Seventh.

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POV di Lauren.

Mi precipitai fuori dallo studio, spingendo da parte Simon e le altre ragazze prima di correre per New York alla ricerca di un taxi. Era tutto confuso, ma non appena entrai nell'aeroporto seppi cosa volevo.

"Mi dispiace, ma devo andare a casa per un po'. Questa cosa delle Camren mi sta confondendo e non posso stare con le ragazze, adesso. Registrerò le mie canzoni a Miami, ma non riesco a vivere con le Fifth Harmony. Per favore, posso farlo?".

Camminai fino allo sportello proprio mentre Simon rispondeva, "Tesoro, fai tutto quello che hai bisogno di fare. Non avevo immaginato quanto avrebbe potuto essere duro per te, perciò mi scuso. Chiamerò qualcuno, giù a Miami, per darti una mano con le registrazioni, ma ho bisogno che tu torni tra una settimana."

Sospirai profondamente e mi passai le dita tra i capelli, controllando il prossimo volo verso casa. Ora, prima che voi mi chiediate, dov'è il tuo passaporto? Non hai portato dei vestiti!, ricordate la borsa che ho preparato prima di andare a correre?

Be', conteneva un diverso maglione, il mio caricatore, il mio portafogli ed il passaporto, e in più avevo tutti i vestiti a casa. Quindi, fottetevi, non credenti. Scusate se era duro.

Mi feci strada tra la moltitudine di persone e finalmente mi sedetti nella sala d'imbarco, tentando di capire cos'avrei detto alle ragazze. Inviai a tutte lo stesso messaggio prima di salire sul mio aereo, ed impostai subito il telefono in modalità aereo, in modo da non dover leggere le loro risposte. Il viaggio fu lungo e stancante, ma mi permise di pensare a tutto quello. Pensai a Camz ed a me, pensai soltanto a Camz, pensai perfino al giorno del nostro primo incontro.

Mi sedetti nella sala d'aspetto, temendo ansiosamente il momento in cui il mio nome sarebbe stato chiamato. Non ero davvero mai stata così nervosa in tutta la mia vita, e adesso l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che avrei fallito. Mi stavo torturando le mani e la mia respirazione stava accelerando, quando sentii quella voce. Il suo dolce timbro e il whistle senza sforzo mi fecero sentire debole, e corsi all'angolo del palco per poterla vedere. Era lì in piedi, nella sua maglietta blu di denim e in un paio di leggings grigi che la facevano sembrare più piccola di quanto fosse davvero. Mi appoggiai al muro, aspettando che uscisse per poterle parlare. 

Corse giù dal palco e non si accorse che io ero lì, perciò mi finì praticamente addosso. Scoppiai a ridere e la aiutai a rialzarsi in piedi, lanciandole un'occhiata formale. I suoi lunghi capelli le ricadevano sulle spalle, ed i suoi occhi erano accentuati dal poco trucco che indossava. Non potei fare a meno di fissarla per molto tempo; quindi distolsi lo sguardo e mi presentai. 

"Sono Lauren" le tesi la mano e lei la strinse gentilmente, sorridendo con dolcezza. 

Tornammo insieme al dietro le quinte, e lei mi disse il suo nome. "Sono Karla, ma ti prego di chiamarmi Camila."


Scesi dall'aereo e fermai un taxi, sperando che nessuno mi riconoscesse. Sapevo che le Fifth Harmony non erano esattamente allo stesso livello di Lana Del Rey o degli One Direction, ma, lentamente, stavamo diventando più famose e ricevevamo sempre più attenzione dai fan. Una volta salita sul taxi, diedi il mio indirizzo al guidatore, per poi tirare fuori il telefono e scrivere un messaggio alla mia mamma.

"Mamà, estoy en mi camino a casa."*

Posai il telefono quando arrivammo fuori casa mia, e ringraziai  il guidatore. Lo pagai e scesi, guardando l'abitazione che si stagliava di fronte a me. Era molto più piccola rispetto a quella di LA dove io e le ragazze, abitavamo, ma, per qualche motivo, mi sentivo molto più in pace lì. Sapevo che tornare qui era stata una buona decisione. Avevo bisogno di spazio. Ero consapevole del fatto che tutta la mia famiglia stava lavorando e non ci sarebbe stato nessuno a casa, quindi entrai e sfrecciai nella mia camera da letto. Una volta chiusa la porta, ebbi finalmente la possibilità di scoppiare in un pianto dirotto. Le lacrime cadevano sulla mia faccia come una cascata, e la mia respirazione stava diventano sempre più rarefatta e veloce. Tutto ciò che ero in grado di fare era piangere, ed urlare. Singhiozzai, e pregai che l'aria riempisse di nuovo i miei polmoni, ma la quantità del mio pianto lo rendeva impossibile. 

Faking It [Camren]: Traduzione Italiana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora