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Mentre comprava le cose che gli sarebbero servite per il viaggio imminente e accompagnava in piccoli gruppi diciotto anime alla loro destinazione finale, Lucien non sentì lo sguardo bruciante di Anya posato su di sé. E non sentì nemmeno la sua fragranza di fragole. Dov'era? Cosa faceva? Con chi lo faceva?

Strinse i pugni per la rabbia fino a farsi male. Gli mancava più che mai. Si era ormai abituato alla sua presenza e quando non c'era tutto gli sembrava fuori posto. Inoltre, era molto preoccupato per lei. Crono si era forse stufato dei miseri tentativi di Lucien di ucciderla e aveva deciso di distruggere Anya con le proprie mani?

Affondò le unghie nei palmi fino a farli sanguinare. Lei sta bene. Crono non era riuscito a ucciderla ed era per questo che aveva passato l'incarico a Lucien. Anya era al sicuro dal re degli dei. Ma il tempo passava inesorabile.

Lucien si aspettava che quel bastardo gli capitasse tra capo e collo da un momento all'altro e lo punisse per il suo fallimento. E comunque della punizione gli importava sempre meno. Voleva passare più tempo con lei e il sogno stava per avverarsi.

Peccato che non fossero diretti alle Hawaii. Ma Lucien sapeva che Anya lo avrebbe seguito da qualunque parte e per questo motivo aveva scelto l'Artide, l'unico posto in cui poteva, anzi, sperava, di calmare i bollenti spiriti. Perché non solo gli mancava, ma la desiderava disperatamente.

Era diventata un'ossessione per lui. Negli ultimi tempi non pensava che a spogliarla, a leccarla dov'era più sensibile, a farla godere in ogni modo possibile e immaginabile. Voleva guardare il suo viso quando raggiungeva l'orgasmo, stringerle i capelli mentre gli dava piacere con la sua bocca dolce e sfrontata. Quel pensiero lo

fece tremare come uno stupido mortale.

Il suo corpo, che nessuno toccava da tanto tempo, implorava Anya ogni volta che lei gli si avvicinava. Costringersi ad allontanarsi era sempre più difficile. E costringersi a scoraggiare le sue avance lo era ancora di più.

Basta pensare, finisci di fare spese, ordinò a se stesso mentre girovagava per le strade asfaltate della città. Si era materializzato ad Atene e il sole splendeva caldo. L'ultima volta che vi era stato, molti secoli prima, i cadaveri ingombravano le vie e il sangue scorreva a fiumi.

Cercò di scacciare quel ricordo dalla mente. L'aria era fresca e salmastra. Voleva godersi quel clima mite il più possibile. Presto si sarebbe trovato nella furia ghiacciata dell'Artide. Con Anya.

Maledizione! Cosa ci voleva per esorcizzarla dalla sua testa in modo radicale?

Lucien si sforzò di fare una lista delle cose di cui aveva bisogno. Cappotto, stivali, vestiario caldo, calze spesse e guanti. Si sarebbe teletrasportato a Budapest per raccogliere le sue cose, che però erano adatte a inverni più clementi. Il Polo era un'altra cosa. Avrebbe dovuto sopportare venti gelidi e nevi eterne. Forse, con un po' di fortuna, avrebbe trovato Idra in fretta.

Chiamò Maddox e gli disse di chiedere a Torin di fare delle ricerche sui possibili avvistamenti.

Cosa stava facendo Anya? Questa volta non cercò di fermare i suoi pensieri. Lottare non gli faceva bene. Anya. In Artide. Sola con lui. Forse trovare Idra tanto presto non sarebbe stata una buona cosa.

L'ultima volta che lui e Anya si erano trovati insieme al freddo, lei lo aveva spinto nelle acque gelide dell'oceano. Inaspettatamente, sorrise a quel ricordo.

Anya in piedi sul ghiacciaio che lo aspettava per poi spingerlo

con tutte le sue forze era un'immagine bellissima anche se un po' sinistra. Gli si erano gelati persino i testicoli. Anya aveva riso divertendosi come una matta. Testarda e seducente. Voleva risentire quella risata. Ammirava il suo coraggio e la sua tenacia. Chiunque avrebbe tremato all'idea di avere Morte alle calcagna.

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