2005 - parte 3

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Lillo mi conduce fino a un ampio camerino, nascosto da un paio di ceste colme di vestiti. Mi ci fa accomodare, appoggia due vestiti sull'unico pouf presente e un paio di scarpette rosa sul pavimento,poi tira le tende e se ne va. Oltre al pouf ci sono un appendiabiti di legno - a forma di rombo, appeso al muro - e un sottile specchi overticale.

Il primo abito ha un colore verde pallido. Ha spalline rotonde e un piccolo pizzo bianco sul petto. Per infilarmelo devo rimanere in mutande ed entrarci dalla gonna. Dopo averlo indossato dico «pronta!»e il volto di mia mamma sbuca tra le tende.

«Bello,signorina» mi dice, «proprio una bambina elegante.»

Accanto al suo volto compare la sua mano sinistra con l'indice alzato. Mentre mi dice «fai un giro» l'indice disegna un cerchio nell'aria. Giro su me stessa.

«C'è un difetto» dice la mamma.

«Proprio lì sul fondoschiena» continua, alzando la voce per farsi sentire da Lillo.

Poi mi saluta sorridendo.

«Ciao piccola, vado qui fuori a respirare un po' d'aria col papà, torno prima che tu riesca a infilarti il secondo vestito!»

Il volto di mia mamma sparisce e una mano chiude le tende fino in fondo.Mi guardo nello specchio. Piaccio a mia mamma, quindi mi piaccio.Prendo la caramella con la carta rossa dalla tasca dei pantaloni che ho appeso. La scarto, nascondo la carta sotto il pouf, mi tolgo il vestito e lo appendo accanto ai pantaloni. Sono di nuovo in mutande.Sento in bocca un buon sapore di lamponi, e devo concentrarmi per riuscire a non masticare la morbida gelatina mentre mi tolgo i sandali. È tempo di infilarmi le scarpe rosa, perché la mamma ha detto di abbinarle al secondo vestito. Rimango a piedi nudi. Il pavimento è freddo. Mentre tento di capire come indossare il nuovo indumento, le tende vengono scostate un poco. Invece della mamma,però, compare Lillo.

«Come va?» mi chiede a bassa voce. Mi guarda con un sorriso appena accennato sul volto e una mano appesa a uno degli anelli della tenda.Io metto un piede sopra l'altro per sentire meno freddo.

Il mio volto avvampa di imbarazzo. Indosso solo le mutande, lui mi guarda e non so cosa fare. Sembra voglia aiutarmi ma non dice niente,mi guarda e basta, per un tempo che a me sembra troppo lungo. Lui non fa nulla più di questo. Io sono solo una bambina ma sento che c'è qualcosa di sbagliato in quel suo soffermarsi su di me. Lascio ricadere il vestito sul pouf e mi copro i capezzoli con un braccio.Il piede che sta sotto mi duole per il freddo e per la posizione.Inghiotto la caramella. Quando Lillo nota che il mio volto si sta corrucciando in quello che potrebbe diventare un pianto o un urlo,sparisce.

Rimango sola a fissare le tende, con il gusto di lampone ancora intenso in bocca, mentre sento arrivare le lacrime. Le trattengo. Mi siedo sul pouf per dare tregua al piede gelato. Quando vedo metà del mio volto riflesso nello specchio ho un secondo attacco di pianto. Trattengo anche quello.

Qualche minuto più tardi la mamma torna da me e io indosso il vestito. È lungo fino alle caviglie, rosa, e stretto in vita da un laccetto. Lei dice che lo preferisce al primo. Anche a Lillo piace molto. Lo acquistiamo.

Non ricordo di cosa parliamo quella sera, in auto, tornando a casa. Non ricordo cosa mangiamo a cena. E, soprattutto, non ricordo qual è l'ultima frase che la mamma mi dice prima di essere accoltellata in cucina, la mattina seguente, mentre il papà mi porta all'asilo. Probabilmente qualcosa di quotidiano, di familiare, come "buonanotte piccola, fai tanti bei sogni" o "dormi bene, a domani".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 07, 2016 ⏰

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