urlare
No non sai com'è
Quando niente ti sembra a posto
No non sai com'è
Essere come me
Essere ferito
Sentirsi perso
Essere lasciato fuori al buio
Essere colpito
Quando sei giù
Sentirti come preso in giro
Essere sull'orlo quasi per crollare
E non c'è nessuno lì a salvarti
No, non sai com'è

Benvenuto nella mia vita.. "

Welcome to my life
Simple Plan

***********

Otto anni prima

<< Sei solo una sgualdrina! Una lurida sgualdrina come tua madre! >> sbraitò dal divano mentre aprivo il frigorifero per prendergli una birra. Presi la piccola lattina con mani tremanti e con passi lenti andai verso il soggiorno. La stanza era in penombra e il suo viso era illuminato soltanto dal piccolo televisore. Rimasi ad osservare il suo profilo, cercando di capire dov'era finito il mio papà, perché quell'uomo stravaccato sul divano, con decine di lattine di birra vuote sul pavimento e che imprecava come un dannato,non era il mio papà, non lo era più.
<< Muovi quel cazzo di culo mocciosa e portami quella diavolo di birra! >> ringhiò senza staccare gli occhi dallo schermo. Avanzai lentamente e allungai la mano dove si trovava la lattina, lui l' afferrò sdegnato per poi aprirla e fare un lungo sorso. Rimasi al mio posto aspettando di essere congedata.
<< Dov'è quel bastardo di Trent?>> chiese asciuganosi il mento con il dorso della mano.
<< È ancora a lavoro dovrebbe tornare tra poco.. >> risposi guardandomi intorno per non incrociare il suo sguardo freddo e tagliente,una volta dolce e caloroso.
<<Ancora a lavoro eh? Bene, quando torna dovremmo fare un bel discorsetto io e quello stronzetto>> sibilò amareggiato sbattendo la birra sul tavolino davanti a lui. Sgranai gli occhi e il sangue mi si gelò nelle vene. Sapevo già in cosa consisteva il suo "discorsetto", e solo al pensiero mi si strinse lo stomaco. Pregai che Trent tornasse quando papà stesse già dormendo, perché troppo ubriaco per rimanere sveglio. Ma mi irrigidii quando sentii il cigolio del vecchio pick up entrare nel vialetto. Le mani iniziarono a sudare mentre vedevo mio padre alzarsi e sistemarsi i pantaloni sulla pancia da birra, tempo prima lineare e solida. Sentii Trent sbattere la portiera della macchina e i suoi passi avvicinarsi alla casa mentre papà muoveva la testa prima a destra e poi a sinistra per stiracchiarsi il collo come un pugile quando saliva sul ring. Dovevo fare qualcosa, dovevo fare qualcosa prima che Trent oltrepassasse quella porta. Così dissi la prima cosa che mi venne in mente.
<< Papà ecco io... Non te l'ho detto prima, ma oggi Mr. Turner mi ha messo in punizione e... >> mi zittii quando vidi i suoi occhi andare in fiamme. Si avvicinò in una falcata e prima di renderme conto mi diede uno schiaffo in pieno viso,
<< Sei una nullità! Sei una stupida e poco di buono, una fallita come tua madre! >>. Trattenni le lacrime perché sapevo che avrei peggiorato la situazione se mi avrebbe visto piangere, e infondo avevo detto quella piccola bugia solo per il bene di mio fratello.
<< Perché doveva capitarmi una figlia come te? Che ho fatto di male per meritare tutto questo! >> ringhiò afferandomi per un braccio. Alzò di nuovo la mano per infliggermi un'altro colpo quando la porta dell'ingresso si aprí accompagnata dalla risata di Trent << Sei proprio un cazzone amico!>> esclamò mentre un'altra voce maschile sogghignava.
Mi pietrificai.
Mio fratello aveva portato qualcuno a casa e nostro padre non era del umore giusto per accogliere un ospite. Ma stranamente, papà imprecò sottovoce e lasciò la presa dal mio braccio, mi ordinò di andare in cucina per preparare la cena mentre lui si risiedeva sul divano ingurgitando la sua birra. Non me lo feci dire due volte e mi fiondai fuori da quella stanza infernale. Incontrai Trent all'ingresso e quando mi vide il sorriso gli morì sul viso e le sue labbra divennero una linea dura. Abbassai il capo e mi diressi in cucina senza dire una parola. Mi legai i capelli e iniziai a prendere le padelle da mettere sul fuoco e presi gli ingredienti che mi servivano dalla frigo. Avevo sentito il cigolio delle scale e ringraziai Dio che mio fratello e il suo ospite si fossero rintanati nella sua stanza.
Mi voltai e per poco non feci cadere tutto a terra, mi ritrovai due occhi color muschio che mi fissavano intensamente. Non sapevo se il mio cuore iniziò a martellare per lo spavento o per la semplice presenza di quel ragazzo. Su per giù poteva avere l'età di mio fratello, 16/17 anni, era alto con il fisico asciutto ma tonico. Indossava una tuta da meccanico sporca di grasso, come la solita tenuta da lavoro di Trent. Portava i capelli rasati sui lati e leggermente più lunghi sopra il capo,di un insolito rosso rame. Aveva delle piccole lentiggini sul naso in contrasto con la carnagione biancastra. Deglutii quando il mio sguardo cadde sulle labbra perfette nella loro imperfezione;il labbro superiore formava un sottile arco perfetto mentre quello inferiore sembrava morbido e pieno. Improvvisamente le mosse e la voce fredda e rauca che ne uscì mi fece rabbrividire.
<< Non volevo spaventarti,ero solo sceso per prendere qualcosa da bere >>,come una doccia fredda mi risvegliai da quella specie di trance e riportati il mio sguardo in quelle due fluorite verdi che continuavano ad osservarmi indagatori. Arrossii e mi schiarii la voce,
<< Non preoccuparti ero sovrappensiero e non ti ho sentito arrivare, perndi quello che vuoi abbiamo sia birra che succo d'arancia >> indicai il frigorifero per poi dargli le spalle e iniziare a tagliare i peperoni sul tagliere. Sentii il frigo aprirsi e chiudersi e sperai tanto che il ragazzo dal pel di carota se ne andasse, ma non doveva essere il mio giorno fortunato. << Trent non mi aveva detto di avere una sorella, come ti chiami?>> chiese mentre gli sentivo aprire la lattina di birra. <<Evangeline >> dissi stando attenta a non tagliarmi anche un dito insieme alle verdure,gli sentii sussurrare il mio nome mentre cercavo di rimanere concentrata sulla cena da preparare.
<< E quanti anni hai Angy? >>, Angy? L'unica persona che mi chiamava così se n'era andata molto tempo fa.

