Capitolo 20

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"Ida! Sei pronta?! Chie-sama ti vuole vedere subito! È la tua ultima lezione!"

"Lo so Aki! Dammi 5 minuti!"

Ed è già passato un mese! Il tempo è volato.
Domani sarà il mio primo giorno nella nuova scuola.

Stasera ci sarà una cena formale per ringraziare Chie-sama delle lezioni. Sono agitatissima perché so che dovrò comportarmi come una vera signorina.

"Ok! Sono pronta! Mancano solo i capelli!" dico tra me e me.

Mi siedo davanti alla specchiera e inizio a spazzolarmi i capelli che, come sempre, sono pieni di piccoli groppi a causa della lunghezza.

Mentre sono intenta a districare la mia chioma ribelle sento qualcuno correre fuori dalla porta.

"Idaaaaaaa!!!!"

Oddio che ho fatto!!

"Fermo!" sento urlare Aki.

"Che c'è!? Devo chiamarla! È in ritardo come al solito!"

"Si sta cambiando!"

"Dille di muoversi! È in tremendo ritardo e Chie-sama sta impazzendo! Continua a brontolare cose senza senso!"

"Shouta basta! Dalle il tempo che le serve!"

"Ma...-"

Esco dalla stanza e spalanco la porta.

"Shouta! Che ci fai ancora qui!!? Sei in ritardo!"

"Cosa?? Io sono in ritardo?"

"Certo! Ciao ciao!" e dopo aver detto questo inizio a correre come una scheggia per il corridoio. Arrivata davanti le scale però, mi blocco di colpo trovando Chie-sama ad aspettarmi alla fine delle scale.

<Oh no! E adesso!? Mi avrà vista correre?>

In una mossa super agile, giro su me stessa e mi nascondo dietro al muro del corridoio.

Prendo un bel respiro, ripasso le regole del comportamento signorile, mi sistemo i capelli e i vestiti e mi incammino.

Mentre scendo le scale Chie-sama mi scruta attentamente; sarà la sua ultima lezione, ma rimane concentrata fino alla fine.

Arrivata in fondo le faccio un inchino in segno di rispetto e attendo un suo cenno per tornare dritta.

"Vedo che i miei insegnamenti non sono stati vani, Maki-sama." dice con un tono pacato e quasi, specifico quasi, felice.

"La ringrazio delle sue preziosissime lezioni Chie-sama. Ne farò buon uso."

"Non ne dubito cara."

Alzo leggermente la testa, quel tanto per vedere un piccolo sorriso sul volto della mia insegnante.

"Alza pure il capo ora. Vorrei parlarti di alcune cose." dice tranquillamente e sorridendo ancora.

"Di cosa vuole parlarmi, di grazia?"

"Volevo narrarti un vecchio racconto...beh...alcuni potrebbero definirlo una sciocchezza...."
Dice mentre guarda lontano con aria nostalgica "ma io ho sempre pensato fosse vera."

Mi fa un cenno con la mano e mi invita a seguirla.

Usciamo dalla tenuta e continua a camminare sicura, mentre io la seguo.

"Quando fu inventato il violino, nel sedicesimo secolo, era ritenuto uno strumento divino perché difficile da suonare. Quei pochi che lo sapevano usare erano chiamati 'lumen musicorum' ovvero 'musicisti della luce'. La maggior parte di loro erano sacerdoti, monaci, persone che hanno donato la propria vita alla pace eterna. A quel tempo si organizzava, ogni mese, una 'festa', se così si può chiamare, dove i sacerdoti suonavano per la popolazione.
Durante questi spettacoli accadevano cose.....come dire..magiche".

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