Tredici giorni. Sono passati tredici giorni, da quella notte. Dall'ultima volta in cui Camila mi ha guardata. Tredici giorni, che avevo trascorso distruggendomi, perché lei non mi aveva parlato. Quelle due parole si erano realizzate. Si era svegliata e mi aveva lasciata. Mi aveva lasciata addormentata, e, quando mi ero svegliata, era come se nulla fosse accaduto. Ma sapete qual era la cosa peggiore?
Tutti pensano che io stia bene. Immagino di essere diventata così brava a mentire che anche Demi pensa che sia tutto a posto. Camila ed io interagiamo solo durante le interviste, oppure quando il nostro staff ci impone di pubblicare un Camren selfie, o, occasionalmente, sul palco. E il fatto è che lei lo controlla. Quando mi sorride, mi lascia di stucco, e, quando mi parla, il mio corpo si illumi, ma sembra che nulla sia accaduto.
Ma non era così. Avevamo fatto sesso, ed io le avevo detto la verità. E lei se ne era andata, e tutto era cambiato.
Sono stesa nella mia cuccetta, insensibile e sola. Le ragazze sono andate a cena fuori, e si sono "dimenticate" di propormi di unirmi a loro. Penso che mi odino, ma, probabilmente, mi sto soltanto allontanando da loro. O solo da lei. Hanno notato il mio cambiamento, ma credo che Camila abbia raccontato loro una bugia. Magari aveva affermato che io avevo dei problemi in famiglia e che avevo bisogno di spazio. O, forse, mi avevano proposto di unirmi, ma io non le avevo sentite. Lo faccio, qualche volta. Il mio corpo si estrania dalla situazione, sento una lama nella testa, e i pensieri si rincorrono selvaggiamente dentro di me.
Il ronzio del mio telefono mi fece sobbalzare, allontanandomi dalla mia mente oscura; afferrai il telefono e lo sbloccai, leggendo i messaggi.
"Diciassettesimo messaggio da Bieber... perché non rispondi?".
Justin. Lui mi piaceva. Sapeva che qualcosa non andava, ma io non gliel'avevo mai detto. Non aveva bisogno di essere trascinato nel mio disastro. Stava già affondando di suo. In ogni caso, mi supportava, quando ne sentivo la necessità, e mi aiutava sempre a scrivere nuova musica.
Per la prima volta da due giorni, risposi ad un messaggio. "Sei a LA?".
Mi rispose dopo pochi secondi, e fui felice che fosse mio amico. "Oh! È vivaaaaaaa! Sì, principessa, sono qui. Vuoi che venga a prenderti?".
Uscii dalla cuccetta e presi una felpa, in modo da coprire i tagli. Sussultai al contatto, ma, presto, il dolore svanì, e risposi a Justin. "Sì."
Non replicò, ma sapevo che ciò significava che era salito in macchina per andare a cercarmi. Era come il mio fratello maggiore, e sapevo che era preoccupato per me, ma non mi importava. Tutto ciò che volevo era allontanarmi il più possibile da Camila.
Mi avvolsi in un'enorme felpa, per poi afferrare la mia borsa e buttarla a tracolla; in quel momento, però, udii delle risatine familiari. Uscii dalla mia stanza, affrontando le quattro ragazze a cui, un tempo, ero così legata.
La faccia di Camila s'indurì, quando mi vide, ma tutto ciò che io scorgevo era la sua bellezza. Il modo in cui i suoi zigomi risultavano i suoi occhi. Il fatto che i suoi capelli fossero sempre perfettamente legati. Il suo sorriso, che sembrava essere un grado di guarire il mondo. Ma ciò che amavo di più di lei era il modo in cui si esprimeva. Quando si appassionava davvero a qualcosa, il suo linguaggio era così eloquente ed affascinante da farti entusiasmare. Non mi parlava più da quella notte. La notte in cui le avevo fatto gridare il mio nome.
"Tracciai di baci il percorso che mi condusse ai suoi pantaloni, sentendola ansimare leggermente. Attendevo questo momento da sempre. La spogliai e le divaricai le gambe. Accarezzai il suo clitoride, assaggiando il suo sapore, e Camila gemette rumorosamente il mio nome."
