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«Rasarmi la testa» borbottò Anya cupa.

Come avrebbe reagito Lucien se lo avesse fatto sul serio? Se gli si fosse materializzata davanti completamente calva? Forse le avrebbe detto che era brutta e stupida e gli sarebbe stato più facile resisterle.

«Idiota.» Eppure le mancava. Quando era scivolato nel regno degli spiriti per accompagnare le anime all'Inferno, lei si era materializzata nella casa degli umani, sicura che presto sarebbe arrivato. Rivederlo l'aveva colpita profondamente. Gli si era quasi buttata tra le braccia, felice di constatare che era sano e salvo e che il viso e il collo stavano guarendo, ma era riuscita a trattenersi soffocando le emozioni.

Dopo era tornata alla sua spiaggia delle Hawaii, avvilita, e si era infilata uno dei suoi costumi preferiti. Adesso passeggiava sulla battigia di sabbia brillante, con i capelli sciolti e umidi sulle spalle. Il sole splendeva caldo e le accarezzava la pelle. Le onde lambivano i sassolini rosa ed era in preda alle emozioni che prima era riuscita a soffocare, ma che ora l'avevano di nuovo travolta.

«Volevo solo aiutarlo.» Cosa le aveva dato in cambio della sua generosità? Aveva finto di desiderarla e l'aveva incatenata al suo letto per poi sparire. Le faceva ancora male. Lo voleva disperatamente e lui non vedeva l'ora di scappare da lei. «Sono proprio una stupida.» Perché non riusciva a toglierselo dalla mente?

Nessun uomo l'aveva mai colpita in quel modo e, nonostante la sua maledizione, ne aveva avuti parecchi. Tutti mortali, ridicoli quando la ricoprivano di complimenti che aveva sempre desiderato ricevere dagli dei e che aveva presto dimenticato come avrebbe voluto dimenticare Lucien. I più memorabili erano diventati suoi amici, anche se si era rifiutata di andare a letto con loro. Purtroppo

erano tutti morti. Benché fossero conoscenze casuali, perderli l'aveva fatta soffrire, e aveva imparato a disprezzare la debolezza umana. Non usciva più con gli umani ormai da anni e alcune notti si sentiva così sola che abbracciava un orsetto di peluche rubato all'inaugurazione di un negozio di giocattoli. Con Lucien, invece, non si sentiva mai sola. Era eccitata. Ogni minuto passato in sua compagnia era una sorpresa. Ma lui non la voleva.

Da quel momento in poi, decise, se ne sarebbe stata lontana da lui. Toccava a Lucien cercarla. Prima o poi avrebbe dovuto farlo, se sperava di ubbidire a Crono. La pazienza non era mai stata la sua virtù migliore e, nonostante tutto, man mano che le ore passavano, il desiderio di rivederlo diventava sempre più intenso. «Non sono una stupida. Sono una super stupida.»

Vedere Lucien battersi era stato lo spettacolo più sexy a cui avesse mai assistito. Era l'essenza stessa della forza letale e della Morte, veloce e fluido nel maneggiare i pugnali. Una promessa di dannazione eterna brillava nei suoi occhi dai colori diversi e l'aveva trovato irresistibile. Ed era ancora così. Le piacevano le loro scaramucce. Amava la sua compagnia e, lontano da lui, si annoiava. Tutto questo non aveva senso. Cupo com'era, avrebbe dovuto essere noioso. E invece la divertiva, la sfidava e la faceva sentire viva. Strano, dato che era posseduto da Morte.

Provava qualcosa per lei? Qualcosa oltre a disprezzo e fastidio? In quel caso, era bravissimo a nasconderlo. Tranne quando la baciava. Allora si trasformava, diventava un altro. Appassionato e tenero, un po' selvaggio. Baciava con tutto il corpo, inondandola di desiderio e di profumo di rose.

«Chi credo di prendere in giro? Io torno da lui.»

Crono aveva scelto il suo boia con grande precisione. Anya non riusciva a stare lontana da Lucien e non voleva che lui stesse lontano da lei. Gli avrebbe persino permesso di cercare di ucciderla, solo per avere un altro bacio.

«Potrebbe essere divertente» mormorò e si smaterializzò.

Fu il profumo di fragole che mise Lucien in allarme per la presenza di Anya quando si teletrasportò sull'isola greca dopo aver accompagnato un gruppo di anime in Paradiso. Negli Stati Uniti era avvenuto un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto un autobus con a bordo un gruppo di fedeli. Erano stati investiti da un autista ubriaco ed erano tutti deceduti. Che peccato. Per fortuna, si era ormai assuefatto alla morte e non soffriva più, nemmeno quando si trattava di bambini. Non se lo poteva permettere; la morte era la sua più assidua compagna e ne sarebbe uscito distrutto.

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