Eleventh

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POV di Lauren.


Scesi dal bus di corsa, lasciando le ragazze, che erano sveglie, totalmente confuse. Ignorai tutte le loro domande e me ne andai e basta. Non sapevo cosa stesse succedendo, ma avevo bisogno di schiarirmi la mente. Avrei potuto essere potenzialmente incinta, e quello mi terrorizzava. All'inizio pensai alla clinica d'aborto più vicina, ma poi iniziai ad immaginare di vedere la piccola creatura su un monitor per la prima volta. Immaginai di sentire il battito del suo cuore, oppure di scoprire il suo sesso. La mia mente ruotava, e, quando mi fermai, mi trovavo fuori il tour bus di Demi. 


Non appena bussai alla porta, fui avvolta in un caldo abbraccio, che mi trascinò dentro. Demi mi fece sedere con cautela sul divano prima di stringermi di nuovo. In lacrime, le spiegai la mia storia. Lei si sedette e non mi giudicò né mi chiese spiegazioni, si limitò soltanto ad ascoltare e a confortarmi. Quando finii, lei stava pensando con molta attenzione, ma mi strinse la mano.

"Tesoro, hai solo diciassette anni. È molto difficile restare incinta a quest'età, quindi non ti preoccupare" mormorò Demi. "Ma, se servirà a farri sentire meglio, posso procurarti un test di gravidanza".

Annuii e tossi fragorosamente: il mio intero corpo stava iniziando a dolere. Demi mi osservò, preoccupata, e mi portò una mano alla fronte "Tesoro, scotti. Sei sicura di stare bene?".

Scossi il capo e corsi verso il bagno, coprendomi la bocca con la mano. Mi pieni sul water e vomitai per circa venti minuti; dalla mia bocca uscivano bile, e, di tanto in tanto, del sangue. Gemetti rumorosamente, collassando sulla tazza, e mi avvolsi le braccia intorno, cullandomi. Demi entrò silenziosamente e mi sollevò, portandomi verso la camera da letto. Mi rimboccò le coperte e mi passò dei cuscini e delle medicine, affermand che mi avrebbero fatta sentire meglio  ma vietandomi di domandarle a cosa servissero. Quella regola mi fece ridere, ma realizzai ben presto che, nelle mie condizioni, era la cosa più stupida che potessi fare. 

Avevo lasciato tutti i miei averi sul bus,  ed il mio telefono era in carica, perciò non avevo assolutamente nulla da fare. Quella notte non feci altro che piangere. Piansi perché volevo Camila. Piansi perché agognavo mia madre. L'intenso dolore all'addome rendeva impossibile dormire, perciò, mentre il bus guidava attraverso la pioggia scrosciante, mi limitai a contare le gocce di pioggia che colpivano la mia finestra.

Lo straziante bisogno di farmi del male andava a intensificarsi sempre di più. Sapevo che, se l'avessi fatto, Demi mi avrebbe odiata... ma stava dormendo.  Forse neanche le interessava. Me l'aveva soltanto fatto credere e poi se ne era andata. Voleva soltanto acquistare la mia fiducia e poi distruggermi, in modo che nessun altro potesse farmi sentire meglio.  Mordendomi il labbro per evitare di urlare dal dolore, scesi dal letto, traballando. Trattenni il respiro ed entrai in bagno. Mi sedetti sulla tavoletta, pensando alla mia prossima mossa. Avrei dovuto o no tagliarmi sul bus di Demi? In ogni caso, non avrebbe cambiato le cose. Non importa quanto profondi sarebbero stati i tagli, avrei comunque continuato ad amare Camila. L'avrei comunque sognata ogni notte. Avrei comunque pensato a lei anche quando non stavo dormendo.  Non avrei smesso di amarla. Lei è la mia persona*, e, in quel momento, volevo soltanto che mi abbracciasse. So che sarebbe in grado di far sparire il dolore. È sempre capace di farlo.

Ma lei non ti ama, mormorarono al mio orecchio, e non ti amerà mai.

Sentire quelle voci fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi ero presa in giro per così tanto tempo. Lei non mi avrebbe mai amata, mai. Come avrebbe potuto? Ero la più grassa, la più rigida,  dono quella che tutti odiano, e, be', sono me. Come avrebbe potuto qualcuno amarmi?


[...]

Uscii dal bagno in punta di piedi e con un leggero sorriso sul volto. Ero felice, perché, finalmente, ero riuscita a liberare l'odio e la rabbia latenti. Mi sistemai i capelli disordinati con le dita, quando sentii qualcuno tossire da dietro di me. Mi girai lentamente e vidi Demi, che, le sopracciglia sollevate e le braccia incrociate, era appoggiata al muro. In altre parole, ero stata colta in flagrante. Aveva capito ciò che avevo fatto fino a quel momento, perché non era decisamente stupida. Mi invitò a seguirla nel retro del bus, dove erano disposte le camere da letto. Arrancai dietro di lei, mentre il mio corpo dolorante mi supplicava di stendermi. Demi lasciò la porta aperta per me, e, recalcitrante, andai a sdraiarmi sul suo letto. Le mie gambe cedettero per il benessere ed affondai la faccia nel materasso. Mi voltai e guardai Demi, aspettandomi che mi gridasse contro. Invece, mi tirò la coperta addosso e si stese dietro di me. Mi baciò la guancia in modo materno e sussurrò: "È l'ora della nanna, Lauren".

Chisi gli occhi e ci provai. Ci provai davvero, ma il mio corpo mi detestava. Non riuscivo a respirare dal naso, la gola mi bruciava, avevo una pungente emicrania ed ogni mio muscolo doleva.

Potevo sentire il sudore scivolarmi lungo il corpo, e sentivo gli organi interni freddi. Mi sentivo così vuota e morta, eppure viva e preda del dolore al tempo stesso. Le differenze tra la salute mentale e quella psichica sono divertenti. La prima può farti sentire gelida e fredda di emozioni, ma la seconda ti fa attraversare un oceano di dolore, per poi provocare il sollievo. 

Ha senso? Probabilmente no, ma sentivo la febbre altissima. Probabilmente, sono solo delusa. Questa potrebbe essere un'allucinazione. Oh, merda, sto farneticando di nuovo. Cazzo.

In ogni caso, mentre ero stesa lì iniziai a pensare a Camila. I miei occhi si chiusero, e, per la prima volta, mi sentii in pace. Sognarla era stata la parte migliore della giornata. Lei lo era. 

{sogno}

"Lolo" il suono angelico della voce di mia moglie risuonò nella nostra casa. Ero in cucina, intenta a preparare il pranzo, ma, ovviamente, corsi da lei non appena udii la sua voce. Lei aveva un qualche incantesimo su di me. Avrei lasciato perdere qualsiasi cosa per lei, era l'eccezione della mia vita.

"Sì, bellissima?" Risposi, entrando bella mostra camera da letto. Vidi la sua figura di fronte a me. La mia sposa era sul letto, con il nostro bambino di dodici mesi tra le braccia. 

Lei mi guardò e sorrise. "Sta dormendo".

Ridacchiai, uscendo dalla stanza. "Lo vedo, bellissima, e riesco a capire per quale motivo tu mi abbia chiamata: bon potevo non ricevere questa fondamentale notizia!".


Camila si alzò lentamente e piazzò Timothy nella sua culla, per poi dirigersi verso di me. 'Non ti assaggio da così tanto tempo".

Gemetti silenziosamente per la sua perversione, appoggiandole le mani sui fianchi e spingendola più forte verso di me. Le mie labbra si posarono sulla soffice pelle sotto i suoi lobi, per poi tracciare il percorso del suo collo.


//

*una citazione a Grey's Anatomy (grazie per la correzione). Fan della serie, fatemi sapere come dovrei tradurre (in originale era: "she is my person)!

Anyway, aggiorno oggi perché giovedì sono impegnata, ma non volevo saltare il capitolo.

(Non è vero, non ho un cazzo da fare, ma aggiorno oggi perché sì. Amatemi.)

Faking It [Camren]: Traduzione Italiana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora