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Sono sdraiata sul mio vecchio letto, nella mia vecchia stanza.

Sono stanca morta, tutta colpa di questa giornata infernale. I miei hanno cercato di tranquillizzarmi. Anche se mio padre è incazzato nero seppur cerchi di non darlo a vedere.

Quando si parla di Susanna è sempre così.

Mia madre invece è preoccupata per la bambina.

Io non so cosa pensare, la mia testa è una matassa di pensieri senza inizio ne fine.

Voglio solo dormire e non pensarci più, ma sono due ore che guardo il soffitto e conto le pecore.

Sto per rimettermi a contare, quando suona il cellulare.

Basta, giuro su Dio che da domani spengo il telefono prima di andare a dormire.

"Pronto" bisbiglio.

Dalla cornetta mi giunge una musica assordante. Non ho nemmeno guardato chi fosse per la fretta di rispondere.

"Ciao bellissima"

È Ian e dal tono della voce sembra anche alticcio.

"Ciao"

"Sono a una festa, tu hai risolto quella questione?"

Come se fosse una mail da spedire.

Stai calma Sofia, i tuoi dormono nella stanza accanto. Non vorrai certo svegliarli.

"Sophie? Mi senti?"

Forte e chiaro purtroppo.

"Senti Ian ne parliamo quando torno" e butto giù senza aspettare una risposta.

Questa volta spengo anche il telefono. Vorrei tanto disattivare anche i miei pensieri, ma quelli continuano a confluire fino alle prime ore del mattino.

E' lunedì mattina e sono seduta nel ufficio della signora Tueco con la mamma.

"Sofia è un piacere conoscerti" esordisce l'assistente sociale.

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere dato che io non sono minimamente felice di conoscerla.

Ne avrei fatto volentieri a meno.

Ma sorvoliamo.

"Immagino che tu abbia molte domande. Ma prima di rispondere, preferirei esporti un quadro generale sulla situazione."

Annuisco lievemente per farla proseguire.

"Tua madre ha scoperto di essere malata all'incirca un anno fa. All'epoca Caterina aveva poco più di tre anni e naturalmente ,data la situazione, tua madre decise di contattare i servizi sociali per designare un tutore legale per tua sorella.

La pratica, che brutto termine, venne affidata a me e ho avuto modo in questo anno di conoscere Susanna e la bambina.

Tua madre ha ricorso alla fecondazione assistita in Belgio, per questo no c'è un padre che possiamo contattare"

"E i miei nonni?" domando ignara.

"Sono venuti a mancare prima della nascita di Caterina"

Oddio, mi sento incredibilmente in colpa. Loro avevano cercato di tenersi in contatto con me, ma nel periodo dell'adolescenza ero talmente arrabbiata con mia madre per avermi lasciata che avevo preferito tranciare i ponti anche con loro.

Loro ora non ci sono più e io non ho mai chiesto scusa, sono una persona orribile.

La mamma deve aver colto il mio rimpianto e mi stringe la mano.

Una bambina all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora