1. Un Solo Sguardo

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Appena entrai nel locale guardai l'ora e pensai bene, sono solo le 20, devi aspettare ancora 4 ore e tutto sarà finito... sperando che Miriam non si volesse fermare di più.
Passato l'ingresso mi guardai attorno, pareti scure, una luce soffusa, candele in ogni tavolino, petali di rose e cuori sparsi in giro; qualche anno fa avrei apprezzato questo romanticismo ma adesso lo avrei volentieri evitato.

Dopo un po' arrivó un signore che ci spiegò come funzionava: tu stavi seduta e ogni cinque minuti, a meno che tu non volessi durasse di meno, arrivava un altro uomo per parlare con te; poi ci sorrise ed entusiasto ci disse
- Benvenute allo Speed Dating. - mentre la pigra che è in me pensava che almeno avrebbe potuto rimanere seduta, ed aspettare che gli altri venissero da lei.
Ed ecco il mio tavolo, mi ero fatta mettere in un angolo, sperando che non mi si vedesse così che non venissero da me.

Ecco il primo uomo, era alto, capelli scuri ed elegante, quando si sedette mi salutò e sfoggiò un sorriso, che devo ammettere, non era niente male. Disse di chiamarsi Brad, e dopo aver fatto qualche commento carino su di me iniziammo a parlare; era interessante finché non dimostrò di essere il classico dongiovanni legato solo ai soldi, così decisi di farlo andare via prima del tempo dato.

Così feci con gli altri uomini che mi si presentarono, erano tutti troppo egocentrici, dongiovanni oppure noiosi, ragione per cui preferivo finirla lì.

Dopo un po' di tempo mi stancai e decisi di leggere un libro e di evitare gli uomini che si sarebbero presentati. Avevo sfogliato la prima pagina quando sentii la presenza di un uomo davanti a me.
- Ehi, come ti chiami? - decisi di continuare a leggere, nonostante fossi attratta dalla sua voce, convinta che sarebbe stato come gli altri, ma questo insistette.
- Non vuoi proprio rispondermi eh?Almeno fatti vedere - percepii l'accenno di una risata, e siccome avevo capito che non se ne sarebbe andato senza una risposta, decisi di dargliela.
- Senti, non ho nulla contro di te, ma per oggi sono stanca di ascoltarvi mentre mi raccontate cose che non mi intrigano affatto. - gli risposi sollevando il capo; devo ammettere che aveva degli occhi seducenti, poi mi soffermai sul resto del corpo. La sua voce era delicata e sensuale allo stesso tempo, era abbastanza alto, i capelli castani gli mettevano in risalto gli occhi verdi smeraldo, per non parlare della sua bocca Bea no, lo hai appena conosciuto, cosa ti sta passando per la testa?! mi ricomposi sperando di non aver dato troppo segno di interesse. Istintivamente misi una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, brutto segno, di solito lo facevo quando ero attratta da un ragazzo, Bea, ti ho detto che non devi la voce nella mia testa insisteva, ma ormai ero presa.
- Almeno lasciami provare, se poi non va proprio, giuro che mi alzo e non ti importuneró più. - stava quasi ridendo, ma colsi nei suoi occhi sincerità. Abbassai lo sguardo imbarazzato sui miei capelli lunghi biondo cenere, e mi complimentai con me stessa per essermeli lisciata accuratamente, almeno ero presentabile.
- D'accordo, mi hai convinto. - fu un attimo, incrociando gli sguardi ci sorridemmo, facendo sparire la tensione che si era creata in me.
- Allora qual è il tuo nome? - era incuriosito da me, probabilmente ero la prima che lo aveva respinto, sicuro, non vedevo altri motivi che lo giustificassero.
- Beatrice, ma preferisco Bea. - continuavamo a sorriderci, ma iniziava ad essere snervante, sentire il cuore che accelerava, come se prima o poi avesse dovuto abbandonare il mio corpo per un uso esagerato.
- Mi piace Bea. Io sono Lucas. - mi rispose porgendomi la mano, che io prontamente strinsi.

Iniziammo a parlare, mi raccontò che appena aveva finito da qualche mese la facoltà di giurisprudenza che aveva ripreso dopo qualche anno passato a viaggiare, mi disse che aveva tre sorelle, delle quali però non ricordo i nomi e poi iniziammo a scambiarci i nostri pensieri e le nostre opinioni, anche su argomenti delicati che con qualcun'altro non credo avrei affrontato, insomma, mi trovavo veramente a mio agio.
I cinque minuti passarono in fretta, e quando arrivò il momento del cambio, lui gentilmente si avvicinò al signore che era arrivato e lo convinse ad andarsene. In qualche modo quel suo gesto spontaneo mi fece arrossire, quella sua premura e interesse nei miei confronti mi piaceva.
- Tu invece? Raccontami qualcosa della tua vita. - quella domanda mi spiazzó, avrei dovuto aspettarmela, ma non me la sentivo di raccontare la mia vita privata ad un estraneo.
- Non c'è nulla che possa raccontarti, però se vuoi, se ci rivediamo, puoi provare a scoprirlo. - dissi avanzando con il busto verso di lui per mostrargli il mio coinvolgimento, che lui ricambió avvicinandosi a sua volta.
- Guarda che me lo ricorderò. - ormai era come se ci fossero solo i nostri due volti, uno di fronte all'altro a pochi sospiri di distanza, tutto il resto non esisteva, nessun uomo, nessun locale, nessuna Miriam, solo noi due.

E giusto in quel momento arrivò lei, quasi come se si fosse sentita presa in causa; mi scosse perché non le rispondevo, quindi mi voltai quasi infastidita.
- Ehi, è ora di andare, altrimenti domani facciamo tardi. - era come se qualcuno mi avesse tirato in faccia un secchio di acqua gelata nel bel mezzo del sonno, interrompendo cosi il sogno in coro, e lei se ne accorse, e avevo paura anche che avesse capito il perché.

Con dispiacere mi alzai. Contemporaneamente si alzò anche lui e mi porse un fiore, preso da un vaso li vicino, che io accettai volentieri.
Era una rosa bianca. La mia preferita.
- Allora eccoti il mio numero, spero che mi richiamerai. - disse porgendomi un foglietto su cui aveva appena scritto il suo numero di telefono, che io presi prontamente; dentro di me stavo esplodendo dalla gioia... aspettavo solo di arrivare a casa per poter sfogare quella felicità.
Gli sorrisi, e dopo esserci salutati mi voltai avviandomi verso l'uscita, ma mi sentii prendere la mano e Lucas si avvicinò verso il mio orecchio.
Quel semplice tocco mi fece tremare le gambe, sentii una scossa partire dalla mano e attraversare tutto il corpo, una sensazione profonda che da tanto aspettavo di risentire.
- Sai, ci tengo a ricevere una tua chiamata, potrei impazzire se mi fai aspettare troppo. - sussurró con una voce sensuale trattenendo una risata di gioia che mi fece arrossire ancor di più; così mi voltai, gli diedi un bacio sulla guancia, e dopo avergli sorriso me ne andai con Miriam.

Arrivate a casa, scendemmo dalla macchina e salimmo le scale che portavano al portone, quando sentii una voce.
- Ehi, non ti sarai mica dimenticata di me? - mi girai, conoscevo bene quella voce.
- Buon San Valentino Bea. -

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