Remus certe volte odiava la sincerità di Sirius - che sfociava nella più crudele sfacciataggine nel maggiore dei casi. Remus era anche consapevole di avergliela chiesta lui, quella sincerità che tanto lo faceva soffrire.
Se lo ricordava: era appena venuto a sapere di Fenrir Greyback, del fatto che era stata colpa del padre se quel mostro l'aveva morso, e il padre glielo avevo nascosto, allontanandosi da lui e lasciandogli credere che quel cipiglio deluso che mai lasciava il viso di John fosse causato dal suo essere un lupo mannaro.
Si ricordava quando Sirius l'aveva trovato sconvolto e lui gli si era aggrappato, in cerca di conforto.
Si ricordava persino ciò che aveva detto (Promettimi che, almeno tu, non mi nasconderai mai nulla) e la risposta di Sirius (Te lo prometto).
Si ricordava tutto, e malediceva se stesso per aver posto la richiesta e lo stupido onore di Sirius che gli impediva di andare contro a una promessa data, seppur questa fosse stata fatta da due ragazzini inconsapevoli delle conseguenze.
Remus certe volte odiava Sirius - con il suo impellente bisogno d'amore che gli si leggeva negli occhi e che sempre (sempre, dannazione) lo faceva capitolare come un idiota.
Sirius che lo amava e glielo diceva in continuazione.
Sirius che da quando erano al sesto anno non riusciva a non passare una sola notte lontano da lui.
Sirius che, finita la scuola, aveva incontrato Marlene.
Sirius che se n'era innamorato.
Sirius che glielo aveva detto, mantenendo la parola data e al tempo stesso distruggendo le aspettative di Remus, che non vedeva l'ora di trasferirsi da lui - e farci l'amore ogni volta che poteva e litigarci e fare pace, e poi rifarlo ancora e ancora e ancora (perché avevano una vita davanti).
Remus certe volte odiava Marlene - con la sua bellezza e i suoi lineamenti dolci che sempre (sempre, dannazione) facevano capitolare tutti, specialmente lui.
Marlene che era più grande di loro di due anni, la Gryffindor che avevano guardato con ammirazione quando aveva fatto scappare a gambe levate quel Malfoy da strapazzo. Marlene che già da allora aveva fatto colpo su Sirius - "Credo di essermi innamorato" aveva detto un Sirius undicenne dopo aver visto lo spettacolo della McKinnon.
Marlene che aveva ricambiato i sentimenti di Sirius, senza neanche immaginare quanto lui, invece, lo amasse - mille e mille e mille volte in più di lei.
Marlene che glielo aveva portato via. Marlene che era morta, sterminata insieme a tutta la sua famiglia - e l'unica cosa a cui Remus aveva pensato quando la notizia era giunta fino a lui era stato:"Meno male che Sirius non era con lei".
Remus certe volte odiava se stesso - con il suo essere sempre (sempre, dannazione) così tanto se stesso e così poco abbastanza per Sirius.
Remus odiava se stesso per provare gelosia verso una defunta, per quel piccolo momento in cui gli era sembrato di provare sollievo e felicità quando Sirius era corso da lui, in lacrime, sconvolto dal triste avvenimento.
Remus odiava se stesso per non aver chiuso fuori dalla sua vita l'amore che provava per Sirius.
Quell'amore che gli aveva impedito di cacciarlo dal suo appartamento, di dirgli che no, non aveva più nulla da dargli perché lui stesso gli aveva strappato via tutto.
Quell'amore che lo aveva costretto a lasciarsi baciare e amare come se nulla fosse successo, perché quegli occhi, quegli occhi, gridavano quel tipo di aiuto che solo Remus poteva offrirgli.
Quell'amore che gli aveva fatto provare un senso di benessere e completezza, così fuori luogo in quel momento.
Quell'amore che si era riacceso troppo rapidamente e che, purtroppo, mai si sarebbe spento con la stessa velocità.
Remus si ritrova ad odiare Marlene - e Sirius e se stesso - con un'intensità tale da stupirlo.
Perché sono passati anni, in cui è stato costretto a vivere isolato e a cercare di soffocare l'amore che ancora sentiva per Sirius con il disprezzo e il rancore, e lui non credeva possibile di poter provare di nuovo quei sentimenti con la stessa potenza devastante - se non maggiore.
Così, come allora, anche adesso chi è più detestato da Remus è proprio se stesso.
Che non riesce mai a stare zitto, facendo domande le cui risposte sa già che gli colpiranno con violenza il cuore martoriato.
Quel cuore che lui vorrebbe solo stracciarsi via dal petto, per non poter provare più quelle emozioni che lo destabilizzano da sempre.
«Cosa fai?»
Sirius è seduto sul bordo del letto, aggrappato alla colonna come se fosse un'ancora di salvezza.
Gli occhi vacui e arrossati di chi ha vissuto troppo e quel troppo è costretto a ricordarlo ogni volta in cui la mente non è occupata a fare altro.
Remus sa cosa vuol dire, anche se non può sapere a cosa stia pensando.
Remus spera solo che siano James e Lily la causa di quella tristezza - e non è bello, che lui speri questo, ma ci si aggrappa lo stesso con tutte le sue forze, pur di non pensare a lei.
«Marlene...» è solo un sussurro - roco e affettuoso -, ma lo sente lo stesso.
Si morde un labbro - è sangue, quello che sente sulla lingua? - e annuisce piano. Inutilmente, dato che Sirius neanche lo guarda, troppo perso in quell'altro amore, in quegli altri ricordi, in Marlene.
E Remus ha solo voglia di scuoterlo e gridargli che ora c'è lui, che gli darà molto di più di quello che avrebbe potuto dargli Marlene.
Vorrebbe solo gridargli di amare solo lui, perché lui gli si concede intero e non è giusto che ne riceva solo metà in cambio.
Metà Sirius per un intero Remus, è un'ingiustizia che vorrebbe avere la forza di cancellare.
Ma non ce l'ha, Remus, questa forza, quindi ingoia la voglia matta di urlare e protestare e abbraccia Sirius, confortandolo.
«Pensi ancora a lei?» le parole sfuggono, formano domande che Remus non può più tenere per sé.
Nel momento in cui le pone, però, si accorge di non voler realmente ascoltare le risposte.
Risposte più dolorose di qualsiasi maledizione, che Remus incassa, stringendo più forte Sirius al suo corpo.
Si sente patetico, Remus, a farsi consolare dal suo carnefice, dopo avergli posto nelle mani l'arma con cui colpirlo.
«Mi capita.»
«Spesso?»
«Un po' la mattina, un po' a mezzogiorno, un po' la sera, un po' la notte.»
E a Remus non resta che odiare Marlene - e sentirsi in colpa - e odiare Sirius - e amarlo ugualmente.
E a Remus non resta che odiare se stesso - e incrementare quest'odio.
Remus vorrebbe solo non provare nulla - odio, tristezza, amore.
Strapparsi il cuore.
Ma il suo cuore è ancora lì, nel petto.
Pulsa - con sofferenza e affanno -, masochista, e lo lascia vivere.
E a Remus non resta che aspettare la luna piena per manifestare il suo dolore, colpendo Padfoot e ferendo, con forza, se stesso.Ci tengo a sottolineare che Sirius non fa ciò che fa con cattiveria. Lui ama davvero Remus, solo che ama anche Marlene. Capita, di amare due persone contemporaneamente e con la stessa intensità (anche se in modo diverso), e io questa situazione l'ho vista perfetta per Sirius, che è sempre alla ricerca di un po' d'amore. Capita anche di essere sopraffatti dai propri sentimenti, risultando incapaci di contrastarli. Ecco quello che succede a Remus. Vorrebbe scappare, e il più lontano possibile, ma non ci riesce, perché Sirius è il suo tutto. Allora accetta quei dolorosi momenti in silenzio, accontentandosi della metà del cuore che Sirius gli concede.
Marlene, dal canto suo, sa di Sirius e Remus, ma ciò, ovviamente, non le impedisce di ricambiare Sirius - sì, Sirius non è sincero solo con Remus per la promessa, ma è proprio una sua caratteristica. Ripeto, non lo fa con cattiveria, è solo un po' ingenuo, inizialmente perché solo un giovane ragazzo che si ritrova in una situazione che neanche lui riesce a comprendere bene, in seguito perché adulto che ha passato dodici anni rinchiuso in una cella a ricordare i momenti più brutti della sua vita.
Tutto ciò solo per poter dire che, secondo me, i personaggi non sono OOC.
Ultimi chiarimenti: Gryffindor = Grifondoro, Padfoot = Felpato.
Il dialogo: "«Pensi ancora a lei?» «Mi capita.» «Spesso?» «Un po' la mattina, un po' a mezzogiorno, un po' la sera, un po' la notte.»" sono opera di Marc Levy.