3. Rischiare Insieme

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Lucas si trovava davanti a me, nell'ufficio in cui lavoravo, davanti al mio capo.
Stavo cercando di elaborare la situazione. Mi sembrava una coincidenza così strana, e a meno che non fosse uno stalker, Lucas avrebbe avuto una probabilità su cento di trovarsi proprio in questo ufficio.
Un po' impacciata e imbarazzata mi avvicinai verso la scrivania posta al centro della stanza e mi rivolsi al mio capo cercando di riprendere contegno.
- Buongiorno Signore, sono venuta a chiederle spiegazioni, solitamente discutiamo un momento prima che lei mi assegni nuove cause. -
Il capo mi fece un sorriso, si appoggió con la schiena alla sedia e contemporaneamente congiunse le mani sopra al tavolo.
- Nessun errore Signorina, le sono state affidate senza una discussione precedente perché è stato deciso che da questo momento in poi lavorerà affianco al signor Lucas De Angelis, che le farà da assistente per imparare il mestiere sul campo.-

Oh
Mio
Dio

Non sapevo se essere contenta o imbarazzata. Un conto era ritrovarlo per caso o richiamarlo, cosa che non avevo fatto. Un altro era lavorare a stretto contatto per un tempo indeterminato.

Feci finta di non conoscerlo e gli porsi la mano.
-Piacere Beatrice Selmi.-
Lucas mi guardò dritto negli occhi per un istante che parve infinito, poi assunse un sorriso e ricambió la stretta.
-Piacere mio.-
Quello sguardo aveva qualcosa di strano, sembrava ferito. E poi quel sorriso, pareva finto, non aveva nulla a che fare con quello che avevo visto quella sera.
Uscii dall'ufficio e andai verso la mia scrivania seguita da Lucas.
Non mi sono voltata neanche per un istante, non sapevo come comportarmi.

Una volta seduti spiegai al mio nuovo assistente come lavoravo di solito io e i ritmi che avevo. Poi assieme iniziammo ad analizzare e studiare il caso.
A tratti lo guardavo, osservavo lui, le sue mani, la sua bocca. Ancora non aveva detto nulla, e non sapere il motivo di quel suo silenzio mi dava fastidio.
Ed ecco che inizia a parlare; pensavo volesse dirmi qualcosa riguardo noi due e la serata prima. Invece era per chiedermi cose riguardanti il lavoro. Forse era meglio. Non so il motivo ma sentivo di non voler affrontare un discorso che non centrasse con il lavoro. E così proseguì la mattinata.

All'ora della pausa pranzo feci per raccogliere giacca e borsa ed andarmene quando Lucas mi chiamò.
-Bea.-
Mi voltai di scatto.
-Dovresti chiamarmi per cognome, ti ricordo che noi non ci conosciamo; solitamente fanno così i colleghi. Oppure mi chiamano direttamente Beatrice, vedi tu.-
-Non importa come ti chiamo. Mi spieghi il perché di questa tua indifferenza? Ci conosciamo, e prima mi hai trattato come se fossi uno qualunque, con cui non hai mai parlato.-
Vedendo che non rispondevo ci riprova.
-Se non hai nulla da fare potremmo andare a mangiare qualcosa insieme, c'è un ristorante qui vicino buono, potremmo andare lì.-
-D'accordo.-
Non so perché quell'indifferenza nei suoi confronti, ma non ci vedevo nulla di male ad un pranzo innocuo.
Forse temevo che lui potesse farmi riprovare di nuovo qualcosa. Avrebbe potuto far risvegliare qualcosa in me; e questo mi spaventava.

Così, andammo nel ristorante a cui aveva accennato poco prima Lucas. Devo ammettere che di primo impatto mi piaceva quel posto; lo trovavo confortevole, quasi quanto la presenza di quel ragazzo sconosciuto. Non sapevo bene perché in ufficio mi ero comportata così con lui. Era vero, avevo fatto finta di nulla; ma trovarmelo lí, non so, mi aveva colto di sorpresa. Lui non si meritava freddezza; cercai così di rimediare.
-Allora, come ti sembra l'ufficio?-
-Mi piace, è un bell'ambiente. Ma non tanto quanto le persone che ci lavorano, in particolare una.-
-Davvero, e la conosco?-
Volevo vedere fin dove si spingeva.

Proseguimmo cosi del tempo chiacchierando come se fossimo stati amici da tempo, sembra fosse stato sempre al mio fianco. Aveva un effetto calmante su di me, tutto ciò che era all'esterno del nostro tavolo non aveva un senso. Tutto era concentrato su me e lui.
Finché non è arrivato quel momento.
-Senti, ti ho chiesto di venire a mangiare con me anche per un altro motivo. Volevo passare del tempo con te, si. Ma volevo anche parlarti seriamente.-
-Cosa vuoi dire? Non capisco.-
-Non mi hai più scritto nulla. È vero che è passato poco tempo, però l'altra sera ho sentito qualcosa. E quel qualcosa lo continuo a sentire anche ora, mentre tu sei qui, con me.-
-So che non ti ho più chiamato. E mi spiace, davvero. Solo che ero insicura. Non sapevo cosa sarebbe potuto succedere. E mi preoccupa.-
In quel momento mi prende la mano.
Lo sentivo sempre più vicino a me, come se quello spazio occupato dal tavolo non esistesse.
-Bea, non ci conosciamo, ma io sento di voler continuare, di rischiare. Anche se è solo la seconda volta che ci vediamo, mi trovo meglio con te che con amici che conosco da anni. E non so se è lo stesso che provi te, ma credo che ne valga la pena rischiare.-
Aveva ragione. Tutto ciò che aveva detto era vero.
-Si.-
-Si..?-
-Voglio rischiare.-
Così si alza e mi porge la mano.
-Allora andiamo.-
-Dove vuoi portarmi?-
-Per ora pensavo in ufficio.-
Ride un attimo, poi pare pensare a qualcosa.
-Però nulla ci vieta di andare da qualche parte più tardi, finito lavoro.-
Quel suo sorriso, non potevo resistergli.
Gli presi la mano, e subito mi sentii invasa da una sensazione di sicurezza.

Ero felice, ed in quel momento le paure non esistevano. Ed era questo l'importante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2017 ⏰

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