La mia mente ripensò a quella notte mente osservavo Camila ticchettare il piede per terra ed avvolgersi le braccia intorno ai fianchi.
Lei si diresse nella sua stanza, senza neanche tentare di incrociare il mio sguardo. Le ragazze alzarono le spalle, ma Dinah mi domandò: "Ehi, dove stai andando?".
La guardai e sollevai le braccia, assumendo un'espressione teatrale: "All'Isola che non c'è."
'Visto? Vi ho detto che ero diventata brava a recitare.'
Le ragazze scossero il capo, ridendo, per poi lasciarmi da sola ad aspettare Justin. Raggiunsi il retro del bus, in modo che le altre non potessero vedermi, ed estrassi uno spinello dalla borsa. Lo aspirai, affinché il fumo penetrasse nei miei polmoni, provocandomi un breve piacere. Lo fumai rapidamente, ignara che Camila mi stesse spiando, e, alla fine, lo gettai via, giusto prima che Justin arrivasse.
Lui mi salutò, suonando il clacson, cosa che mi fece sorridere leggermente. La puzza della droga mi aveva fatto capire la differenza tra la Lauren depressa e quella semplicemente triste. E, fidatevi, la seconda è molto più tollerabile. Mentre entravo in macchina, mi voltai, e la vidi alla finestra. I nostri occhi si allacciarono, ma lei si voltò, scuotendo il capo.
"Non l'ho mai fatto, prima" mormorò, mentre i suoi polpastrelli percorrevano la mia pelle, arrivando a strofinare il clitoride. Deglutii e scossi il capo, provando a dirle di non fermarsi, ma non riuscivo a parlare. I suoi occhi osservarono il punto su cui le sue dita erano posate, ed esalò un sensuale respiro. "Ma non voglio fermarmi."
I ricordi di quella notte mi si infiltrarono nella mente. Mi strofinai le tempie con le mani, per evitare che le memorie offuscassero l'eccitazione dovuta alla droga. Mentre metteva in moto, Justin mi fissò, preoccupato, ma non parlò. Sapeva che, se mi avesse posto quella domanda, io gli avrei urlato contro, per poi cadere in un silenzio ancora più opprimente.
La sua grande mano mi accarezzò il braccio mentre fermava la macchina nel parcheggio di uno studio. Sentii il click di una macchina fotografica, e sospirai, perché I paparazzi erano letteralmente ovunque. Educatamente, Justin mi aprì la portiera, guidandomi all'entrata dello studio.
Mi sedetti al piano, suonando qualche accordo, mentre lui, appoggiato all'uscio, mi fissava intensamente, come se avesse paura che potessi spezzarmi. Aveva ragione.
Mentre iniziavo a cantare, le lacrime mi bagnarono gli occhi, e fu allora che realizzai quanto quelle parole mi rappresentassero.
"Life is getting harder day by day
And I don't know what to do, what to say.
And my mind it's going weak every step I take,
It's uncontrollable. Now they think I'm fake, yeah
Cause I'm not alone, no, no, no
But I'm not alone, no, no, no
I'm not alone.
And I, I get on the train on my own
And my tired radio keeps playing tired songs
And I know there's not long to go
Oh, all I want to do is just go home
Yeah
Cause I'm not alone, no, no, no
But I'm not alone, no, no, no
I'm not alone.
People rip me for the clothes I wear
Every day just seems the same
They just swear
They just don't care."
Irrefrenabili, le lacrime avevano iniziato a rigarmi le gote, rendendo impossibile la respirazione e l'abilità di suonare lo strumento. Justin non poté far altro che abbracciarmi.
Mi strinse più forte di quanto avesse mai fatto, cullando dolcemente il mio corpo rotto.
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La canzone è Not Alone, di Mcfly.
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Faking It [Camren]: Traduzione Italiana.
FanficA Lauren e Camila viene detto di dover fingere di essere lesbiche. Per loro è piuttosto semplice perché sono migliori amiche, e le Camren sono già importanti per le Harmonizers. Ma cosa succederebbe se Lauren dovesse iniziare a sentire versi sentim...