" Ti voglio bene mia piccola Angy, te ne vorrò sempre"

Cercai di non farmi travolgere dai ricordi e mi pulii le mani unte su uno straccio . << 12 e mezzo >> la voce mi uscì strozzata e feci un respiro profondo mentre versavo il trito di verdure in padella. Quando mi girai mi stava ancora fissando. << Resti a cena da noi? >> chiesi con troppa enfasi, e mi sentii avvampare. Lui sorrise e prese l'altra birra mentre sorseggiava la sua << No, sono passato per prendere alcune cose da tuo fratello, magari un'altra volta Angy>> mi fece l'occhiolino e in un'attimo era già arrivato alla porta, ma prima di andarsene si voltò di nuovo.
<<Dovresti mettere del ghiaccio sul quel bel facciono, così il rossore dovrebbe sparire rapidamente>> il tono della sua voce era dolce ma il suo sguardo era quasi di rammarico. Mi portai automaticamente la mano sul viso, dove papà aveva posato la sua mano, mi ero completamente dimenticata del pizzichio sulla guancia.
Annuii e di impulso gli chiesi il suo nome.
<< Rouge, mi chiamo Rouge >> disse mostrando i sui trentadue denti in un grandissimo sorriso, proprio in quel momento mi accorsi del suo canino storto che rendeva il tutto più seducente. Poi se ne andò lasciandomi lì sola,con lo sfrigolio del soffritto in sottofondo.
<< Rouge...Rosso >> bisbigliai tra me e me prima di scoppiare a ridere, gli calzava a pennello. Finii di prepare la cena con un sorriso spensierato, speranziosa di rincontrare presto quel misterioso ragazzo. Sfortunatamente per me,quella sera venni a sapere da mio fratello che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto il suo amico. Rouge era il nipote del proprietario dell'officina dove lavorava Trent e il giorno dopo sarebbe tornato in Irlanda dalla madre. Era venuto qui in Texas per un periodo limitato,dando una mano al negozio dello zio.
D'allora, per molto tempo, i miei sogni furono tormenti da quegli occhi muschiati e da quella zazzera rossa.

Rouge - Rosso Come La Passione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora