London calling

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«Londra è la nostra città, Rem.»
Sirius non lo dice per scherzo, e neppure per insultare, ma perché è sinceramente, sinceramente convinto che Londra, piovosa e grigia e triste ad un angolo e al successivo coloratissima, rumorosa e frastornante appartenga a lui e Remus come nessun altro posto nel mondo, neppure Hogwarts o la Foresta Proibita. Remus sbuffa, suo malgrado divertito, e scosta con due dita la tenda per lasciare che gli si schiuda allo sguardo ancora un po' della città che sembra allungarsi pigrissima fino all'orizzonte, perdendosi tra le nuvole basse di tempesta addensate là in fondo.
A guardarla così, attraverso il vetro macchiato di pioggia, con i colori sgranati in macchie sfocate dall'acqua, gli ombrelli, le automobili, le sciarpe dei passanti e gli autobus e le facciate delle case confusi assieme in un quadro sbavato, umido e pulsante di vita è difficile dargli torto. Londra è davvero la loro città, per come riesce a piacere ai malumori di Remus e ad esaltare la risata che Sirius latra continuamente; è davvero la loro città, per questa mansarda piccola e polverosa, ficcata di forza sotto il tetto di un palazzo con troppi piani, troppo vicino alla ferrovia, in cui non c'è spazio per tutti i libri di Remus e non c'è spazio per tutte le tazze di Sirius e piace ad entrambi come se fosse una reggia, magari di più.
Londra è davvero la loro città.
Sirius si alza dal letto buttando per prima cosa in aria le gambe, e poi tirando su il busto.
Sospira, allegro come una domenica mattina di frittelle calde e idromele profumato, e raggiunge Remus accanto alla finestra, stringendogli le braccia attorno alla vita e cullandolo piano, chinandosi a baciargli l'incavo del collo.
C'è stata la luna piena, la scorsa notte, e una miriade di nuove ferite costellano di rosso vivido la pelle del licantropo, ma sono solo graffi superficiali, quasi distratti, e sulla clavicola la chiostra regolare dei denti di Felpato.
Sirius traccia con due dita il segno del morso, con gentilezza reverenziale, e sorride nel sentire Remus rilassarsi contro il suo tocco.
«A volte penso che non ci rilassiamo abbastanza,» gli mormora contro l'orecchio, e Remus scoppia a ridere piano, voltandosi appena per guardarlo con una punta di severità nello sguardo, annegata nel divertimento.
Non ha bisogno di ricordargli che sono nel mezzo di una guerra, che Voldemort minaccia il mondo magico non certo con qualche bacchetta giocattolo e gli scherzi di Zonko - Sirius lo sa bene come chiunque altro, è solo che gli piace, di tanto in tanto, far finta che non sia vero, che non siano mai cresciuti, nessuno di loro, che non abbiano responsabilità, che non sia mai successo niente se non una pace eterna e meravigliosa.
Londra lo aiuta ad immaginare che sia così, con le sue piogge sospese nel tempo e i rumori nascosti e amplificati dallo scroscio dell'acqua. «Dovremmo andare da qualche parte in vacanza.»
«Hmm, magari in Italia,» gli dà corda Remus, sorridendo appena e premendosi all'indietro contro di lui.
«Ne parlavo stamattina con James, tra tutti e due non siamo riusciti a ricordare che colore abbia il sole.»
Sirius ride piano contro il suo collo, mordicchiandolo appena, e poi si acciglia.
«Ehi, ehi, hai parlato con Jamie?» domanda, fingendosi offeso, geloso.
«Com'è che non ne sapevo niente?»
«Lo sai che abbiamo una relazione segreta da anni, Sir,» lo prende in giro Remus, voltandosi nel suo abbraccio per sorridergli.
Sirius fa una smorfia, gli occhi grigi che quasi brillano nella semioscurità.
«E sentiamo, questa vostra relazione segreta ce l'ha, una città tutta sua?» chiede, scostando una ciocca di capelli dal viso di Remus e sistemandogliela dietro un orecchio.
Il sorriso di Remus s'allarga, lui si solleva sulle punte dei piedi per baciarlo, scostandosi dopo appena un attimo.
«Parigi,» risponde, gli occhi socchiusi e la voce sognante, e poi scoppiano a ridere assieme, Sirius che nasconde il viso contro il suo collo e gli morde il lobo di un orecchio.
«Ouch,» dice, poi, stringendolo ai fianchi. «La città dell'amore contro la città della pioggia, mi sa che non ho speranze.»
Remus lo bacia, indugiando più a lungo sulle sue labbra, permettendo a Sirius di invadergli la bocca con la lingua a cercare la sua, e poi gli sorride, quando con uno schiocco soffice si separano e Sirius dà un gemito roco dal fondo della gola.
«Non hai speranze,» concorda, con dolcezza.
Fuori continua a piovere, probabilmente non smetterà mai.

tante piccole one shot (wolfstar)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora